Mercati ancora incerti; Borse prudenti, tassi stabili e petrolio in ascesa

MERCATO AZIONARIO

 

  • Continua la fase di incertezza per le borse internazionali: l’indice MSCI World chiude sostanzialmente invariato rispetto alla settimana precedente ma con importanti escursioni durante l’ottava. Gli indici prima hanno impostato un rimbalzo dai minimi e dai supporti più valenti, per poi ripiegare nuovamente e confermare che almeno una parte dei listini sta vivendo una fase di consolidamneto delle posizioni, comunque sempre non troppo distanti dai massimi.
  • Dopo la debacle della settimana scorsa, Wall Street ha tentato la reazione ma con poca convinzione: l’indice S&P 500 scende di uno 0,3% e per la terza volta in due mesi (da metà novembre) manifesta nervosismo e un quadro tecnico da monitorare, in particolare se dovessero cedere i supporti di breve a 4.600. Il Nasdaq 100 sale dello 0,1%: l’indice ha rimbalzato in maniera effimera fino a quota 16.000 per chiudere su livelli inferiori. Deboli anche le piccole capitalizzazioni (Russell 2000, -0,8%) a conferma che la pressione in vendita del mercato si concentra su quei segmenti con i maggiori multipli di valutazione.
  • E’ questo infatti l’aspetto che più ha accumunato le ultime sedute delle borse ma questa tendenza non è nuova: si può dire che sia ‘esplosa’ in maniera più evidente adesso ma che da tempo stesse covando nelle dinamiche interne di mercato. E’ sempre possibile, infatti, leggere i movimenti dell’equity con la lente intermarket, essendovi alcune dinamiche economiche e macro in movimento. La percezione di una emergenza pandemica meno forte e la possibilità di una espansione dell’economia reale nel 2022 producono infatti pressione sui tassi di interesse e, dall’altro lato, forme di rotazione settoriale molto marcate, specie su quei settori dove le valutazioni sono più incentrate sulle attese di crescita che sui flussi di cassa effettivi.
  • Le altre borse tendenzialmente hanno seguito il percorso di Wall Street, con l’Europa in negativo di un punto percentuale ed il Nikkei in passivo di oltre l’1,2%. In posizione anticiclica la Cina, con Pechino che abbozza anche in termini di scelte economiche, una maggiore distensione sul credito dopo un 2021 invece di atteggiamenti restrittivi e anti-bolla. L’indice HSCEI sale di quasi il 4% mentre tra gli altri emergenti (paniere generale +2,6%), grazie al greggio, buon recupero per il Bovespa.
  • Tra i temi e settori: nuovo slancio per tutto il comparto globale value (+0,8%, ytd +2,1%) grazie ai forti acquisti sui ciclici come finanziari, costruzioni, materiali di base ed energia. MSCI Growth cede invece l’1,1% (ytd -5,6%). Tra i temi, ancora cali per le nicchie tech con poche eccezioni. Performance positive su segmenti più ciclici come batterie, infrastrutture, Reits e miners.
  • Il Vix rimane su livelli più alti rispetto a fine 2021, attestandosi in area 20 e mantenendosi con una struttura impostata al rialzo.

 

MERCATO DELLE MATERIE PRIME

  • In ambito commodities, l’asset class resta complessivamente ben impostata: il paniere generale aumenta (+2,2%), grazie ancora una volta all’apporto della componente energia. Il petrolio, sulla nuova spinta di momentum economico, sale sopra gli 83 $ al barile. Forte, tra i metalli, il Nickel. Tonico anche l’oro, che si ripropone, grazie alla debolezza del Dollaro, ben sopra gli 1.800 $ l’oncia.

 

MERCATO OBBLIGAZIONARIO

  • Per quanto concerne l’asset class obbligazionaria, l’attenzione degli investitori è rimasta focalizzata sulle intenzioni della Federal Reserve per i prossimi mesi. Sono state le dichiarazioni di Powell davanti alla commissione bancaria del Senato a rappresentare un nuovo elemento di valutazione da parte dei mercati. Questione quindi di ‘wording’, oltre che di decisioni operative, che sono state già rivelate con i verbali del meeting dello scorso dicembre. Secondo Powell, infatti, la normalizzazione della politica monetaria inizierà in modo evidente nel 2022, potrebbe richiedere del tempo e non dovrebbe portare a danneggiare il mercato del lavoro. Le tempistiche (se pur tutte provvisorie e non esplicite) vedono, per il momento, la fine del tapering a marzo e l’avvio poi degli aumenti del costo del denaro (per tre volte), per arrivare ad un bilancio in ‘dieta’ accelerata rispetto a quanto si è verificato nel ciclo precedente.
  • Secondo Powell vi è infatti una necessità da gestire, che è l’inflazione: dopo il +6,8% registrato due mesi fa, l’indice dei prezzi al consumo negli USA a dicembre è aumentato del 7% (su base annua): sono ormai diversi i mesi che si mantengono al di sopra di soglie critiche (e storicamente su livelli record). Il valore era atteso, motivo per cui le borse non hanno risentito del dato, pensando piuttosto a rimbalzare dopo le discese dei giorni precedenti. Il mercato continua comunque a ritenere che nella prima parte del 2022 si possa registrare il picco dei valori inflattivi, con una successiva perdita di momentum per il resto dell’anno. Un 2022, quindi, caratterizzato ancora da valori sostenuti dei prezzi e che interessano anche i costi per le aziende; a ciò si aggiungono le chiusure ancora presenti (come in Cina) che mantengono compresse le catene di approvvigionamento globale, con la ricostituzione delle scorte ancora in fièri.
  • Anche in Europa l’inflazione ha mostrato aumentati considerevoli, con valori prossimi al 5% a fine 2021. Le proiezioni della BCE per il 2022 e 2023 parlano di livelli più contenuti (3,2% e 1,8%), motivo per cui l’atteggiamento è più prudente rispetto alla Fed. Non mancano comunque, dal Nord Europa, le voci critiche.
  • Sui valori di mercato, dopo gli aumenti delle sedute precedenti, vi è stato un consolidamento de rendimenti. Il decennale americano dopo il top a 1,80% ha ritracciato solo leggermente, con un close a 1,78%. Stesso percorso per il Bund tedesco, il cui yield del decennale dopo aver sfiorato lo 0% si è riportato in area -0,05%, con una discesa simile (10 bps) per il BTP (da 1,31% a 1,27%). Ancora su i tassi reali, negli USA al -0,69%, valori ai massimi degli ultimi mesi.
  • Tra gli altri segmenti, ancora debole il sul Corporate (specie US) che vive una fase di sofferenza legata ai tassi. Contrastati gli High Yield, in lieve recupero ma solo in area US. Debito emergente in valuta locale in recupero.

 

MERCATO VALUTARIO E BITCOIN

  • In ambito forex, recupera posizioni l’Euro rispetto al Dollaro USA, con il cambio che si porta ai massimi delle ultime settimane. (1,14): le posizioni ‘neutre’ di Powell hanno aiutato la valuta europea, se pur in presenza di una divaricazione ancora importante tra le politiche monetarie delle principali banche centrali. Leggero recupero per il Bitcoin (43.300) dopo il forte calo delle scorse settimana.

Dott. Alessandro Pazzaglia, Consulente Finanziario Indipendente, iscritto all’Albo delibera. 1081 del 18/04/2019. Info mail [email protected]

 




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