Fed ancora decisa sui tassi, dati macro ok! Le Borse risalgono assieme al SuperDollaro

MERCATO AZIONARIO

Con fatica le borse cercano di risollevare gli andamenti dei primi 6 mesi dell’anno, un semestre dove ben pochi listini hanno saputo contrastare la tendenza negativa del 2022: 6 mesi di rosso che hanno portato un indice globale come l’MSCI World a declinare di circa il 20%, flirtando non poco con la definizione accademica di ‘mercato orso’. Il ribasso è stato particolarmente intenso anche nell’ultimo mese di giugno che ha accumunato tutti i principali listini internazionali: S&P 500, Nasdaq e Eurostoxx 50 hanno infatti lasciato sul terreno tra l’8% ed il 9%: il tradizionale ‘abbellimento’ di fine trimestre quest’anno non è stato particolarmente efficace. Come è stato riportato dal Sole 24 Ore 8 Luglio le borse stanno facendo delle vere e proprie prove di rimbalzo con un cambio di focus da parte degli investitori istituzionali “dall’inflazione” alla “recessione”. Il 13 Luglio sarà reso pubblico il nuovo dato sul costo della vita negli USA; gli operatori stanno iniziando a scontare con maggiore probabilità l’ipotesi che sia stato aggiunto un picco e che il vero nemico da affrontare in futuro non sia l’inflazione bensì la recessione. Ricordiamo che si entra in recessione con almeno due trimestri consecutivi negativi, e se guardiamo all’America, nel 2022 il primo trimestre ha già chiuso con un meno 1,6%.

Recessione vuol dire che le Banche centrali sono molto più restie ad alzare i tassi in modo repentino per poi tagliarli in un secondo momento quando l’inflazione è stata domata. La Fed ha fatto sapere di essere pronta a sacrificare un po’ di crescita per far fuori l’eccesso inflazionistico, ma gli investitori da come sono andati i mercati azionari in settimana, scommettono invece in un allentamento di questo processo già a fine 2023, una volta che la Fed stessa abbia creato una riserva di liquidità da utilizzare in caso di emergenza. Da segnare in settimana anche l’annuncio dell’amministrazione Biden di un taglio unilaterale ai dazi sulle importazioni cinesi, applicate sotto la presidenza Trump come politica anti-inflazionistica.

L’S&P 500 nell’ottava appena conclusa ha dato segnali incoraggianti, se non altro per il breve termine: l’arrotondamento in area 3.650 può consentire di riavvicinare area 4.000 e forse anche qualcosa in più (d’altro canto appena ad inizio giugno si era in area 4.200). Un compito realizzabile che poi lascerà il testimone a test più impegnativi: l’osservazione delle medie mobili in avvicinamento e che fanno da resistenza fa il paio con quanto sopra esposto, ossia il confronto con dati fondamentali e macro. L’ottava si chiude quindi con un   +2% per l’S&P 500, un +4,7% per il Nasdaq, da segnalare il buon rimbalzo dell’indice tecnologico, più penalizzato ad aprile dallo scenario di forte inflazione e rialzo dei tassi. Infine con le borse europee in ordine più sparso (FTESE 100 e DAX meno tonici). Lo stop alla salita dei tassi ha permesso bei recuperi per i tecnologici e i ciclici, con l’Energy che si è preso una pausa nell’uptrend. La volatilità, mimando il movimento di maggio, da quota 35 è scesa di nuovo ad area 25, che fa da primo spartiacque per pensare a ulteriori miglioramenti del quadro tecnico delle borse.

MATERIE PRIME

Ancora volatili le materie prime, con il basket generale che scende del 1%, in particolare per le flessioni delle componenti energia (-2,4%) metalli preziosi (-3,1%) I ripiegamenti in settimana, su timori recessivi, hanno toccato minimi importanti (petrolio area 95/96 ma anche sul rame si è vista quota 7.300 $) per poi rimbalzare. Molto debole anche l’oro (1.740 $), penalizzato dal super Dollaro USA e dall’aumento dei tassi reali.

MERCATO OBBLIGAZIONARIO

Dopo i segni più della scorsa settimana, il reddito fisso è tornato a manifestare qualche accenno di debolezza ma resta valida la considerazione della scorsa ottava, in cui era parso evidente che in ambito bond qualcosa sta cambiando, almeno nella magnitudine e persistenza del trend negativo. I tassi, infatti, o sono scesi molto, come in Germania, con il Bund tedesco che di volata è sceso dal 2%all’1,20%, anche in ambito americano i rendimenti dei titoli di Stato sembrano stabilizzarsi intorno al  3% . Il differenziale di rendimento tra Bund tedesco e Treasury Americano incrociato con il dollar index ci sta ad indicare che la Banca Centrale Europea forse non sarà in grado di alzare i tassi quanto la Fed che quindi anche l’Europa vedrà nei prossimi trimestri delle crescite negative di Pil. Il valore dell’euro rispetto al dollaro in picco da inizio 2022, indica che la recessione avrà intensità diverse tra Europa e Stati Uniti. Il mercato vede quindi una recessione più rapida e intensa nel vecchio continente.

In settimana ecco i numeri del mercato obbligazionario : Il Treasury 10Y si attesta appena sopra alla calamita 3% (in leggero rialzo) con il 2 anni allo stesso livello, il Bund, dopo la caduta si attesta all’1,35% ed il due anni allo 0,50%: tutti valori in aumento settimanale ma inferiori ai massimi di qualche settimana fa. Se l’aumento dei tassi a medio lungo ha penalizzato il corporate USA (gli spread di credito rimangono elevati), il miglior sentiment sull’equity ha contagiato anche l’High Yield, avaro di soddisfazioni per gli investitori nel 2022.

MERCATO VALUTARIO

A livello valutario, ancora una prova di forza per il Dollaro USA che rompe i minimi di area 1,03/1,04 nel cross EURUSD e si avvicina alla parità. La forza della valuta americana deriva dalla maggiore convinzione della Fed nella politica monetaria restrittiva rispetto alla BCE, e come anticipato sul paragrafo del mercato obbligazionario perché sia ha la convinzione che la recessione “picchierà” più duramente sull’Europa che in America. L’Euro ha comunque perso forza rispetto molte valute, ad eccezione del Rublo. Rimbalzano le cripto: Bitcoin +12% a 21.800 $.

CONCLUSIONE

Tutti gli elementi indicati ci portano a pensare che la via verso la recessione sia già segnata, e che questo scenario sembra spaventare gli investitori meno di uno scenario paventato ad Aprile di un’inflazione fuori controllo.

Dott. Alessandro Pazzaglia, Consulente Finanziario Indipendente, iscritto all’Albo delibera. 1081 del 18/04/2019. Info mail [email protected]




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