SESTO AL REGHENA – Il borgo antico di Sesto al Reghena, nato attorno all’abbazia millenaria, ha ospitato la tradizionale Cena della cultura gastronomica.
L’evento, promosso dalla delegazione pordenonese dell’Accademia Italiana della Cucina in collaborazione con la parrocchia di Sesto e con l’associazione Sestante, al ristorante Parco Vittoria ed è stato preceduto da una visita guidata all’Abbazia di Santa Maria in Silvis, nel corso della quale il giovane studioso Alex
Benvenuto ha illustrato agli ospiti gli affreschi di scuola giottesca recentemente restaurati, e da un partecipato incontro di studi all’Auditorium Burovich, dal titolo Quel che passa il convento e dedicato all’influenza della cultura benedettina nel mondo della cucina e dell’erboristeria.
Le relazioni sono state svolte dall’abate mons. Giancarlo Stival (“Il lascito benedettino nell’organizzazione dei pasti della giornata e nella cucina moderna”), che con la consueta vivacità ha svelato ai partecipanti i segreti della tavola dei monaci, e da Caterina Favaro (“La scienza erboristica dei monaci benedettini e le sue applicazioni culinarie e medicinali”), che ha tracciato un sorprendente excursus alla scoperta delle proprietà alimentari e terapeutiche di tanti prodotti vegetali.
Il simposio serale, curato e presentato dall’accademico Umberto Corazza e seguito con interesse da oltre cinquanta ospiti, è stato incentrato sulla riproposizione di piatti della tradizione benedettina e medievale, sapientemente elaborati con qualche necessario adattamento al palato moderno dallo chef Mirko Portello e dai suoi collaboratori: la ‘minestra d’herbette’ di Maestro Martino da Como, il trecentesco ‘brodo saracenico’, i ‘ravioli’ bianchi di formaggio bollito con uova, zenzero, cannella e zafferano (attestati dal manoscritto Buehler della Pierpont Morgan Library di New York).
Poi il pollo al limone e melograno documentato alla corte angioina di Napoli e, per concludere, i dolci ispirati all’epistolario di santa Ildegarda di Bingen (crostata alle noci, focaccia alla cannella) e le frittelle all’uva passa dell’Anonimo padovano. Il tutto è stato accompagnato da una accurata selezione di vini bianchi, rossi e passiti dell’azienda Ornella Bellia di Pramaggiore, illustrati da Patrizio Masat in rappresentanza del produttore.
Presente alla serata la delegata dell’Accademia Cristina Sist, che ha raccolto con entusiasmo l’iniziativa, sottolineando l’impegno dell’istituzione che quest’anno compie 70 anni (fondata nel 1953 dal giornalista Orio Vergani) nell’obiettivo del recupero e della difesa della tradizione della cucina italiana.
Nella foto: Gli accademici in visita all’abbazia Santa Maria in Silvis.