PORDENONE – Oltre 4.500 iscritti tra dipendenti, ex dipendenti e familiari, quasi 20 mila prestazioni erogate per un valore pari a 2 milioni di euro.
Questi indicatori relativi all’anno 2016 fotografano la realtà del Fondo Integrazione Sanitaria e Prevenzione Malattia di Crédit Agricole FriulAdria, giunto al traguardo del mezzo secolo di vita.
Ideato nel 1967 e operativo dal gennaio 1968, il Fim (come viene comunemente chiamato all’interno della Banca) rappresenta un fiore all’occhiello della sanità integrativa a livello locale e nazionale, essendo uno dei primi nati nel settore del credito.
Proprio per questo è stato deciso di onorarne l’attività con una pubblicazione curata da Gio Battista Scodeller e Gian Franco Spadotto dal titolo “I primi 50 anni del Fondo Integrazione Malattia della Banca Popolare FriulAdria 1967-2017”. Il volume è stato consegnato a tutti i dipendenti della Banca ed è a disposizione di chi ne faccia richiesta alla Segreteria del Fondo (tel. 0434 536442).
“Fin dagli inizi si è ritenuto importante offrire agli iscritti prestazioni integrative o sostitutive di quelle pubbliche attraverso la devoluzione di una quota percentuale dello stipendio o della pensione in proporzione al proprio reddito – spiega Massimo Vianello, a cui da pochi mesi è subentrato nel ruolo di presidente del Fondo Nicola Accordi – In particolare, costante è stato l’impegno a diffondere la cultura della prevenzione soprattutto attraverso il check up, nella convinzione che il benessere dell’individuo sia strettamente collegato al benessere della società e dell’azienda”.
“È bello leggere questa storia di successo perché racconta molto di noi e del Dna della nostra banca – osserva la presidente di Crédit Agricole FriulAdria Chiara Mio nell’introduzione – La scelta di dar vita al Fondo è stata lungimirante e la sua crescita costante in mezzo secolo di storia testimonia la sensibilità delle persone di Crédit Agricole FriulAdria per i temi della salute e del welfare”
Nei primi anni di attività l’intervento del Fondo fu indirizzato soprattutto al miglioramento delle condizioni di degenza ospedaliera prolungata. La “svolta” della prevenzione si ebbe con l’introduzione del check up aziendale nel 1977 su impulso dell’allora direttore generale Mario Riberti. In pratica, uno screening completo (con esami e visite specialistiche a cui dal 1978 si aggiunse anche il pap-test per le donne) che viene effettuato nell’arco di una mattinata in una delle strutture convenzionate con il Fondo (attualmente sono il Policlinico San Giorgio di Pordenone, il Policlinico di Abano Terme, la Casa di Cura Giovanni XXIII di Monastier e Friuli Coram di Udine).
Nel 2016 la medicina preventiva attraverso il check up ha assorbito il 27% delle spese sostenute dal Fondo; un altro 30% è rappresentato dalle visite specialistiche e il 20% dalle cure odontoiatriche con un ulteriore 9% per visite dentistiche e igiene.