CRONACHE DALLA POLTRONA Speciale Festival di Cannes “Il secondo atto” colto sul fatto: Boris+Pirandello lost in Tagliamento?

In questo evento ufficiale di apertura di Cannes 2024 il francesissimo (ma non parigino!) direttore Thierry Frémaux seguendo il suo stile vagamente pauperista e anticonformista (rispetto allo stile delle Cannes precedenti al suo insediamento) ha scelto (fuori concorso..) un film di quel poliedricone musicist-regist-autore che è Mr Oizo, ovvero (lui sì parigino, pariginissimo) Quentin Dupieux con questo strano ma sfizioso filmuccio (come tutti quelli di Oizo..) “Le Deuxième Acte” (Il Secondo Atto).

Come film di apertura diciamo che siamo partiti benino ma leggeri leggeri… E un po’ di ragioni le possiamo sicuramente ritrovare nella storia produttiva del film. Quentin Dupieux è al suo terzo film realizzato in un anno… e un po’ si vede. (questi tre film ancora non sono stati distribuiti in Italia, ma almeno per la Deuxiéme Acte/Il Secondo Atto forse lo avremo se non in sala, molto probabilmente dal divano di casa grazie a mamma Netflix)

Ovviamente a livello di scrittura-regia-produzione l’operazione per il tandem Dupieux/Netflix è un win-win: il film è anche un mirabile esempio di produzione furbissima e virtuosa. Fare un film è un’operazione decisamente complessa che richiede tempo e dedizione da parte di un vasto plateu di professioniste/i, maestranze, attori etc.. che hanno come culmine piramidale il faraone-regista che deve seguire tutto, ma proprio tutto… Immaginiamo quanto difficile possa essere fare tutto questo can-can tre volte nello stesso anno.

Solo un tipo arguto e con un curriculum anticonformista come quello del buon Quentin (Dupieux, non Tarantino…) può riuscire a concepire e a portare a casa, con i dindi di Netflix, questo lavorino produttivamente intelligentissimo e semplice ma gustosamente cesellato da una ricca e sfiziosa scrittura (dialoghi eccezionali) e con argute trovatine drammaturgiche. Et voilà, il terzo film 2023 è servito! (“je suis fatiguè” – Quentin ha detto che nel 2024 vuole un anno sabbatico…).

In effetti Le riprese del film si sono svolte dal 4 al 22 dicembre nel Périgord, Sud Ovest della Francia, in gran parte in un aeroporto privato convertito a ristorante agriturismo dagli scenografi nel corso di un mese. Il film è praticamente mono location (appunto un ristorante in mezzo al nulla) inframezzato da lunghi e brillanti dialoghi in “travelling” in mezzo a una brulla campagna autunnale. Vediamo gli attori fittamente dialoganti seguiti o preceduti dalla macchina da presa in lunghissimi (ma davvero lunghi) carrelli. (Spoiler: alla fine del film viene svelato l’arcano… vi è una luuuuuuunghissima inquadratura in piano-sequenza in cui la m.d.p. inquadra quasi sé stessa, ovvero si vede scorrere in una infinita immagine in movimento il luuuuuuuunghissimo binario simil ferroviario ove viene assiso il carrello con sopra la camera – comme c’est sublime! –. È forse questa immagine anche metaforica che ci vuole dire qualcosa? Mah..) Comunque immagino che per “mettere giù” (come si dice in gergo..) un binario così lungo, abbiano saccheggiato tutti i service del sud della Francia!

Veniamo al cast: grazie alla riccona madre/matrona Netfix che ci mette i dindi, il cast è semplicemente stellare, ci sono attori francesi molto popolari all’estero e anche in Italia: Léa Seydoux, Louis Garrel, Vincent Lindon, che – si vede! – si sono davvero divertiti a prendere parte a questo strano, sagace, sfizioso filmetto.

Un film decisamente “cinematografico” in senso lato e latente, un film di, da, per, con, su, tra, cinematografari cinefili e sedicenti tali che con la sua paracula simpatia potrebbe intrigare anche un pubblico generalista.

Ma di che parla? Seppur praticamente girato in mono location la storia è complessa e stratificata e possiamo dire che il film potrebbe vagamente essere una via di mezzo tra il nostro Boris (dai dai dai!) e i Sei personaggi di un Pirandello rastafari dopo un paio di chilum. Sembra che si parli della storia di Florence (Lea Seydiux) che è determinata a presentare l’uomo dei suoi sogni, David (Louis Garrel), a suo padre Guillaume (Vincent Lindon). Tuttavia, David si sente proprio soffocare dalle morbose attenzioni di Florence ed escogita un piano per scaricarla verso Willy, un amico comune. Non si sa perché (chiediamolo alla prod. 😉 ) ma si sono dati appuntamento in un posto che sembra un vetusto ma dignitoso agriturismo nel greto del Tagliamento, dove poi scopriamo (ce lo dicono gli attori stessi guardando in macchina, abbattendo con ammiccamenti da avanspettacolo la “quarta parete”) che tutti loro sono degli attori impegnati nelle riprese di un film scritto diretto e prodotto da una Intelligenza Artificiale.

– Al mio segnale via con le riflessioni sul metacinema e sulla pervasività e futuro delle applicazioni di AI in campo creativo e artistico! –

Ovviamente qui il tutto è trattato in maniera superficiale e quasi farsesca senza approfondirne gli aspetti pratici.

Una riflessione di certo mi viene da fare e che, per assurdo, se i mestieri più “tecnici” vengono assorbiti da una AI, lo spazio che rimane più “umano” è proprio quello degli attori, mattoni insostituibili, fin dalla notte dei tempi, antica Grecia compresa, della narrazione di storie.

Dai dai dai….!!! (cit. Renè Ferretti – Boris)

Dal nostro inviato a Cannes Pasqualino Suppa




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