Coppia uccisa a Pordenone: M.Rosaria, qualcosa non hai detto?

UDINE – “Amore hai fatto qualcosa che non mi hai detto?”; “cosa avrei dovuto fare? Lo sai che ti dico tutto, 10 minuti finisco di mangiare e ti chiamo”.

Sono rispettivamente il sms che Maria Rosaria Patrone ha inviato a Giosuè Ruotolo, all’epoca suo fidanzato, la sera del 17 marzo, e la risposta di quest’ultimo.

Gli sms sono stati individuati nell’iPhone del giovane e illustrati oggi, 22 dicembre, nel corso dell’undicesima udienza del processo per l’omicidio della coppia di fidanzati Teresa Costanza e Trifone Ragone, dal maresciallo Salvator Loiacono, reparto crimini violenti del Ros dei Carabinieri.

Ai due sms sono seguiti altri due messaggi che però non sono stati recuperati. Inoltre, nello stesso telefono cellulare sono stati trovati altri sms inviati da Maria Rosaria composti in una forma verbale tale da far pensare che a scriverli sia stata la madre della ragazza. Il loro contenuto è quello di cattive condizioni di salute della giovane.

Si parla, come di una terza persona, di gravissimi mali che l’avrebbero afflitta ad esempio un infarto oppure una fortissima emorragia; addirittura che Maria Rosaria fosse ”in obitorio per gli ultimi accertamenti”.

Intanto, l’immagine del profilo whatsapp di Trifone, ripreso con Teresa; foto di Giosuè con commilitoni, tra cui Trifone, altre che lo riprendono mentre mima con le mani il gesto di impugnare una pistola; foto della sua auto e scatti di Maria Rosaria Patrone e suoi scritti; una nota cancellata in cui era stato appuntato un indirizzo di via Chioggia n. 8 o 9 di uno stabile prospiciente l’abitazione delle vittime; tanti messaggi scambiati con la fidanzata.

Sono alcuni degli elementi rilevati dai Carabinieri del Ros di Roma nel telefono iPhone 6 di Giosuè Ruotolo illustrati alla Corte d’Assise dal maresciallo Salvator Loiacono, reparto crimini violenti.

Il maresciallo del Ros ha illustrato anche i contenuti di un messaggio scritto a mano da Maria Rosaria e trovato in una foto del 16 luglio 2014 nel cellulare dell’imputato in cui la giovane avrebbe manifestato intenti suicidi, in cui, in alcuni passaggi, era riportato “soffro tanto e odio la mia vita e la mia malattia” e ancora “vi amo tutti, amo Giosuè ma il mio posto è altrove. Addio”.




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