Consolidamento settimanale, tassi stabili ma borse ancora positive

Analisi Intermarket

Non è mancato il segno più sulle borse neppure nell’ultima settimana del 2023, con l’indice MSCI World (azionario globale) in incremento dello 0,6% (+24% ytd) e con generalizzati segni più per le varie aree geografiche regionali. Gli indici USA rimangono ancora ben intonati, con S&P 500 e Nasdaq in leggera salita (+0,3% entrambi, con un year to date a +26% e +55%) e qualche presa di profitto solo nelle ultime ore di mercati aperti del 2023. I movimenti delle ultime settimane avevano mostrato la ricerca di ‘occasioni’ da parte degli investitori su quei segmenti trascinati dall’effetto positivo del rialzo (ri)nato due mesi fa. La settimana è corsa via con volumi in naturale diminuzione visto l’attuale periodo di borsa caratterizzato da bassi livelli di contrattazione e, come detto, con la formale prosecuzione del rialzo in corso. Il tutto accompagnato da una volatilità che rimane bassa e segnala tranquillità e forse anche compiacimento. Il che presta il fianco a potenziali fasi di prese di profitto più d’impatto a questo punto ormai rimandate al 2024, quando un po’ tutti gli operatori valuteranno il da farsi dopo aver fatto una pre-abbuffata natalizia quasi da mal di pancia. Se le attese sugli utili aziendali non hanno mai lasciato il sentiero positivo durante l’anno, è sul piano della relazione dati macro/politiche monetarie che si annovera un ottimismo molto spinto. Il calo dei tassi annunciato dalla Fed e l’effetto leva applicato dal mercato porta infatti da un lato a concedere valutazioni più larghe, ma anche a ipotizzare un boost a livello economico. Se si temeva la recessione qualche mese fa, ora si pensa alla tesi opposta. In settimana da registrare il buon rimbalzo degli emergenti (+3,2%), anche dei bistrattati indici cinesi (+5%). Praticamente invariata l’Europa, con la testa già alle vacanze.

Pochi i dati macro in rilascio nella settimana con le sole richieste di sussidi di disoccupazione, superiori alle attese e le aste dei titoli di stato USA a 2 e 5 anni che hanno registrato valori in netto calo rispetto a quelle precedenti (4,31% e 3,80%), ma questo era stato già ampiamente visto nelle scorse settimane.

Mercato Obbligazionario

Sostanziale stazionarietà anche per gli indici obbligazionari, con un consolidamento generale dei risultati e che va dal governativo al corporate. Il decennale americano ha toccato nuovi minimi di periodo (3,77%) per poi risalire nelle giornate di giovedì e venerdì (3,88% il close), probabile un comprensibile profit-taking, visto che senza sosta si scende da area 5% di metà ottobre. Simile a quanto visto in Europa, con il Bund sprofondato prima sotto l’1,90% e poi tornato sopra al 2% e il BTP che invece ha invertito con più forza tornando al 3,70% (+15 bps nella settimana), anche qui ragionevole vista la sovraperformance del debito italiano nell’ultimo periodo.

In questo clima natalizio di assestamento dopo un novembre e dicembre davvero positivi, restano ferme le convinzioni del mercato di avere davanti una fase di easing monetario molto aggressivo da parte delle banche centrali, se pur queste ultime (specie la BCE) siano state più conservative. Sempre 6 i tagli attesi per la Fed nel prossimo anno, a cui si allineano anche quelle dell’autorità monetaria europea. Come per l’azionario, lecito pensare che il movimento verticale degli ultimi due mesi sia in qualche modo verificato nella prima parte del prossimo anno, intanto gli investitori portano a casa dei segni più nel saldo 2023 ben accetti: si va dal +8% del corporate al +12% dell’high yield. Tra il +4% e +10% invece la risalita degli indici governativi, per i quali l’anno è stato un continuo saliscendi ma con un finale dolce riparatorio.

Mercato delle materie Prime

Tra le materie prime, resta tonico l’oro (2.063$, +0,5%) mentre il petrolio vanifica gli ultimi segni più e torna in area 71$ (-2,6%): opposti i loro risultati da inizio anno, rispettivamente +13% e -11%).

Il cambio Euro Dollaro  ha provato a forzare i massimi recenti per poi finire a quota 1,105, in attesa di capire come le politiche monetarie di Fed e BCE andranno ad evolversi.

Dott. Alessandro Pazzaglia, consulente finanziario indipendente, www.pazzagliapartners.it




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