MERCATO AZIONARIO
L’andamento settimanale delle borse americane, già caratterizzate da un buon trend tecnico, hanno tratto ulteriore slancio dal superamento di soglie di impatto psicologico, come per quota 4.000 di S&P 500. Un top, quello del principale indice americano, che è stato ulteriormente rinforzato dall’ultima settimana, con un incremento di oltre due punti percentuali, superato però da quanto realizzato dal paniere tecnologico Nasdaq 100 (+3,9%). Negativo invece quanto realizzato dalle piccole capitalizzazioni americane (Russell 2000 -0,5%), a conferma dell’ulteriore movimento di rotazione settoriale che sta avvenendo nelle ultime settimane.
La fase di distensione lato tassi, infatti, ha permesso un buon recupero dei titoli tecnologici, con i ‘bargain hunters’ alla ricerca di buoni nomi che avevano stornato da metà febbraio in poi. La spinta verso l’alto, considerando tutto l’azionario USA, viene certamente da una ventata di ottimismo sulla recovery economica prevista per il 2021, con i fattori relativi al piano vaccinale e al sostegno della politica economica dell’amministrazione Biden ancora validi supporti per il contesto delle borse. Un ulteriore elemento è arrivato anche dal set di dati macroeconomici usciti nel breve: soprattutto dal fronte occupazionale, sono arrivate delle conferme positive, con l’economia statunitense in grado di creare oltre 900 mila posti di lavoro, ben sopra le stime degli analisti.
Di certo, lo slancio dell’S&P 500 ha assunto nel breve qualche elemento forse eccessivo di euforia, coincidente, tra l’altro, con un netto ribasso dell’indicatore di volatilità Vix (17), sceso ai livelli di febbraio 2020, prima, quindi di quel picco record che aveva sfiorato quota 90. La percezione di un buonumore ‘marcato’ viene da una semplice constatazione: l’S&P 500, da inizio dell’anno, sfiora un progresso di circa il 10%, ma l’incremento delle stime di mercato degli utili per azione si attesta tra il 4% e 6%, segno, quindi di uno slancio emotivo che finisce per innalzare i multipli di valutazione.
Secondo alcuni punti di vista di mercato, la presa di posizione di Powell, Presidente della Fed, intenzionato a perpetuare l’attuale politica monetaria anche sotto l’evidenza di segnali di ripresa che si fanno più corposi, è una condizione ideale per l’attuale trend positivo delle borse. A breve inizieranno le prime trimestrali del 2021 e questo sarà un primo banco di prova per capire se Wall Street sta vedendo giusto (ormai da qualche settimana ormai) oppure se l’ottimismo ha travalicato i recinti del buon senso. Sul fronte dei timori di inflazione, i livelli attesi restano compatibili con un azionario che non viene danneggiato da eventuali incrementi dei prezzi.
Il buon tono di Wall Street ha trascinato anche l’Europa, con un incremento medio attorno al punto percentuale e con Londra protagonista (+2,7%) grazie all’ottimo andamento del comparti difensivi (Food, Personal, Utilities). Generalmente deboli invece i pasi emergenti, con i listini cinesi che ancora faticano a ritrovare il buon trend delle scorse settimane. I cali dei listini orientali sono diretta conseguenza di capitali che stanno shiftando nuovamente verso gli USA: Pechino, che governa la sua economia, sembra attenta sia all’aspetto del debito, sia allo sviluppo delle proprie multinazionali globali.
MERCATO MATERIE
In ambito materie prime, in buon recupero, sotto la spinta anche della revisione al rialzo delle stime economiche del FMI, le materie prime industriali (Rame e Alluminio). Positive anche quelle agricole mentre chi storna è il petrolio, in una fase di breve ancora piuttosto controversa (close a -3% sotto quota 60 Dollari al barile). Positivo l’oro che sembra aver consolidato sul doppio minimo in area 1.670, utile per un rimbalzo dopo le discese dell’ultimo mese.
MERCATO OBBLIGAZIONARIO
Sul fronte obbligazionario e del reddito fisso, occhi puntati sull’uscita dei verbali della Fed e relativi alla commissione tenuta il 16/17 marzo scorsi. Una Fed che resta sostanzialmente di manica larga e che non andrà a modificare la propria impostazione di politica monetaria. E questo, come detto, nonostante i segnali di rafforzamento economico ultimamente visibili, in quanto la maggioranza dei membri del FOMC vede ancora rischi significativi per l’outlook provenienti dalla pandemia relativa a Covid-19.
Servirà ancora del tempo comunque per arrivare agli obiettivi di massima occupazione e stabilità dei prezzi, con la conseguenza che gli acquisti di asset potranno continuare con il ritmo attuale. Una guidance quindi sostanzialmente meno pessimistica sulla ripresa economica, quest’ultima confermata dai recenti incrementi dei rendimenti dei bond governativi sulla parte medio lunga della curva. Certamente, un’ala del FOMC non intravvede particolare fretta nel modificare le attuali leve operative, neppure se l’inflazione dovesse mostrarsi temporaneamente aggressiva (ben oltre il 2% obiettivo). Prese di posizione che hanno per il momento tenuto a basa l’andamento del decennale americano, vero spauracchio dei mercati dell’ultimo mese.
Dopo il top a quota 1,77% a fine marzo, vi è stato un generale rilassamento o comunque una riduzione nella velocità di salita seguita dall’yield del 10Y USA (close settimanale a quota 1,66%). Segni più, quindi, per i titoli di stato USA che comunque nel 2021 fanno segnare tutti rendimenti negativi causati dalla fiammata reflattiva. I segni meno sui governativi da inizio anno non riguardano però solo quelli del segmento americano ma è un fenomeno generalizzato.
Meno marcato certamente in Europa, dove la tematica del rialzo dei tassi non è così di attualità come per gli USA: il Bund tedesco è rimasto sempre in area -0,35% / -0,30% ma con una verve tendenzialmente rialzista sul finire d’ottava. Anche nel debito periferico (Italia) le tendenze di breve hanno portato ad un incremento dei valori di rendimento dei titoli di stato. Possibile, quindi, che il mercato stia iniziando a percepire la possibilità, per il Vecchio Continente, di superare il gap di recovery economica accumulato nei confronti degli Stati Uniti. Lato BCE, la situazione appare immutata per la politica monetaria dell’Eurozona: la Presidente Christine Lagarde, si posiziona anch’essa in termini di continuità, asserendo la necessità, soprattutto nel breve termine, di non far mancare il massimo dell’impegno per garantire liquidità sistemica. Per quanto riguarda gli altri segmenti obbligazionari, non si ravvisano particolari cambiamenti nelle ultime tendenze: il Corporate recupera terreno grazie al calo generale del free risk, l’High Yield, invece, ha tratto benefici soprattutto dal tono positivo dell’equity. In recupero, in questo difficili inizio di 2021, anche il debito dei paesi emergenti.
MERCATO VALUTARIO
Per quanto riguarda il mercato forex, dopo settimane in cui il biglietto verde ha sparigliato le altre valute, c’è stato un buon recupero per l’Euro, con le quotazioni che sono tornate a solleticare area 1,19. La valuta europea ha recuperato posizioni verso la Sterlina inglese mentre è stata penalizzata rispetto al Franco svizzero. Il Bitcoin resta sotto area 60.000: la situazione pare suggerire un aumento di volatilità a breve.
Dott. Alessandro Pazzaglia Consulente Finanziario Indipendente cell. 335/7632725 email [email protected]