PORDENONE – L’evento che sabato 5 ottobre (ore 20.30) inaugura ufficialmente la 38a edizione delle Giornate del Cinema Muto al Teatro Comunale Giuseppe Verdi di Pordenone è The Kid (Il monello), il primo lungometraggio di Chaplin, uno dei film da lui più amati e certamente quello con più riferimenti ai traumi della sua infanzia londinese. L’accompagnamento musicale, composto dallo stesso Chaplin nel 1971, in occasione del cinquantenario del film, è eseguito dal vivo dall’Orchestra San Marco di Pordenone diretta da Timothy Brock, che ha restaurato e arrangiato la partitura.
La lavorazione del film ebbe vita travagliatissima, durò infatti un anno, con interruzioni e riprese dovute anche a un difficile momento della vita dell’autore, in crisi dopo la morte del figlioletto neonato e la fine del suo primo matrimonio con la sposa bambina Mildred.
Proprio quando l’artista sembrava aver perso ogni ispirazione avvenne il miracolo di The Kid, generato dall’incontro tra Chaplin e il più formidabile enfant prodige di tutti i tempi, Jackie Coogan, scoperto mentre si esibiva facendo un’imitazione della danza del padre. Chaplin fu letteralmente stregato dal bambino, che all’epoca aveva solo quattro anni, forse perché in lui rivedeva se stesso esordiente sui palcoscenici londinesi.
Tra l’adulto e il bambino si sviluppò sul set un’intesa artistica straordinaria e un’autentica, profonda amicizia. Per Chaplin, Jackie era il modello ideale d’attore che, meglio degli adulti, anche nelle scene più complesse, riusciva a trovare l’emozione giusta. Chaplin, allora già famosissimo, rappresentava per il bambino l’uomo più favoloso che avesse mai conosciuto.
Dopo la prima, all’inizio del 1921, The Kid andò incontro ad un successo mondiale. Fu proiettato in tutto il mondo con l’unica esclusione di Unione Sovietica, Jugoslavia e Colombia, e Chaplin stesso riconobbe che questo universale consenso era dovuto all’eccezionale talento di Jackie. Il piccolo attore divenne una celebrità, fu ricevuto dal Papa e da Mussolini. Ma il successo durò poco, anche perché i suoi genitori si separarono, il padre morì qualche anno dopo e la madre con il nuovo marito riuscì a dissipare tutto il patrimonio. Nella cinica Hollywood si diceva che la senilità per Coogan era iniziata a 13 anni.
La sua vita comunque si svolse sempre nell’ambiente del cinema, tra alti e bassi, e solo nell’ultima fase riottenne un grande successo come zio Fester nella serie televisiva La famiglia Addams. Paradossalmente, come scrive David Robinson, “il più meraviglioso bambino del mondo era diventato il vegliardo più orripilante!”.
La prima giornata del festival prevede l’inizio delle proiezioni dal primo pomeriggio (ore 14.30) con la retrospettiva dedicata a Suzanne Grandais, una delle vedettes più celebri del cinema francese degli anni Venti. Nel programma si segnala Le Homard di Léonce Perret, che la critica ritenne il migliore tra i film interpretati dall’attrice, e La Demoiselle des PPT, ambientato tra le lavoratrici postali, quando parlare di donne nel mondo del lavoro (e di certi lavori, come appunto questo nelle comunicazioni) non era affatto scontato. Suzanne Grandais si discosta dal modello di femme fatale imperante nel cinema all’epoca del muto per incarnare piuttosto quello della donna sicura di sé che non accetta passivamente le norme e le convenzioni sociali.
Si prosegue (alle 15.45) con la pubblicità scandinava che propone un breve “spot” autarchico, Un ammonimento, esortazione rivolta ai lavoratori norvegesi a consumare prodotti nazionali, e con il seguito della retrospettiva dedicata a John M. Stahl, iniziata nella scorsa edizione e che ha avuto il merito di riaccendere l’attenzione su questo maestro del melodramma.
Di Stahl si sapeva poco, essendo scomparsi dopo la sua morte gli archivi personali; sappiamo però che era nato a Baku, nell’odierno Azerbaigian, da genitori ebrei russi di lingua yiddish emigrati in America. A Pordenone vengono proiettati l’unico rullo rimasto di The Wanters, del 1923, e il film The Woman Under Oath, un dramma processuale che racconta la prima volta di una donna giurata. L’interprete principale è Florence Reed, la cui presenza carismatica contribuì non poco alla fortuna dei primi film di Stahl.
Il 5 ottobre è anche la giornata dello slapstick europeo e di Max Linder. Il festival di Pordenone è molto legato al comico francese (ammirato dallo stesso Chaplin) perché nel lontano 1982 le Giornate del Cinema Muto iniziarono proprio con una piccola rassegna di suoi film.
Il legame continuò in molte edizioni e dieci anni fa, nel 2009, il premio internazionale Jean Mitry, consegnato annualmente all’interno delle Giornate, venne conferito a Maud Linder, appassionata divulgatrice della figura e dell’opera del padre. Con Max Linder vengono proposti, a partire dalle 17.15, Max Comes Across (Max in America) ispirato al viaggio in transatlantico che lo portò per la prima volta in America nel 1916, Le Petit café di Raymond Bernard e Au secours! di Abel Gance; mentre Max entre deux feux, diretto dallo stesso Linder, anticipa la proiezione serale di The Kid.
Un’ultima citazione per la chiusura della serata. Dopo Il monello torna la pubblicità scandinava con, tra gli altri, il curioso e decisamente stravagante Rex, ciò che Diogene cercava e ciò che trovò, del 1923, della durata di ben 24 minuti, in cui il filosofo greco deve accontentarsi, nella sua ricerca della perfezione, di una semplice margarina di marca Rex.
Le Giornate del Cinema Muto sono realizzate grazie al sostegno della Regione Autonoma Friuli Venezia Giulia, del Ministero per i Beni e le Attività Culturali – Direzione Generale per il Cinema, del Comune di Pordenone, della Camera di Commercio Pordenone-Udine e della Fondazione Friuli.