Alta Volatilità dopo l’attacco russo ; Borse, commodities e tassi sull’ottovolante

MERCATO AZIONARIO

 

  • La settimana appena terminata ha confermato ancora che il 2022 è di tutt’altra pasta rispetto all’anno precedente. Se il superamento dell’emergenza pandemica pareva potesse rappresentare un passo verso una maggiore normalità, dall’altro lato sono cresciute le preoccupazioni per l’impatto dell’inflazione sulla crescita globale, soprattutto per le implicazioni legate alle azioni delle banche centrali. Un tema, comunque, ‘classico’ nel mondo della finanza, ora però pesantemente condizionato da un evento esogeno come la geopolitica internazionale dopo l’invasione dell’Ucraina da parte delle forze armate russe. Dopo settimane di notizie, trattative diplomatiche e dichiarazioni, la macchina da guerra di Putin si è messa in moto, seguendo uno schema già pronto e che ha atteso solo la fine delle Olimpiadi invernali (o la ricorrenza del Festa dei Veterani) per essere attuato. Uno schema, in realtà, figlio di un piano più generale con obiettivi strategici/economici delineato da diversi anni.
  • Le dinamiche della guerra ad est dell’Europa hanno avuto ovviamente un eco mondiale, per gli scenari di totale imprevedibilità che un conflitto armato può portare. Il mondo finanziario già dalla scorsa settimana aveva prezzato nelle quotazioni il precipitare degli eventi, con gli indici indeboliti proprio sul finire dell’ottava. Lo shock in apertura di mercoledì 24 è stato comunque ampio, con un sell on news che ha visto molti indici europei perdere tra il -4% / -5% in maniera abbastanza generalizzata. Wall Street, partita in profondo rosso (minimo per l’S&P 500 a 4.114 e per il Nasdaq 100 a 13.085), ha poi compiuto uno spettacolare reversal, chiudendo la giornata in netto positivo. Ricoperture e acquisti speculativi sul picco del pessimismo (Vix a 38) certamente hanno aiutato gli indici USA a riconquistare quei livelli già delineati che risultano chiave per evitare un ampliamento delle discese da inizio anno. L’area dei minimi di settembre 2021 e gennaio 2022 (4.300 punti, salvata sul close weekly) resta da monitorare per l’S&P 500, che vede un trend da verificare, al netto di rimbalzi temporanei. Al pari dell’altro indice USA, il Nasdaq 100, penalizzato in termini settoriali nelle ultime settimane e che nei minimi d’ottava ha sfiorato il -20% dai massimi. Gli indici USA riescono a chiudere l’ottava con addirittura in guadagno (S&P 500 +0,8%, Nasdaq+   1,3%), con i listini che intravvedono, in un qualche modo, una rapida fine delle ostilità senza escalation. In generale, comunque, le borse prezzano l’incertezza in modo istantaneo ma superata la fase di breve, tornano a ragionare su elementi di medio termine, come gli utili, la crescita, le banche centrali e i tassi di interesse, cercando di scrollarsi la paura di dosso.
  • Tra le altre borse, più importanti i segni meno per l’Europa, più coinvolta nel conflitto ad est e che ha pagato questa volta per la propria composizione settoriale. Se nelle scorse settimane, infatti, le dinamiche sui tassi sono state una zavorra per i tech, i risvolti bellici stavolta hanno impattato sui settori più ciclici (industriali, auto) e sui finanziari. Discese, quindi, soprattutto per Dax e FTSE Mib, mentre Londra si è confermata come borsa leader. Tra gli altri listini: pesante il passivo dei paesi emergenti (-4,8% vs -0,1% del MSCI World), tra i quali spicca il tracollo dell’indice russo (-33% nel saldo settimanale ma dopo aver toccato anche livelli ben più bassi). Tra i tematici, i segni verdi si sono visti nel Clean Energy e in settori legati ai tech e al biotech.

 

MERCATO DELLE MATERIE PRIME

 

  • Settimana movimentata per tutto il comparto delle commodities: il basket generale sale dello 0,7%, frutto soprattutto dei guadagni del segmento energy. WTI e Brent hanno sfiorato entrambi quota 100, anche se poi in realtà i close sono stati ben al di sotto, soprattutto per la varietà US. In moderata salita i metalli industriali mentre l’oro prima ha compiuto una completa inversione a “U”: prima fino a quota 2.000 $, per poi chiudere sotto 1.900 $, sulla scia di una maggiore distensione di mercato.

 

MERCATO OBBLIGAZIONARIO

 

  • Neppure l’ambito obbligazionario poteva rimanere immune dalla volatilità dei mercati e vista in maniera evidente su tutte le asset class di investimento. L’indice Move (che misura la volatilità implicita delle opzioni sui titoli di stato americani è salito fino a quota 100, attestandosi su nuovi massimi di periodo e in una costruzione rialzista che conferma che anche l’ambito del reddito fisso non è un ambiente facile nel 2022. Questa conclusione è ancora più palese se si va ad osservare il comportamento del segmento dei governativi in una settimana densa di volatilità per l’azionario. Rimarrà deluso infatti chi pensava di vedere un ampio movimento al ribasso dei tassi negli USA, dove il decennale è addirittura salito di qualche basis point rispetto alla chiusura dello scorso venerdì. Un po’ a conferma di quello scritto in precedenza: i mercati nel breve scontano l’emotività e la paura (o l’entusiasmo) e prezzano, quindi, in primis l’incertezza, per poi riprendere a ragionare nel punto in cui erano. Una serie di valutazioni che sono in gran parte dirette a esaminare gli scenari di politica monetaria, con l’avvicinarsi di marzo, mese in cui la Federal Reserve sembra voler chiudere la fase dei tassi a quasi-zero post Covid.
  • La Fed, nel meeting del 15/16 marzo si troverà di fronte diverse opzioni di intervento, in uno scenario che resta complesso. Da un lato, la necessità di contrastare gli eccessi che i valori inflattivi hanno assunto nei prossimi mesi e che hanno ben superato i livelli di guardia posti dalla stessa Fed. Anche perché una certa persistenza alla lunga ha conseguenze nella crescita economica e negli utili aziendali, oltre che riflessi negativi per chi ha responsabilità di natura politica (in un anno elettorale) per la perdita di potere d’acquisto. Nel campo dei sostenitori di una Fed aggressiva fin da subito sulla politica monetaria, oltre a James Bullard, presidente della Federal Reserve di St. Louis, anche Christopher Waller, membro del consiglio dei governatori, il quale si è detto favorevole ad un intervento di +50 basis point a marzo e ad un target di +100 basis point entro metà anno. Altri governatori (ed è la tesi prevalente, 73%), invece, si posizionano in maniera più neutrale, attendendo altri dati per giungere ad una più completa valutazione Dall’altro lato, però, la Fed si confronta con una situazione economica da maneggiare con cura, anche per le possibili conseguenze del conflitto tra Russia e Ucraina.
  • Sui mercati, il tasso decennale americano ha prima virato al ribasso (fino a quota 1,85%) come reazione in termini di ‘fly to quality’: i governativi americani come tipicamente accade sono un   safe asset in tempi di alta volatilità. Successivamente, ed in linea con il recupero dell’equity, i tassi hanno ripreso a salire, confermando la struttura rialzista presente: il decennale è tornato     appena sotto area 2%, non distante dai massimi. Il risultato è un segno meno sui governativi americani come saldo settimanale, al pari della zona Euro. Anche in Europa i governativi hanno   visto una flessione dei valori per poi chiudere vicini ai massimi d’ottava: il Bund si è riportato infatti sopra quota 0,20%. Il BTP invece dopo aver sfiorato il 2% ha chiuso su livelli inferiori       (1,84%). La nuova discesa nei tassi reali ha dato un boost al segmento inflation linked, sia negli strumenti legati ai titoli di stato che per quelli che replicano le aspettative di inflazione. Segni   meno invece sia per il corporate investment grade che per quello high yield, penalizzati soprattutto dall’aumento del rischio percepito sui mercati (allargamento degli spre

 

MERCATO DELLE VALUTE E CRYPTOS

 

  • In ambito forex, il cambio Euro-Dollaro USA ha prima visto un rafforzamento del biglietto verde, con il cross in discesa fino ai minimi di periodo in area 1,11. Quotazioni in recupero sul finale di settimana, assieme ai recuperi dell’azionario, alla risalita dei tassi di interesse e alla discesa dell’oro. In discesa il Rublo (-7%) e sull’ottovolante anche le cripto: il Bitcoin scivola fino a quota 34.000 per poi recuperare (close settimanale a -2,5% a 39.300).

 

Dott. Alessandro Pazzaglia, Consulente Finanziario Indipendente, iscritto all’Albo delibera. 1081 del 18/04/2019. Info mail [email protected]




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