Imprese e conseguenze conflitto. Il 6 confronto con Fedriga, Bonomi e Rampini

PORDENONE – Proprio come in tempo di pandemia, Confindustria Alto Adriatico invita associati e mondo politico – economico del Friuli Venezia Giulia a intraprendere un percorso comune per affrontare le complessità che, in questo caso, ha innescato un conflitto. Lo farà partendo da «UCRAINA, REAGIRE INSIEME – LA GUERRA E IL MONDO CHE SARÀ», straordinario tavolo di confronto sulle conseguenze economico-sociali e sulle possibili soluzioni per contrastarle derivanti da ciò che avviene oltreconfine, il 6 maggio alle 16 nella sede di Pordenone.

Parteciperanno – oltre al Presidente Michelangelo Agrusti, che questa mattina in conferenza stampa ha anticipato alcuni dei temi della giornata – il Presidente di Confindustria, Carlo Bonomi, della Regione FVG, Massimiliano Fedriga, il responsabile del Centro Studi di Confindustria, Alessandro Fontana e Federico Rampini, editorialista del Corriere della Sera.

«Uniti ce la faremo, lo spirito è identico a quello con cui abbiamo affrontato la pandemia – ha detto Agrusti. Il mondo delle imprese, ne sono certo, sta reagendo e continuerà a farlo. È certamente necessario, però, e l’esperienza recente lo insegna, che i decisori pubblici, proprio com’è avvenuto per il Covid, attuino contromisure efficaci e rapide, che vi siano altrettanto rigore e coesione e che il peso della crisi venga equamente ripartito».

Tra i tanti temi in agenda il 6, anche quello energetico: «L’obiettivo che dobbiamo perseguire è recuperare autonomia; ciò non significa sostituire il gas russo con quello proveniente da Paesi che sono in grado di garantire stabilità interna, no. Serve un ripensamento di lungo periodo sul nucleare, uno molto più ravvicinato sullo sfruttamento delle risorse esistenti sul nostro territorio (Adriatico e Basilicata) e, infine, uno sullo sviluppo di fotovoltaico ed eolico».

Ed è conseguentemente necessario, sostiene ancora il Presidente, «decidere se sia opportuno continuare ad arricchire i Paesi ai quali portiamo i nostri rifiuti affinché vengano trasformati in combustibile o, piuttosto, utilizzarli sfruttando una rete di termovalorizzatori di ultima generazione che potrebbe restituire all’Italia l’equivalente di 19 miliardi di metri cubi di gas. I conti sono presto fatti: ne estraevamo più o meno l’equivalente sino al Duemila, oggi siamo scesi a meno di quattro…».




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