Borse deboli prima delle Banche Centrali; scendono listini e materie prime, di nuovo su i tassi

MERCATO AZIONARIO

Settimana debole e di attesa quella vissuta dai mercati finanziari, con gli operatori che cominciano a sentire quanto in arrivo nella prossima settimana, quando sia la Fed sia la BCE terranno i loro meeting periodici. Un evento che potrebbe fungere da catalizzatore di movimenti in ottica intermarket e quindi tanto sui mercati azionari che su quelli obbligazionari, senza dimenticare cross valutari e materie prime. Gli ultimi due mesi hanno mostrato una fase di maggiore distensione: il calare dei rendimenti ha permesso il miglioramento delle performance per i listini azionari mentre per i bond è arrivato un recupero dopo i pesanti rovesci della prima parte dell’anno. Per entrambe le asset class un recupero quindi importante sebbene le prospettive non sia identiche: per l’obbligazionario le opzioni per cambiare di segno dopo un 2022 nefasto sono maggiori: in caso di picco sui tassi (sia con economia stabile che debole), i bond (almeno quelli governativi e di alta qualità) sembrano avere più risultati a disposizione nella partita. Lo scenario perdente sarebbe quello di una inflazione ancora difficile da sradicare, tanto da portare le banche centrali ad andare oltre a determinati livelli. Per le azioni il discorso è un po’ diverso: svantaggiate, ovviamente, da un percorso di rialzo tassi non terminato (o di tassi che non scendono), prestano il fianco anche all’aspetto legato agli utili aziendali, nel breve stabili (grazie al settore energy) ma anche in termini di stime. Motivo per cui dicembre appare un crocevia da cui poi si prenderà direzione dai primi mesi del prossimo anno. Va inoltre annotato come esiste un effetto di erosione in corso che lavora quasi in background: l’inflazione ‘mangia’ i risparmi dei consumatori e i margini aziendali, più a lungo essa persiste più il danno diventa rilevante. Tanti anni di liquidità iniettata fungono ancora da ammortizzatore, per questo è importante capire le prospettive a medio termine del fenomeno inflattivo. Quanto visto sui prezzi alla produzione USA lo dimostra.

Martedì prossimo toccherà ai prezzi al consumo ed è significativa l’attesa per capire se il trend di discesa dell’inflazione è da considerarsi avviato o se prevarrà la sensazione di una ‘sticky inflation’ come diversi opinionisti evidenziano.

MERCATO OBBLIGAZIONARIO

I bond hanno provato a mantenere la serie positiva che ha contraddistinto il loro corso, tentando di limare ancora qualcosina su delle variazioni che comunque, da inizio dell’anno, rimangono ancora piuttosto negative. Prima dei dati macro USA di venerdì, i cali dei rendimenti erano sensibili sui governativi della zona Euro, meno negli USA. Sul finire di settimana però, poi, le performanti sono girate in negativo. Il bottino, comunque, degli ultimi mesi è importante: il decennale americano, dopo aver toccato un massimo del 4,35% lo scorso ottobre, ha poi ritracciato con forza, tornando a testare area 3,50%, ossia il precedente massimo di giugno.

Il  mercato si aspetta  una Fed meno aggressiva e  si ‘accontenterebbe’ di un 5% come top nella politica monetaria, dall’altro gli elementi macro che il mercato immagina potranno concretizzarsi nel 2023 con un rallentamento economico in avvicinamento. Un primo banco di prova ci sarà questa settimana (13 dicembre): per il dato sull’inflazione americana le attese sono di un 7,3%, in discesa significativa quindi rispetto al 7,7% di ottobre. Nella settimana conclusa l’antipasto rappresentato dai prezzi alla produzione ha lasciato invece un po’ di delusione: i prezzi sono aumentati più del previsto (+0,3% sul mese e +7,4% nell’anno).

Sulla base di questi numeri e di quelli del mercato del lavoro (che rimane abbastanza forte per il momento), la Federal Reserve si riunirà il 13-14 dicembre, per comunicare ai mercati la propria decisione sui tassi e per dare le proiezioni economiche per il futuro.

MATERIE PRIMA

Debole (-2%) il paniere di materie prime, con la conferma di un andamento ormai volatile da diverse settimane: il basket ha sostanzialmente tenuto nel breve grazie all’azione compensativa di alcune componenti, come commodities industriali e oro, che hanno controbilanciato le forti discese di quelle energetiche. Il petrolio ha toccato infatti nuovi minimi in settimana, tornando in area 71$, con un -11% settimanale, mentre il gas è riuscito a stoppare la discesa. Stabile l’oro a quota 1.800, mentre guadagna ancora l’argento. Bene anche zinco e nickel.

MERCATO DELLE VALUTE

Per quanto riguarda invece l’ambito valutario, il cross EUR-USD ha chiaramente mostrato un atteggiamento di attesa verso i meeting delle banche centrali, con l’andamento bloccato nell’intorno di quota 1,05. Il tono resta crescente sul breve ma il newsflow in arrivo settimana prossima sarà certamente importante per la prossima direzionalità. In ambito cripto, leggero segno più per il Bitcoin che torna sopra quota 17.000, debole invece Ethereum.

 

Dott. Alessandro Pazzaglia

www.pazzagliapartners.it




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