MERCATO AZIONARIO
Settimana di borsa altalenante quella vista sui mercati azionari internazionali, con l’indice americano S&P 500 di nuovo in avvicinamento sui massimi assoluti (area 4.180 punti) ma anche con qualche momento di (leggero) ritracciamento.
Un sentiment che certamente rimane positivo per gli investitori ma che, inevitabilmente, risente anche delle performance apprezzabili registrate in questo inizio di 2021. L’azionario globale internazionale rimane infatti in ‘verde’ di circa il 10% (e su questo valore si allinea anche l’S&P 500), con poi tutte le sfumature settoriali e tematiche che hanno contraddistinto l’inizio del 2021.
Inevitabile quindi che la fase attuale possa anche caratterizzarsi per brevi fasi altalenanti e interlocutorie, atte a ridurre alcuni aspetti di ipercomprato che sono emersi in particolare nel breve termine. Evidente, anche a livello grafico, come l’accelerata delle ultime settimane possa aver bisogno di qualche verifica intermedia prima di puntare ad obiettivi superiori, con gli investitori che stanno ora valutando l’esito delle prime trimestrali dell’anno. Il trend generale delle aspettative per il 2021 resta comunque impostato in positivo e con quell’aspetto, già notato, come Wall Street abbia già incorporato una crescita robusta degli eps aziendali per il 2021. Quello che può intervenire sul breve sono chiaramente elementi ‘esogeni’, come già avvenuto in diverse occasioni negli ultimi mesi.
Due gli elementi che, in settimana, sembrano aver catalizzato l’interesse degli investitori, nell’ottica proprio di qualche take profit fisiologico): da una parte, sul fronte dell’emergenza pandemica, qualche nuova recrudescenza nel trend dei contagi e, dall’altra, le ipotesi di modifica sulla tassazione del capital gain negli USA. Il primo aspetto appare ‘ciclico’ (e ragionevolmente rimarrà tale ancora per un po’ di tempo), il secondo invece potrebbe avere un impatto non solo emotivo. Il presidente Biden proporrà infatti un’imposta federale sul capital gain al 43,4% (rispetto all’attuale 23,8%), un’azione che rientra nel progetto più ampio di una maggiore perequazione fiscale, anche nella logica di finanziare l’ambizioso piano di investimenti (con una forte componente infrastrutturale) messo in cantiere per i prossimi anni.
Se l’S&P 500 ha chiuso con un passivo minimale (-0,1%), in maniera lineare si è mosso il Nasdaq, in ritracciamento dai massimi a 14.000 punti (-0,7%). Meno resiliente l’Europa (specie Dax e FTSE Mib) mentre l’azionario giapponese (-2,2%) è stato penalizzato a causa del nuovo stato di emergenza Covid a Tokyo. Tra i settori e tematici: bene i difensivi come Food&Beverage ed Health Care mentre elementi correttivi si sono visti su settoriali ciclici come Energy (in ripiegamento il prezzo del petrolio) e tecnologici di nicchia. L’indice Vix presenta una situazione tecnica da monitorare: dopo la fase distensiva con nuovi minimi a quota 15/16, in settimana si è rivisto qualche elemento di tensione di breve.
MATERIE PRIME
Tra le materie prime, da segnalare l’incertezza per il greggio (sempre poco sopra area 60 Dollari al barile) mentre tornano a brillare i metalli preziosi. Bene oro (tornato quasi a sfiorare, se pur infraweek, i 1.800 Dollari l’oncia), ma anche platino e palladio. Positivi anche materie prime agricole e industriali (rame, alluminio).
MERCATO OBBLIGAZIONARIO
In ambito obbligazionario, settimana di ulteriore consolidamento sui tassi di interesse, come del resto già visto nella precedente ottava. La situazione attuale vede quindi una sorta di pausa in quel processo di incremento dei rendimenti sulle parti medio lunghe delle curve dei rendimenti dei titoli governativi. Un movimento coerente con la recovery economica attesa per il 2021, almeno come rebound dopo le grandi difficoltà dell’anno precedente.
Continua infatti la discesa del decennale americano che dal top a quota 1,75% ha perso praticamente 20 basis point; il movimento è ancora più sostenuto per il trentennale americano (dal 2,52% al 2,23%), con la conferma quindi di una fase più rilassata sul fronte delle attese dei tassi. Nella settimana entrata la Federal Reserve tornerà a riunirsi nei suoi meeting periodici, anche se non appaiono probabili cambiamenti o decisioni diverse da quanto deciso e detto negli ultimi mesi. L’attuale fase è infatti di paziente attesa per monitorare la capacità dell’economia americana di coprire quei gap lasciati aperti dall’incidente Covid, in particolare nel mondo del lavoro e negli aspetti di equalità tra le differenti fasce della popolazione. Le attese della Fed perché questo accada non sono di breve termine, motivo per cui la possibilità di sgombrare parte del tavolo dalle attuali politiche monetarie accomodanti appare ancora lontana.
L’attuale settimana è stata però ad appannaggio della BCE che ha dato il suo punto di vista sulle prospettive economiche di breve termine per l’economia europea, ancora offuscate da incertezza visto che nel Vecchio Continente i piani vaccinali procedono meno speditamente rispetto agli USA. Se quindi le misure di contenimento sono ancora necessarie in molti paesi, risulta chiaro come questo rappresenti ancora un freno per avere una ripresa soddisfacente. Inoltre, le lunghe procedure europee per l’utilizzo dei fondi del Next Generation Eu devono essere ridotte il più possibile, in modo da fungere da ulteriore leva accanto a quella della politica monetaria. Quest’ultima resta ovviamente largamente accomodante: il Consiglio Direttivo ha deciso infatti di lasciare invariati il tasso principale a 0% ed il tasso sui depositi a -0,50%. Continua, inoltre, il piano di acquisti PEPP (1.850 miliardi complessivi) almeno fino alla fine di marzo 2022, con una intensificazione nel trimestre in corso, misura quest’ultima necessaria in quanto il primo trimestre 2021 non è stato particolarmente brillante.
Il Bund tedesco, nella sua scadenza decennale, si mantiene in area -0,25%/-0,30%, senza particolari movimenti rispetto alla settimana precedente, in modo simile al pari scadenza italiano (area 0,75%). Misto quanto visto invece negli altri segmenti del comparto obbligazionario. Il corporate Euro resta infatti su livelli sacrificati con performance piatte nel 2021 (a differenza di quello USA, in negativo). L’High Yield con poche variazioni ma mantiene un year to date positivo. In marginale recupero invece i paesi emergenti.
MERCATO VALUTARIO
Per quanto riguarda il mercato forex, continua la fase positiva dell’Euro verso il Dollaro USA. Le quotazioni giunte quasi a quota 1,21 riflettono la minore possibilità di variazioni di politica monetaria in senso restrittivo da parte della Fed. Tra le altre valute continua la debolezza della Lira turca. Correzione marcata del Bitcoin, sempre più ‘attenzionato’ dalle autorità monetarie: le quotazioni stornano del 20% tornando anche sotto quota 50.000.
Dott. Alessandro Pazzaglia Consulente Finanziario Indipendente [email protected]