In rialzo borse, tassi e materie prime: La Fed spinge il decennale americano

MERCATO AZIONARIO

  • Nell’ultima ottava le borse non hanno perso la verve rialzista mostrata nelle scorse settimane, continuando il recupero che sta progredendo da metà marzo. Un movimento che probabilmente ha sorpreso e sta sorprendendo molti, perché il contesto internazionale non mostra certo miglioramenti, né in ambito macroeconomico né in quello riguardante il conflitto bellico tra Russia e Ucraina. Un distacco di percezione che già si era notato nella precedente ottava, creando un effetto ‘sorpresa’ e che molti avevano spiegato in differenti modi: qualche dichiarazione che faceva pensare ad una possibile soluzione diplomatica della guerra e una lettura ‘ottimistica’ delle conclusioni post meeting Fed. Sul profilo diplomatico in realtà non ci sono state particolari novità, anzi, l’impressione generale è che stia aumentando il grado di tensione tra i governi occidentali e Mosca, tra nuove sanzioni, reazioni russe e l’azione bellica che continua. Lato Fed, invece, i toni ‘hawkish’ in ambito tassi sono stati letti mettendo enfasi sulla fiducia della banca centrale americana nella forza dell’economia USA più che sugli effetti della stretta, confidando quindi nella tenuta degli utili societari.
  • Da qui il ritorno di molti indici di borsa su livelli molto più ‘di sicurezza’ rispetto a quelli intravisti nelle fasi correttive di febbraio (scoppio della guerra) e metà marzo (movimento di spyke verso l’alto di molte materie prime). I drawdown hanno toccato comunque livelli rilevanti (quasi -13% per l’S&P 500, -21% per il Nasdaq, Europa tra -10% e -20%): tutti valori che accademicamente vengono messi come limite per evitare downside ancora maggiori e vere e proprie inversioni del trend tecnico in atto. Ecco, se la lettura dell’ultimo mese di borsa deve indicare qualcosa è che quei limiti raggiunti nelle scorse settimane sono punti in cui i ‘pesi massimi’ nei mercati hanno individuato soglie di assoluta importanza, coincidenti con scenari diversi in termini economico-finanziari. Si sente parlare di recessione, stagflazione e altre dinamiche macro, ma la realtà è che la fase attuale è talmente confusa e incerta che resta aperta a tanti scenari. Troppi gli elementi sul tavolo che fervono per le borse: lunghezza ed esito del conflitto in Ucraina, possibile indebolimento di crescita economica e risultati aziendali, effettiva capacità della Fed di seguire il percorso indicato su tassi e inflazione ed infine, come sunto, il rischio di un mondo in fase di deglobalizzazione come effetto della geopolitica internazionale. Da qui la possibilità di vedere, dopo il recupero in corso, un trend meno direzionale, in attesa di avere maggiore chiarezza su questi temi.
  • Intanto nella settimana l’indice globale MSCI World è avanzato di poco più di un punto percentuale, portando il risultato da inizio anno ad un -5,2%. Positive le borse americane che continuano i loro recuperi: S&P 500 (+1,8%) a 4.540 e Nasdaq (+2,3%) a 14.750 mentre l’Europa ha mostrato una maggiore incertezza, con molti indici di paese anche in negativo (positivo invece il FTSE Mib). Da segnalare che sia gli indici americani sia quelli europei si stanno avvicinando a livelli target sensibili, in sostanza quelli che, rotti al ribasso, hanno poi avviato di fatto la dinamica correttiva. Il Vix attesta la fase di ‘easing’: sceso a quota 21, è tornato infatti sui livelli di inizio febbraio.
  • Tra i settori e temi andamenti misti, ma il nuovo tono crescente delle commodities (dopo gli storni dell’ottava precedente) hanno premiato il comparto dei Materials (+3,4%) e dell’Energy (+7,2%). Ma anche i tech hanno mostrato vivacità (+2,1%), dando continuità ai recuperi della scorsa settimana. Anche tra i temi un mix value/growth tra i best performer con Agribusiness, Infrastrutture, Gold Miners, Semiconduttori, Cyber Security e Blockchain.

MERCATO DELLE MATERIE PRIME

  • La settimana ha riportato in auge l’asset class delle materie prime dopo la debacle della scorsa ottava. Il basket registra un +5,3%frutto della ritrovata tonicità del petrolio (+8% a 114 $) ma anche dei metalli industriali con Alluminio e Zinco sugli scudi. Marginalmente positive le materie prime agricole. L’oro recupera un +1,9% ma resta sotto quota 2.000.

MERCATO OBBLIGAZIONARIO

  • L’asset class obbligazionaria sembra essere la vittima sacrificabile dell’attuale contesto di mercato: troppa la pressione messa dalle banche centrali sui tassi e sull’esigenza di combattere l’inflazione per non far capitolare soprattutto il segmento dei titoli governativi. Una debacle certamente figlia dell’attuale contingenza di mercato e che rispetto ad altri momenti di debolezza del reddito fisso ha però una chiara e netta differenza, ossia la velocità di discesa. In soli tre mesi, i governativi mostrano passivi quasi da record, con deflussi copiosi da parte degli investitori. Vendite e svendite che concettualmente sono legati a quei toni estremamente duri messi in circolazione dalle varie banche centrali, ormai in un mood ben preciso per i prossimi mesi, con a ben vedere neanche tanta preoccupazione per gli effetti del conflitto in corso tra Mosca e Kiev. Anzi, la guerra, esacerbando i prezzi delle materie prime, non ha fatto altro che peggiorare i trend inflattivi. L’altra conseguenza, questa volta di natura intermarket, rileva nella constatazione che i flussi in uscita dall’obbligazionario stiano andando quasi certamente a beneficio dell’equity, tamponando quindi quei timori circa utili e valutazioni che si erano palesati nelle scorse settimane.
  • Il chiodo fisso dell’inflazione diventa quindi letale per i governativi a duration lunga, oggetto di forti sell off e questo a livello geograficamente generalizzato. Fed, BCE, Bank of England sono uscite dalla trincea per affrontare, di corsa, il nodo della crescita dei prezzi, dopo aver sostanzialmente dormito per buona parte del 2021. Se prima vi erano problematiche legate ai re-opening economici, ora lo shock derivante dal conflitto in corso rischia di protrarre ormai l’eccesso di inflazione, con una distanza ormai siderale (ai massimi storici) tra i livelli di inflazione di breve e i tassi ufficiali, ad esempio, della Federal Reserve. Gap che portano Powell a dire che nel prossimo meeting della Fed, a maggio, è probabile si vada ad essere più incisivi, con un intervento da 50 punti base. Il presidente della Fed di St Louis James Bullard è tornato a spronare Powell, parlando di addirittura 12 rialzi da effettuarsi nel corso dell’anno. Una vera e propria cura da cavallo per arrivare al 3% a fine 2022, riprendendo quanto fatto da Greenspan nel 1994 quando portò, nel giro di 12 mesi, i tassi dal 3% al 6%, ottenendo un complessivo soft landing della crescita economica.
  • La strada della Federal Reserve appare comunque difficile e i policy mistakes sono sempre dietro l’angolo: lo dimostra il fatto che la politica monetaria è rimasta sostanzialmente espansiva già con valori di inflazione record negli ultimi 40 anni. Quello che appare fattibile ora per le banche centrali è scegliere il male minore: non affrontare adeguatamente gli alti valori dei prezzi o intervenire un po’ a gamba tesa sulla crescita. La BCE non mostra i toni della FED ma evidentemente dovrà mettere mano alle proprie scelte: per il momento la Presidente Lagard vede una possibilità di rialzo tassi non subito dopo la fine degli acquisti di assets (3° trimestre 2022).
  • In questo contesto i Treasury a 10 anni hanno toccato nuovi record di periodo (2,47%), al pari di quelli a 2 anni (2,27%), con la curva che resta sempre piuttosto piatta. Il Bund pari scadenza ha toccato quota 0,60% mentre i BTP appena sopra il 2%. Tra le asset class: detto dei segni meno per tutti i governativi, patisce, sempre per l’effetto tasso, anche il segmento corporate IG e l’High Yield USA. Positivi, in ambito bond, solo gli strumenti legati alle aspettative di inflazione.

MERCATO DEI CAMBI E CRYPTOS

  • In ambito forex, limitati i movimenti per quanto riguarda il cambio Euro-Dollaro USA, attestatosi in close in area 1,10. Il Dollaro resta comunque sempre forte nei confronti dell’Euro grazie alle posizioni della Federal Reserve in materie di tassi. In recupero il Rublo (+2%) dopo le ultime notizie settimanali e le contromosse di Putin sui pagamenti dei contratti sulle materie prime energetiche. Upside anche per le cripto (Bitcoin +7%): la possibile estensione dell’utilizzo per i pagamenti del petrolio russo ha sospinto i prezzi.

Dott. Alessandro Pazzaglia, Consulente Finanziario Indipendente, iscritto all’Albo delibera. 1081 del 18/04/2019. Info mail [email protected]




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