Continua la fase di recupero; Borse e bond positivi, debole il petrolio

MERCATO AZIONARIO

A livello intermarket le dinamiche viste nelle ultime settimane si sono sostanzialmente confermate in quella che è stata una settimana abbastanza piatta a causa delle festività negli Stati Uniti. La fase positiva continua ad essere una caratteristica di questo autunno, con i listini che riducono le fluttuazioni aspetto favorevole per un proseguo degli allunghi degli stessi.

Ovvio quindi che si stia per entrare nelle prossime settimane in uno snodo particolarmente importante: le asset class puntano, come tendenza, a sovvertire la negatività del 2022 e che le ha viste accumunate dai segni meno: l’azionario con un nuovo rimbalzo (dai minimi di ottobre) e l’obbligazionario con un calo (anche marcato) dei rendimenti. I comportamenti finanziari degli investitori sono chiaramente legati a doppio filo al quadro macroeconomico e di politica monetaria: le tematiche dell’inflazione e degli atteggiamenti della Fed soprattutto, oltre alle previsioni di quelle che saranno le dinamiche economiche che ne derivano, dominano l’attuale dibattito di mercato.

L’attuale momento appare precedere quindi un vero e proprio crocevia dove probabilmente molti nodi verranno al pettine, definendo cosa ci si può aspettare dal 2023, il quale si candida ad essere una possibile propagazione, in termini di tematiche protagoniste, di quanto visto quest’anno.

Le borse terminano la settimana quindi come detto sopra con un buon progresso per l’azionario globale (MSCI World +1,7%): la settimana precedente era stato un modo per consolidare i precedenti risultati positivi e nelle ultime sedute la ‘promessa’ di una tendenza tonica permane per la gran parte delle borse internazionali.

C’è da chiedersi cosa allora sia cambiato rispetto alla situazione dei mercati di metà settembre?

Da quel momento alcune cose sono cambiate: l’inflazione si sta moderando (sia sul fronte consumi sia su quello della produzione) e la Fed, anche attraverso le minute dell’ultimo meeting ragiona su un rallentamento dei rialzi. Al contempo, però, lato macro si sono aggiunte delle perplessità sulla tenuta generale dell’economia USA (almeno su alcuni indicatori) così come sugli utili aziendali, dove il trend di crescita si è praticamente arrestato. Il mercato sta, a tutti gli effetti, pensando (e sperando) molto sul fronte di una Fed meno belligerante, rimandando a valutare economia e utili tra qualche mese, dati alla mano. Nel frattempo, la distensione che si vede sul fronte tassi il recupero delle quotazioni.

Dal punto di vista tecnico gli indici europei sono stati capaci di portare avanti una decisa sovra performance rispetto a Wall Street: merito di una composizione settoriale che resta ancora premiante. Male invece la Cina (-2,5%) zavorrata dalla politica Covid-Zero.

MERCATO OBBLIGAZIONARIO

Anche il mercato obbligazionario si mantiene ancora positivo e questa sequenza di settimane è improntata ad una tonicità che si ripropone per la seconda volta nel 2022: la prima era stato l’inframezzo di pausa tra luglio e agosto, prima dei cannoneggiamenti sui tassi di Powell e delle delusioni sul fronte inflazione. Il rebound dai minimi di ottobre si fa quindi più corposo, da un lato allevia i segni meno da inizio anno, dall’altro sollecita gli appetiti per un 2023 di segno diverso: l’asset class che dovrebbe dare stabilità al portafoglio, in realtà quest’anno ha contribuito anch’essa (forse anche più dell’azionario) alle performance negative delle allocazioni multi-asset. Ecco perché nelle ultime settimane si osserva con molta attenzione i segnali che stanno arrivando sul mercato dei bond, tenendo presente che occorre guardare con un occhio a cosa fa la Federal Reserve nel breve termine e con l’altro a quello che il mercato prezza per le prospettive economiche di medio lungo termine.

Le minute relative all’ultimo meeting della Fed (inizio novembre) hanno evidenziato come la maggioranza dei governatori ora sia orientata a continuare le strette monetaria ma con un ritmo più lento. Il 2023 viene visto come un anno di minor crescita economica (con possibilità concrete di recessione) ma anche con un’inflazione in calo ma strutturalmente più alta rispetto agli obiettivi della Fed stessa.  Di fatto a marzo 2023 si concluderebbe la fase restrittiva della Fed, un anno dopo il suo inizio e si avvierebbe quel momento di pausa che la Fed vorrebbe osservare per attestare la definitiva vittoria sull’inflazione.

Appare chiaro che l’aleatorietà di queste tempistiche è molto ampia: il mercato vede un’inflazione scendere molto velocemente (anche a causa del calo dell’attività economica) mentre la Fed appare più prudente nella sua posizione.

MERCATO DELLE MATERIE PRIME

Le materie prime hanno tentato qualche recupero dopo la debacle della scorsa ottava, con un tono mediamente debole ma che lascia ancora parecchio incerto il trend di breve che, tra alti e bassi, dà poche indicazioni prospettiche. Il petrolio (-4,8%) è tornato sulla parte bassa del trading range degli ultimi mesi, lambendo i livelli in area 76-77. Le dinamiche incerte del greggio si confrontano con un gas arrembante (+11%) mentre il resto delle commodities ha visto andamenti contrastati (deboli gli industriali) o piatti (come l’oro).

MERCATO DELLE VALUTE

In tema valutario, l’Euro manifesta ancora velleità rialziste (close a 1,04) ma la valuta europea è risultata in realtà debole verso le altre valute. Cripto con il segno meno ma sopra i minimi.

Dott. Alessandro Pazzaglia www.pazzagliapartners.it




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