CRONACHE DALLA POLTRONA Speciale Berlino 74 “SPACEMAN”. Ci si vede alla nebulosa dopo Mercurio in fondo a destra

Visto in anteprima mondiale a Berlino in sala al Berlinale Palast nella sezione Special Gala della Berlinale 2024, “Spaceman” è una mega produzione Netflix che sarà disponibile in streaming in Italia dal 1 marzo 2024.
(Attenzione: da qui in poi spoilerini!)

“Ho bevuto e ho visto il ragno”, proprio questi versi che fanno da titolo all’omonima raccolta di poesie del grande Vittorio Sermonti (“Ho bevuto e ho visto il ragno. Cento pezzi facili” ed. Il Saggiatore 1999) pare facciano proprio al caso nostro per descrivere la trama di questo film.

“Spaceman” è Adam Sandler nuovamente in un ruolo drammaticone, e interpreta Jakub, un astronauta cecoslovacco, anzi un cosmonauta, per usare una parola più affine alle lingue dell’est, che dopo oltre sei mesi di navigazione solitaria si sente un po’ strano e comincia ad andare fuori di testa e ad accusare il colpo come un Major Tom qualunque (David Bowie scansati!).

Sua moglie Lenka, una Carey Mulligan incinta in una piattina e cupa versione di “mater dolorosissima”, ha deciso (non si capisce perché) che lo vuole lasciare e partorire il figlio da sola e gli manda un pizzino sotto forma di videomessaggio interstellare ove gli comunica l’intento. Tale messaggio viene però intercettato da Isabella Rossellini nella versione (riuscita!) della umanissima e autorevole e un po’ paracula Presidenta dell’Ente Spaziale Europeo (Ursula von der Leyen scansati!) in quanto tale mortifero messaggio viene ritenuto molto pericoloso per il già precario equilibrio mentale del nostro sbattutissimo Jakub.

Egli è in missione fin oltre Mercurio all’inseguimento di una specie di nebulosa/aurora boreale purpurea di grande interesse scientifico e da queste distanze ultra siderali dipana il suo personale psicodrammone matrimonial/esistenziale che è poi la gran parte del film.

Jakub è molto molto turbato e si aggira con gli occhioni impauriti tra gli ambienti a gravità zero retro-tech anni 90/2000 di questa astronave analogica piena di tasti e tastiere, cavi, cinghie, lucine e con pochi schermi dei quali nessuno touchscreen. Vediamo Sandler che scivola (e galleggia) sempre più nei meandri della depressione e del turbamento e lo vediamo fare intenso uso di confort food (una sorta di vasettone di nutella) di gin bevuto con una specie di biberon e di… gocce di ansiolitici che vengono “spremute” dalla bottiglietta e fatte vagare per l’atmosfera zero prima di essere ingollate.

Dicevamo: ho bevuto e ho visto… il Ragno.

A un certo punto le paure e le tensioni del nostro umanissimo comandante Jakub si palesano e si materializzano in un enorme e pelosissimo ragno scuro parlante con il suo set completo di zampe e di occhi che divide con lui lo spazio della cabina della nave. È una allucinazione? È una forma di vita aliena? Non si sa.

Hanuš, questo è il nome che Jakub dà al ragno, diventa all’istante il suo analista e la sua guida spirituale. A tratti l’aracnide gigante ci sembra schifoso e minaccioso e in altri momenti ci sembra tenerone e con i begli occhioni (8).
Altro che fortezza dello Spielberg (che tralaltro era in Moravia attuale Repubblica Ceca…) dove il nostro Silvio Pellico solingo e prigioniero addestrò appunto un ragno per passare il tempo. Hanuš l’aracnide addestra lui Jakub e ci fa capire che le vere prigioni sono dentro di noi ed è dentro di noi che dobbiamo trovare la forza di rialzarci. (Silvio Pellico sei un pappamolla!)

Ovviamente per trovare questa forza il nostro Jakub dovrà passare tra le Forche Caudine delle sue paure irrisolte, dei suoi rimpianti, del suo passato familiare doloroso e rielaborare il tutto. (Solaris e Andrej Tarkovskij chi vi conosce!)

Alla fine l’astronave arriva nella nebulosa purpurea giusto in fondo a destra dietro Mercurio e al contempo pare che per Jakub anche le cose con la puerpera moglie Lenka si stiano (non si sa come) aggiustando: la crisi sembra alle spalle e al nostro cosmonauta innamorato il naufragar gli è dolce in questo violaceo spazio cosmico (Leopardi vattene!)

Et voilà: il lieto fine d’ordinanza e di stretta osservanza hollywoodiana dopo poco meno di due ore di primi piani e di patemi d’anima in salsa spaziale è assicurato. E devo dire che un po’ si piange al momento giusto con una sceneggiatura piuttosto classica in tre atti. Questo è un filmone dove di sicuro si percepisce una cura maniacale dei dettagli, ma che ha forse la regia del videoclipparo e cantante svedese Johan Renck (Chernobyl, Breaking Bad) risulta piuttosto slegata e ellittica e che affida e confida al solo Sandler l’impossibile compito di tenere assieme questo bazaar di tarocchi spaziali manco fosse un bancarellaro al mercato di Porta Portese un sabato mattina di metà febbraio.

Non farei apposta l’abbonamento a Netflix solo per questo film ma se lo hai già, “Spaceman” te lo puoi tranquillamente godere anche sul touchscreen del tuo telefonino, tanto si vede sempre il faccione simpatico ma affaticato e contrito del tesorone Jakub e quella pluriocchiuta del pelosetto Hanuš e forse ti piacerà quasi più così che al cine.
(Vittorio Sermonti perdonaci!)

Pasqualino Suppa




Condividi