Zanolin presenta la sua vice: è l’infermiera Cristina Gattel

PORDENONE – Correrà, senza essere candidata, per la carica di vicesindaco di Pordenone.

Si tratta di Cristina Gattel, infermiera di 46 anni, che diventerà la numero due di Gianni Zanolin, candidato sindaco sostenuto da Articolo Uno, Il bene comune, La civica, Movimento 5 Stelle e Partito democratico, qualora l’ex vicesindaco di Sergio Bolzonello diventasse primo cittadino del capoluogo sul Noncello alle elezioni amministrative dei prossimi 3-4 ottobre.

La presentazione di Gattel è avvenuta venerdì 13 agosto, di fronte al municipio di Pordenone.

Questo il curriculum di Cristina Gattel:

“Sono nata il 02 febbraio del 1975 ad Aviano in provincia di Pordenone e qui ho frequentato la scuola fino alla licenza media.

La mia formazione è poi proseguita a Sacile, presso la Scuola “Ferrante Aporti”, dove nel 1992 ho conseguito il Diploma di Abilitazione all’insegnamento delle scuole del Grado Preparatorio, e si è conclusa a Pordenone dove, nel 1995, mi sono diplomata Infermiere Professionale presso la Scuola Don Luigi Maran.

Dopo un primo incarico lavorativo di collaborazione presso uno Studio Associato di Medici a Sacile, nel 1996 inizio l’iter vero e proprio come Operatore Professionale di Ia categoria presso il reparto di Radioterapia e Ambulatori Radioterapici/ Terapia metabolica al Centro di Riferimento Oncologico ad Aviano.

Sono questi due anni di imprinting professionale/umano che gettano le basi per quello che sarà il mio percorso in continuo crescere, sapere e divenire. Un percorso che a distanza di anni mi riporterà temporaneamente al Centro di Riferimento Oncologico per frequentare il primo Corso di formazione in Medicina Narrativa, implementando con un approccio diverso, la formazione specifica e le competenze tecniche.

Nel 1998 con il primo incarico a tempo indeterminato inizia la mia esperienza lavorativa presso l’Ospedale Civile Santa Maria degli Angeli a Pordenone.
Dopo qualche anno presso la Seconda Divisione Medica, mi sposto nell’area Cardiologica di degenza e successivamente presso l’Unità di Terapia Intensiva Cardiologica, dove attualmente presto servizio dal 2003.

Da ormai vent’anni sono anche incaricata alla formazione degli Studenti Universitari in Laurea infermieristica come Tutor Clinico.

Il periodo Covid-19 e l’impatto Pandemia vissuti da Infermiera

Il Covid-19 ha travolto tutto il mondo Sanitario – che già viveva delle forti criticità – con un evento nuovo, imprevisto, drammatico e di difficile gestione. Ci ha richiesto una grande forza, un’infinita resistenza, una volontà stoica, una professionalità incondizionata e una disponibilità di risorse umane senza precedenti. Ci siamo trovati ad affrontare uno scenario che cambiava di giorno in giorno, adattandoci, reinventandoci e riorganizzandoci in tempo reale per poter difendere il diritto alla salute e alle cure.

Il primo periodo di Pandemia ha visto una popolazione presente, unita che ha sostenuto tutti noi Operatori: qualcuno ci ha definito eroi, ma non eravamo e non siamo eroi, continuo a sostenerlo. Siamo uomini e donne che hanno continuato a lavorare e sono stati segnati, fisicamente e umanamente da un’esperienza dura come poche altre. Siamo stati testimoni del contagio di pazienti e di molti operatori sanitari.

All’inizio non potevamo lontanamente immaginare quanto sacrificio saremmo stati chiamati ad affrontare e quanto la collaborazione tra tutti i dipartimenti sarebbe stata indispensabile per poter riorganizzare una struttura Ospedaliera. Non avevamo idea di quanto gli operatori, tutti, avrebbero sentito il bisogno di supportarsi a vicenda.

Di quanto la cura e l’approccio verso i nostri pazienti si sarebbe via via trasformato in un gesto di cura, nel prendersi cura anche attraverso la parola di conforto e a volte solo uno sguardo. Le mani che prima accarezzavano, i sorrisi che prima confortavano, erano schermati da dispositivi necessari: un gesto di non cura, era diventato all’improvviso “il gesto di cura e protezione”.

Personalmente ho vissuto il mio ruolo di Infermiera con professionalità, passione e amore, cercando nel periodo Emergenza Covid di fornire un supporto di ascolto ancora più attento e di percepire quali fossero i gesti di cura che potessero fare la differenza. Per i pazienti più
anziani, abbiamo messo a disposizione i nostri telefoni cosicché potessero effettuare le video chiamate con i figli, i nipoti e gli affetti più importanti: non scorderò mai l’emozione provata in quei momenti.

Guardandomi indietro, oggi più che mai, so che nel mio lavoro la competenza è fondamentale, ma come sostiene la fondatrice delle scienze Infermieristiche Moderne, Florence Nightingale, essere infermiere “non è semplicemente una tecnica, ma un sapere che coinvolge anima, mente e immaginazione”

Tempo libero

Sono attratta da tutto quello che consente di dare forma alle idee e alle emozioni. La pittura e il flamenco per me sono questo: modi di comunicare personali e universali al tempo stesso. Forme di espressione individuali che diventano inclusive nel momento in cui lo sguardo dell’altro le accoglie e le veste con il proprio vissuto.

Credo che l’arte, la danza, la poesia siano un patrimonio da custodire e ammirare, ma al tempo stesso un laboratorio creativo in cui chiunque può trovare conforto e ispirazione. La cultura implica anche etimologicamente un’azione dinamica in divenire: le mie passioni coniugano la conoscenza all’esperienza diretta. Sono ricerca ed esercizio; meraviglia e coinvolgimento.




Condividi