Storno delle Borse; i tech trascinano al ribasso i listini, tassi stabili

MERCATO AZIONARIO

  • E’ ancora il segno meno a dominare la scena sulle principali borse internazionali, in continuazione con quanto visto già nelle precedenti settimane. Le dinamiche ribassiste hanno avuto infatti buon gioco a piegare una configurazione tecnica già deteriorata per parte del mercato, incapace di reggersi nel breve termine. L’indice MSCI World chiude l’ottava con un ribasso di oltre il 4%, portando il consuntivo ad inizio anno ad un deludente -6,3%.
  • Wall Street, in alcuni frangenti, ha tentato di reagire dopo alla presa di campo dei ribassisti ma i tentativi di reazione sono stati effimeri. Il riavvicinamento ai massimi dei principali indici USA della settimana scorsa sono stati infatti sono l’occasione per alleggerire delle posizioni e diminuire il rischio di portafoglio. L’indice S&P 500 (-5,7%) cede infatti sia area 4.600 sia 4.500, quest’ultimo livello soglia che aveva dato supporto nella debolezza di fine novembre. Si crea, quindi, una situazione tecnica, di breve, di minimi decrescenti, inusuale per il mercato USA negli ultimi due anni e che deteriora il quadro tecnico: una view che è anche più negativa per il Nasdaq (-7,5%), che scende amplificando i movimenti dell’S&P 500 a causa della sua composizione sbilanciata sui titoli tecnologici/growth e più sensibile alla pressione sui tassi reali (passati da inizio anno da -1,1% a -0,60%).
  • La situazione correttiva sui mercati interessa primariamente gli indici USA, che hanno avuto le performance migliori negli ultimi anni e ha ‘risparmiato’ maggiormente invece l’Europa, dove i passivi settimanali sono più moderati (-1,5%) e gli indici da inizio anno hanno saputo meglio resistere alle dinamiche ribassiste d’Oltreoceano. I mercati sembrano arrivati ad una sorta di resa dei conti su alcuni eccessi (in termini di multipli), avendo bisogno di trovare un equilibrio nelle valutazioni. Posto che sul fronte degli utili non ci si aspetta un 2022 particolarmente entusiasmante (o non certamente come il 2021), dall’altro lato non si vedono nette revisioni al ribasso in queste prime settimane dell’anno. Certo, l’earnings season è appena all’inizio e le prime indicazioni sono in chiaroscuro, in attesa che a svelare i conti siano le big tech. Intanto anche elemento geopolitici contribuiscono ad una certa instabilità generale, con la situazione riguardante l’Ucraina che acuisce la tensione sui mercati.
  • Tra le altre borse, detto dell’Europa, più resiliente per la sua conformazione più orientata al value, si sono visti segni contrastati tra gli emergenti, con gli indici cinesi in progresso, come la settimana scorsa, ma con passivi invece per tutti gli altri, in particolare Russia e India. Da segnalare la positività dell’indice globale emergente da inizio anno.
  • Tra i temi e settori: debacle per il comparto Auto e per i tech, si salvano solo i settori difensivi come Utilities, Food & Beverage e Telecomunicazioni. Ancora segni meno per tutte le nicchie tech (tra il -3% ed il -8%) mentre riguadagno posizioni gli auriferi (+2,8%). In apprezzamento il Vix: la tensione sui mercati riporta l’indice della volatilità su quote (25-30) che confermano la fase di storno ancora in atto. Data l’attuale configurazione degli indici principali, l’ipotesi di una correzione più estesa (attorno al -15%) diviene più concreta.

 

MERCATO DELLE MATERIE PRIME

  • In ambito commodities, prezzi ancora indirizzato verso l’alto per il basket (+1,8% settimanale che porta il saldo annuale a

+          6,2%). A contribuire sia la componente di metalli industriali (con il Nickel ancora best performer) e le agricole (basket +3%). Tonico anche l’oro (+1,3%) torna in area 1.840 sull’onda delle tensioni sui mercati.

MERCATO OBBLIGAZIONARIO

  • Per quanto concerne l’asset class obbligazionaria, l’ambiente ha visto un sostanziale consolidamento dei governativi, con limitate variazioni rispetto alla settimana precedente. La pressione sui tassi di interesse si mantiene comunque alta infatti tanto negli Stati Uniti, tanto in Europa, in un quadro generale che ormai sta caratterizzando gli ultimi due mesi sui titoli di stato. Le banche centrali, per il momento, confermano il loro atteggiamento indirizzato verso politiche più restrittive e orientate alla normalizzazione di quanto fatto in seguito alla tempesta ‘Covid’. Powell è stato recentemente molto netto nella mission di impedire un’inflazione troppo alta rispetto ai desiderata e tale da nuocere ai fondamentali dell’economia. Da ricordare infatti che il Presidente Fed, fresco di nomina democratica, evidentemente dovrà fare in modo di non perdere il controllo dell’aumento dei prezzi in un anno di elezioni ‘mid term’.
  • L’appuntamento per la FED resta quello di marzo per vedere terminate le politiche di acquisti mensili ma anche per il primo intervento sui tassi da parte della banca centrale americana. Le attese di mercato (tassi impliciti di mercato) vedono un rialzo ogni trimestre, per arrivare quindi all’1%-1,25% tra un anno e all’1,50%- 1,75% nel 2022. Questi target, per ora ipotetici, porterebbero la Fed a crearsi un prezioso cuscinetto utile per successivi rallentamenti dell’economia USA.
  • Chiaramente, come spesso avvenuto negli ultimi anni, molti sono gli avvenimenti che possono intralciare questo programma che, infatti, resta suscettibile di accelerazioni (come ipotizzano in diversi commentatori in caso di un’inflazione ancora più aggressiva) o decelerazioni (nel caso opposto di un’economia che perde vigore specie nell’ambito del mercato del lavoro). Sulla prima ipotesi, sebbene minoritaria al momento, si registra qualche voce che parla già di un intervento di 50 bps a marzo, convinzione che starebbe già disturbando parecchio i mercati.
  • Sui mercati, il decennale americano ha toccato un nuovo massimo in area 1,90%, ai massimi degli ultimi mesi e ai livelli di inizio 2020. I valori hanno poi ritracciato (1,76%) con un ritorno degli acquisti sui Treasury USA, tornati ora su livelli di rendimento più attraenti, sebbene ben inferiori all’earning yield dell’equity. Il tutto, però sufficiente a determinare movimenti di Asset Allocation fra gli allocatori. Movimento settimanale simile per il Bund tedesco che sulla scadenza decennale prima vede la luce sopra quota 0 per poi ritracciare e per il BTP italiano (close finale a quota 1,27%-1,28%).
  • Tra gli altri segmenti, in netto calo le aspettative di inflazione negli USA, con un ulteriore upside per i tassi reali (giunti in area -0,60%). Negative anche le performance sul corporate e sull’high yield, entrambi colpiti dalla fase di mercato negativa. Tra gli emergenti, da segnalare la limatura dei tassi della banca centrale cinese, che ha sostenuto i listini asiatici.

MERCATO DELLE VALUTE E DELLE CRYPTO

In ambito forex, il cross Euro-Dollaro USA vanifica il recente recupero della valuta europea e si riassesta a quota 1,135. Euro comunque debole verso diverse valute sviluppate ed emergenti. Si smussa leggermente la volatilità sulla Lira Turca. In caduta libera le criptovalute, con Bitcoin a -15% ed Ethereum a -20%.

 

Dott. Alessandro Pazzaglia, Consulente Finanziario Indipendente, iscritto all’Albo delibera. 1081 del 18/04/2019. Info mail [email protected]




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