Gioco e dipendenza, un problema che colpisce soprattutto i più giovani anche in Friuli

La crescita del settore gaming è sotto gli occhi di tutti. Solo lo scorso anno, l’industria dei videogiochi in Italia ha visto un aumento del giro d’affari del 5%, superando la quota dei 2 miliardi e 300 milioni di euro di fatturato.

Il nostro paese è uno dei principali mercati europei, con una crescita del 28% dal 2019. Gran parte del flusso di denaro arriva soprattutto dalla vendita di hardware (dalle console ai pc, alle cuffie e ai controller di ultima generazione), che ha registrato un incremento del 63% rispetto all’anno precedente. I videogiocatori italiani sono circa 13 milioni, il 31% della popolazione tra i 6 e i 64 anni, con una netta prevalenza della componente maschile (8 milioni) e un’età media di 30 anni per gli uomini e 31 per le donne. Numeri importanti, che certificano un mercato in crescita e sicuramente positivo per tutto il panorama economico e lavorativo nazionale. Numeri che però nascondono anche dei pericoli, soprattutto per i più giovani.

Il gioco infatti può creare dipendenza, come ha sottolineato Luca Pagano, ceo di eSports Qlash, che però fa un distinguo: “Trovo sbagliato a dire che il videogioco è il responsabile di patologie e di ludopatie – ha spiegato Pagano – perché secondo me il problema è un po’ più profondo. Più che puntare il dito su un determinato prodotto bisognerebbe capire meglio quali sono le dinamiche che portano un ragazzo, un giovane adulto, o anche un adulto a cadere nella ludopatia”.

E andare a fondo è stato l’obiettivo del progetto regionale del Friuli-Venezia Giulia dal titolo “Ci puoi scommettere-Il gioco d’azzardo oggi, fra nuove norme, spazi on-line e rischi in adolescenza”. Un tour itinerante per le scuole della regione, con esperti di dipendenze e di salute mentale, aperto a cittadinanza, amministratori pubblici, genitori, figure educative e ovviamente ai ragazzi. “Nell’ambito del progetto Let’s Go gamers abbiamo affrontato la questione della dipendenza da gioco anche con l’aiuto di Asugi – ha spiegato Chiara Gatta, vicesindaco di Gorizia con delega alle Politiche giovanili, ai microfoni de Il GorizianoDopo la pandemia si è registrato un notevole incremento di adolescenti che si sono chiusi in casa e si sono isolati con giochi on line. Noi invece riteniamo che i videogames possano essere uno strumento per aumentare la socialità e favorire il rapporto con gli altri”.

Il progetto, che è già passato per Pordenone, Spilimbergo, Palmanova, Udine e Trieste e che in ultima tappa ha raggiunto Gorizia, mirava a sensibilizzare sull’importanza di distinguere il gioco d’azzardo da quello salutare, e a prevenire e contrastare i comportamenti a rischio, soprattutto tra gli adolescenti. Parlando di dati, infatti, in Italia sono quasi 2 milioni gli adolescenti affetti da dipendenze comportamentali, legate al cibo, ai videogiochi, ai social network e all’ansia sociale. Il 52% dei minorenni ha dichiarato di aver sperimentato almeno una volta il gioco d’azzardo. Per questo si deve intervenire dal punto di vista educativo e della sensibilizzazione. Per rimettere i nostri ragazzi al primo posto.




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