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martedì , 28 Gennaio 2025

Altre 5 nuove Pietre d’inciampo a Pordenone nella Giornata della Memoria

PORDENONE – Il 18 gennaio 2020, grazie ad un Progetto del Liceo Leopardi Majorana, la città di Pordenone è diventata parte dell’ampio Museo Diffuso delle Pietre d’inciampo, distribuito in tutta Europa con oltre 80 mila “pietre” in ricordo di chi è scomparso, vittima della violenza nazi-fascista.

In totale, con quelle posate quest’oggi, sono 29 le “pietre” finora collocate a Pordenone, oltre a quelle presenti nell’intera provincia che ammontano a 87. Tutti i quartieri ne sono stati toccati, poiché i rastrellamenti ad opera dei nazi-fascisti sono avvenuti in ogni parte della nostra città.

​Il progetto si inserisce all’interno delle celebrazioni del Giorno della Memoria, che ricorda la liberazione del campo di sterminio di Auschwitz avvenuta il 27 gennaio 1945, di cui il Comune di Pordenone è promotore.

A seguire tale iniziativa per la nostra città ci sono gli studenti di vari indirizzi del Liceo Leopardi Majorana che, assieme ai loro insegnanti, conducono instancabilmente e con passione approfondite ricerche presso l’Archivio storico e l’Anagrafe comunali, ricostruendo le vicende dei deportati. Si pensi che dal 2020 ad oggi sono stati coinvolti in questo progetto 100 ragazzi, oggi seguiti da 7 insegnanti.

​Le 5 pietre che si sono aggiunte quest’oggi all’itinerario della memoria cittadina hanno ricordato Alfredo Venerus (classe 1896, arrestato il 30 settembre 1944, deportato nei campi di sterminio di Dachau e Neuengamme, poi liberato ma morto a Bassun il 23 giugno 1945) in piazza della Motta 4, Giuseppe Iovine (nato nel 1902, militare deportato l’11 settembre 1943 nel campo di prigionia di Limburg an der Lahn e assassinato il 29 aprile 1944) in via Santa Caterina 1, Attilio Furlan (nato nel 1912, arrestato il 19 novembre 1944, deportato il 16 dicembre 1944 nel campo di sterminio di Flossenbürg e lì assassinato) in via Dogana Vecchia 1, Vittorio Cescut (classe 1920, deportato in Serbia il 10 agosto 1944) in via Burida e Aldo Stella (anch’egli nato nel 1920, deportato in Germania a settembre del 1943) in via Gere 13. Di questi ultimi due non si conosce la sorte.

​Presente per l’Amministrazione comunale l’assessore Morena Cristofori, che ha sottolineato come questo progetto sia di grande importanza per i ragazzi delle scuole, a cui ha augurato di essere sempre capaci di guardare attorno a sé oltre che in basso, alle pietre e a ciò che esse rappresentano, e in alto, verso il futuro.

​«Il progetto sulle Pietre d’inciampo – afferma il consigliere regionale Alessandro Basso – è nato in seno a questa Amministrazione già quand’ero consigliere comunale con delega all’istruzione. È una grande soddisfazione vederla oggi perfezionata e seguita da così tanti studenti. Con questo progetto i ragazzi scoprono in prima persona le vite di tanti nostri concittadini, i cui cognomi locali (Venerus, Furlan, Cescut) li avvicinano ai fatti drammatici che hanno patito, facendo loro comprendere che ciò di cui si parla sui libri di scuola è estremamente concreto e vicino a tutti noi».

Sono intervenuti anche la prof.ssa Susanna Corelli del Liceo leopardi-Majorana, sottolineando l’unicum di questo progetto a Pordenone, nel quale è la scuola ad essere promotrice delle ricerche effettuate dagli studenti, in collaborazione con Aned, Circolo della stampa e, in primis, l’Amministrazione comunale. La prof.ssa Silvia Pettarin ha riportato la frase del Talmud “Una persona viene dimenticata solo quando il suo nome viene dimenticato”. «Per questo – aggiunge la Pettarin – è necessario che le Pietre d’inciampo facciano inciampare gli occhi, la mente e cuore di ciascuno di noi, e che riportino alla luce tutte quelle vite di individui innocenti che furono spezzate a causa della violenza e senza nemmeno un perché».

​Presenti anche le associazioni Aned, Anpi e i famigliari dei deportati che, con grande emozione, hanno ricordato i loro congiunti ringraziando il Comune e le scuole per questo straordinario lavoro di ricerca: un tassello prezioso per la storia della nostra comunità. «La memoria – ha affermato con commozione la nipote di Giuseppe Iovine davanti alla pietra del nonno che conobbe solo attraverso i racconti dei suoi famigliari – è un dovere per le nuove generazioni ma è anche un diritto per chi non c’è più».

Per questo, un rappresentante degli studenti ha raccontato le storie toccanti di quei pordenonesi che furono allontanati con la forza dalle proprie case, così come emerso dalle ricerche da loro condotte: vicende comuni, vite spezzate in modo tragico senza ragione. A vegliare su questa celebrazione ricca di significato, il gonfalone del Comune di Pordenone.​Assieme ai ragazzi del Liceo Leopardi Majorana, hanno assistito con estrema attenzione alla posa delle Pietre anche i giovani alunni della Terzo Drusin e della Gabelli con le loro insegnanti. ​

Parallelamente a questa iniziativa prosegue il progetto Adotta una Pietra, rivolto agli studenti delle scuole primarie e secondarie di primo grado, allo scopo di favorire la conoscenza delle Pietre d’inciampo già posate in città dal 2020 ad oggi, sensibilizzando alla cura di quello che è a tutti gli effetti un “monumento diffuso” e alla scoperta delle vite di coloro che furono vittime della violenza nazi-fascista. In tale circostanza sono stati consegnati gli attestati di Adozione delle Pietre alle scuole coinvolte.

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