PORDENONE – I negozi di quartiere sono una risorsa unica per affrontare la quotidianità: rappresentano il collante sociale della comunità stessa, frutto di una storia secolare e di valori condivisi. Ma oggi diviene spesso difficile la sopravvivenza di molti operatori, a causa della situazione contingente che stiamo attraversando. Questa la preoccupazione espressa da Sergio Bertanza e Fabio Pillon, rispettivamente, Presidente della categoria Alimentaristi e Presidente di Confcommercio ASCOM Pordenone.
I negozi di alimentari in questi mesi – sottolinea Bertanza nella foto- hanno mantenuto un ruolo fondamentale di presidio anche nei piccoli centri.
Un valore emerso con forza quando la chiusura imposta dalla pandemia ha costretto le persone a fare la spesa vicino a casa o a richiedere la consegna a domicilio senza che, tra l’altro, da parte nostra venisse applicata nessuna tariffa aggiuntiva.
Dispiace quindi che, spesso, non si riconosca il valore che hanno i negozi di quartiere.
Inoltre, i piccoli negozi alimentari – continua Bertanza – stretti tra i limiti della fisica (nel negozio di cento metri non ci stanno gli stessi prodotti della superficie di 400) e dell’economia (costa di più il piccolo negozio, ma non può costare esageratamente di più) devono oggi essere molto efficienti, perché è sempre più difficile compensare i costi tra i negozi più strutturati e quelli più piccoli.
Alcuni negozi specializzati hanno subito cali drastici, impoverendo di fatto il tessuto economico e sociale della nostra provincia.
Il complessivo calo del fatturato e dei clienti, l’incidenza del costo del lavoro e la difficoltà nel reperire personale hanno determinato una situazione di grave squilibrio che, ormai, non è più sostenibile.
Per non parlare poi dell’aumento del costo delle materie prime e dei consumi energetici: un mix che rischia di divenire addirittura letale per le imprese anche del nostro territorio. Le forti tensioni inflattive che riguardano materie prime, energia, utenze e servizi hanno creato una congiuntura che rischia di pregiudicare la ripresa economica in atto, e che in molti casi ha ripercussioni sui prezzi dei prodotti presenti nei nostri scaffali.
E’ sufficiente pensare – riprende Bertanza – ad aumenti come quelli della farina e della miscela per caffè, per non parlare del metano e dei consumi energetici: più 55% sulla bolletta della luce e del 42% su quella del gas.
Si tratta di aumenti che cominciano a riflettersi persino sul decremento dei consumi alimentari, una spia di disagio sociale fortissimo. I prezzi dei prodotti e delle materie prime alimentari – rimarca Pillon – in pochi mesi sono saliti alle stelle.
In vari casi i prezzi delle materie prime hanno toccato i massimi decennali, raggiungendo cifre record per quanto riguarda oli vegetali, zucchero e cereali: in queste condizioni, i prezzi dei prodotti alimentari più comuni cresceranno inevitabilmente anche nei prossimi mesi.
E’ necessario un intervento che ci consenta di rimodulare i prezzi per poter fronteggiare una situazione del tutto eccezionale.
In questo contesto è indispensabile la compensazione del caro materiali tamponando, almeno in parte, la tempesta sul fronte delle materie prime anche nel settore alimentare, così come è avvenuto in altri in modo che si possa continuare ad offrire un servizio “essenziale” per la comunità, oltre che “prodotti”.