Fondazione OFS e “Arte Bianca”: “la cassetta degli attrezzi” del saper fare, saper gestire e saper proporre

FVG – Il punto di forza di tutti i Centri di Formazione Professionale regionali (EFFEPI) risiede sicuramente nella capacità di fornire un’accurata preparazione tecnica per inserire gli studenti nel mondo del lavoro. Ma non solo, si caratterizza per saper formare giovani “professionisti” che, tramite lo sviluppo di competenze trasversali, siano pronti ad affrontare in modo maturo un ambiente di lavoro. Lo ha evidenziato la Direttrice della Fondazione Opera Sacra Famiglia, Annalisa Isdraele Romano, raccontandoci di un nuovo percorso al via nella sede di Pordenone “Le soft skill sono proprio quelle competenze su cui il nostro Ente lavora di più, affinché nascano giovani maturi sotto il profilo personale.

L’aspetto tecnico-professionale lo raggiungeranno e perfezioneranno, poi, attraverso l’esperienza lavorativa nei luoghi di lavoro deputati. Ma è importante capire che il lavoro s’impara, mentre a scuola ci si forma anche per affrontare la vita”. Grazie ad un’intensa attività di orientamento, la Fondazione OFS aiuta i ragazzi a scoprire la propria vocazione con l’intento di inserirli gradualmente nel mondo del lavoro. “Ci vuole talento per entrare in un Istituto di Formazione Professionale, perché è richiesta un’intelligenza pratica che non tutti hanno”, ha rimarcato la Direttrice.

È così che, a partire dall’anno formativo 2022/2023, partirà il Quarto anno nel settore della Panetteria e dei prodotti da forno, per raggiungere il diploma professionale di “Tecnico della panificazione”. Un nuovo percorso sorto dall’analisi di mancanze specifiche del territorio. “L’idea è nata in simbiosi con quelle che sono le esigenze delle associazioni di categoria, in particolare l’Associazione dei Panificatori, che ha caldeggiato lo sviluppo dell’anno integrativo proprio per far maturare nei ragazzi una maggior capacità e maturità in termini professionali ma soprattutto umani” spiega Roberto Deiust, responsabile del settore agroalimentare della scuola.

Secondo i Panificatori, i più giovani non sempre sono in grado di affrontare il mondo lavorativo dell’Arte Bianca, non tanto da un punto di vista tecnico – che comunque si affina in anni e anni di esperienza – quanto da un punto di vista umano. Secondo il presidente dei Panificatori, che ha affiancato la progettazione del nuovo percorso, sono ancora un po’ “crudi” per aver già sviluppato quella volontà di mettersi in gioco indispensabile per affrontare questo tipo di lavoro. “Da qui continua Deiust “la scelta di aggiungere un anno integrativo che permette di puntare su autonomia, capacità di gestione e responsabilità per dare un servizio ancora più rispondente alle esigenze delle aziende”.”

Competenze gestionali e di marketing

Il percorso didattico che partirà a settembre 2022 e per il quale sono aperte le iscrizioni, è stato interamente progettato assieme all’associazione di categoria al fine di allineare le richieste del mondo del lavoro e dei consumatori ai contenuti dell’offerta formativa. Punterà su competenze che non sono basate esclusivamente sulla produzione, ma anche su logiche di marketing specifiche del settore. Oggi come oggi, infatti, un panettiere deve anche pensare a come promuovere la vendita del pane; adottare un certo tipo di comunicazione per una commercializzazione adeguata dei suoi prodotti, ma anche saper allestire le vetrine per promuovere e valorizzare determinati eventi o ricorrenze.

Inoltre, rispetto al triennio, dove la programmazione interna, l’organizzazione e la gestione di un laboratorio o magazzino vedono gli allievi per lo più esecutori, nel quarto anno li trasforma in protagonisti e coadiutori di chi gestisce l’azienda: vera parte attiva del processo lavorativo. Imparare a gestire vuol dire allargare l’orizzonte mentale, passando così dal mero saper fare, al saper organizzare, fino al saper proporre. Il quarto anno, attraverso il percorso duale suddiviso a metà tra frequenza scolastica e stage, fa crescere gli allievi anche sotto un aspetto fondamentale nella vita, quello della consapevolezza di sè.

Legame con il territorio e riscoperta degli antichi mestieri

Il nuovo quarto anno punta a un forte legame tra nuove tecnologie e radici culturali ed enogastronomiche regionali. Si parla genericamente di prodotti da forno ma in Friuli Venezia Giulia ci sono molte particolarità nelle produzioni, ad esempio nell’utilizzo di farine autoctone ben definite. Da qui l’esigenza di legare il lavoro alle tradizioni enogastronomiche del territorio, riscoprire le realtà regionali produttive che in questo settore sono tantissime, i vecchi mestieri e i loro segreti, abbinandoli però a nuove idee e proposte innovative. “Ci si allinea in tal senso al movimento europeo che sempre più punta all’analisi e alla riscoperta delle vecchie professioni artigianali per riattivare l’interesse nei ragazzi e nelle famiglie” spiega Annalisa Romano.

Esperienze concrete all’interno della scuola che stimolano l’autostima attraverso la “condivisione”

“Un’esperienza che ha aiutato molto i ragazzi a sentirsi valorizzati – racconta la Direttrice – che abbiamo promosso prima del lockdown e che presto verrà ripresa, è stata la realizzazione da parte degli studenti del settore agroalimentare di dolci da condividere con i compagni durante le attività ricreative pomeridiane e mattutine. Erano partiti in occasione del Carnevale 2020 con la preparazione di crostoli per tutti, ed è stata una gioia immensa sia per chi li ha realizzati sia per chi li ha ricevuti. Un modo per mettersi alla prova con dei “clienti”, ma anche un importante gesto di condivisione che ha stimolato la parte emotivo-affettiva in entrambe le parti coinvolte”. “Attraverso questa iniziativa” – ha evidenziato Annalisa Romano – “noi formatori abbiamo notato quanto i ragazzi cerchino il riconoscimento e quanto una modalità in apparenza molto semplice come questa possa agevolare il riconoscimento del valore e del talento affinché il giovane sviluppi la propria autostima, fondamentale per farsi strada nella vita e nel lavoro.”

“Un esempio simile al precedente è quello di Scuola Aperta, quando si crea un contatto diretto tra i ragazzi della scuola ed i potenziali futuri studenti. – aggiunge Roberto Deiust – Ciò crea una forte responsabilizzazione degli allievi non solo nel fare le cose ma anche nel proporle al meglio. I giovani visitatori vengono coinvolti dai loro coetanei, con spiegazioni che creano interazione tra loro, all’interno dei laboratori, dove possono toccare con mano e provare alcune lavorazioni molto semplici, come le decorazioni o la lavorazione della pasta di pane. È incredibile osservare – continua Deiust – come siano maggiormente capaci di noi adulti nel trasmettere la passione per questa professione. Anche nella prova dell’esposizione, la loro professionalità è eccezionale”.

La “cassetta degli attrezzi” della formazione come arma di difesa

La qualifica professionale e, ancor più, il Diploma ottenuto con il Quarto anno, non solo confermano la professionalità acquisita, ma altresì forniscono una fondamentale arma di difesa nei confronti degli aspetti più delicati del mercato del lavoro: una “cassetta degli attrezzi” che permette di affrontare il mondo esterno in modo consapevole. Titoli che non sono pezzi di carta, ma certificazione di competenze conquistate con un percorso di studio che, fin dal secondo anno, comporta stage in azienda. La formazione professionale, dunque, fornisce quella capacità di proporsi con professionalità nei diversi aspetti che compongono un’attività lavorativa, ma anche nel saper affrontare i problemi, avvicinandosi gradualmente al mondo del lavoro.

Dal Quarto anno agli IFTS

Cosa fare dopo il quarto anno? I corsi IFTS (Istruzione e formazione tecnica superiore), sono un’opportunità offerta dalla filiera formativa specializzata. Con il quarto anno, che serve appunto ad approfondire competenze tecniche e maturare dal punto di vista umano, vi si può accedere direttamente e con un anno di anticipo rispetto ai diplomati del sistema scolastico tradizionale. Ciò significa che, dopo cinque anni, gli studenti che avranno completato l’intero iter di Formazione Professionale usciranno con tre titoli di studi e un livello di formazione molto alto e specializzato. “La modulazione didattica a step” conclude Annalisa Romano “è ciò che permette alla Formazione professionale di stare al passo con le aziende, soggette ad un aggiornamento continuo: si riprogettano infatti i percorsi in collaborazione con le imprese, ascoltando i bisogni del mercato del lavoro e rafforzando ogni giorno il legame con il tessuto imprenditoriale e la comunità”.

[l.f][v.k]




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