“Quatuor pour la fin du temps” di Messiaen, il 9 aprile a Casarsa

CASARSA – La musica composta da Olivier Messiaen, durante la segregazione nel campo di concentramento di Görlitz, risuonerà a Casarsa della Delizia, sabato 9 aprile alle ore 20.45, al Teatro Pasolini, come preludio alla rassegna che prenderà forma nelle prossime settimane per raccontare “esistenze che resistono”, sintesi e senso di un percorso di anni di ricerca storica del territorio durante il secondo conflitto mondiale.

“Quatuor pour la fin du temps” venne composto la sera del 15 gennaio 1941, nella baracca 27 B, a 15 gradi sotto zero, per 5000 compagni di prigionia e, come racconta l’autore, «per i musicisti e gli strumenti che avevo, per così dire, sotto mano; pianoforte, violino, violoncello, clarinetto». Nello stesso campo erano finiti il celebre violoncellista Etienne Pasquier, il clarinettista Henry Akoka e il giovane violinista Jean Le Boulaire.

In scena al Pasolini Catherine Hudgins (clarinetto), Stefano Pagliari (violino), Riccardo Pes (violoncello), Simone Miotto(pianoforte) in un progetto di musica di Messiaen e immagini della fotografa Tiziana Meneghel-Rozzo. L’evento a ingresso libero (prenotazioni tel. 0434-873981, e-mail [email protected]) è realizzato in collaborazione con l’associazione Blanc, a cura dell’Assessorato alle Politiche culturali e del territorio del Comune di Casarsa che, nelle prossime settimane, presenterà il risultato del lungo lavoro di ricerca su accadimenti, persone e luoghi della seconda guerra mondiale.

La rassegna che sta prendendo forma a Casarsa ripercorrerà il tempo consegnatoci da Pasolini come «tutta luce, memorabile coscienza di sole». Racconterà la storia dei giovani dell’Azione Cattolica di San Giovanni, che, con coraggio, prestarono soccorso e in alcuni casi diedero libertà ai deportati in transito da Casarsa nei carri-bestiame.

Raccolsero inoltre i bigliettini con gli indirizzi delle famiglie a cui inviarono cartoline per dare notizia dei deportati, sfidando la polizia ferroviaria nazista con il sostegno del parroco, sotto la guida di Luigi Bozzetto. Accanto, altre storie. Quella di Mario Bertolin deportato e costretto in schiavitù nel campo di Mittelbau-Dora e morto a causa della barbarie subita il 25 maggio 1945. E la storia di Haim Israel, colto ebreo di famiglia rabbinica, giunto in Friuli durante la seconda guerra mondiale, riparato a Casarsa, ricercato dalle SS e salvato dalla generosità del sangiovannese don Giuseppe Cristante.

Infine, la storia dei patrioti casarsesi caduti accanto a Guidalberto Pasolini, Gino Menotti, Enrico Castellarin, Elio Morassutti, Severino Cossutta (sepolti presso la tomba monumentale di Casarsa) di Cesare Francescutti, giustiziato a Carbona, Costante Borean, tumulato a Dachau. Tra gli eventi una mostra con reperti e documenti per la prima volta esposti al pubblico e la presentazione dei lavori di restauro del monumento ai partigiani caduti, presso il cimitero di Casarsa. Spiega l’assessore Fabio Cristante: «È la storia che ci passa accanto.

Negli scorsi mesi preparavamo questa rassegna guardando al dovere della memoria. Ma ciò che sta accadendo ad est illumina in modo diverso anche questi nostri ricordi. E non potrebbe essere altrimenti. Le stesse immagini, lo stesso strazio, l’inimmaginabile prende forma e bussa allo stomaco provocando quei conati di vomito a ricordarci che siamo perennemente in bilico tra un’infinita possibilità di bene e un’infinita possibilità di male.

La democrazia senza un impegno ed uno sforzo continuo di partecipazione diventa parola vuota, così come la libertà. Certi che è per il bene che vogliamo impegnarci, desiderosi di consegnare alle future generazioni la vita di fiori gialli mossi dal vento azzurro della libertà».




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