Indagine Confindustria Fvg, quadro difficile, ma economia regionale forte

FVG – La Confindustria Friuli Venezia Giulia elabora la periodica indagine trimestrale
sullo stato dell’economia, basata sui dati di mercato interno ed estero,
occupazionali, produttivi, l’andamento degli investimenti e del credito, dati raccolti
da un campione molto significativo di imprese associate al sistema confederale
regionale.

Andando più in dettaglio, relativamente agli investimenti, viene effettuato il
confronto tra le previsioni di attuazione per i prossimi 12 mesi, rispetto agli
investimenti consuntivati nel correlato periodo precedente. Gli investimenti,
peraltro, vengono suddivisi in 5 comparti: la digitalizzazione delle imprese, la
sostenibilità ambientale, l’efficienza energetica, le risorse umane e la loro
formazione, la ricerca e sviluppo.

Relativamente al credito, il confronto viene effettuato con riferimento all’ultimo
trimestre rispetto a quello precedente, e ha come oggetto l’andamento degli
affidamenti, del costo del denaro e delle garanzie richieste a fronte dei
finanziamenti richiesti. Passando all’esposizione dei dati, si registra che nel corso
del 3° trimestre 2023 il grado di utilizzazione degli impianti si stabilizza al 74,6%
contro il 77% del trimestre precedente e al 78,1% del primo trimestre 2023.
Il dettaglio dei principali indicatori congiunturali, rispetto al 2°trimestre 2023, indica che:
• la PRODUZIONE industriale manifesta la sua contrazione, con un decremento
del -6,8% nel periodo considerato, rispetto al +0,1% del trimestre precedente;
un dato che riflette soprattutto l’andamento economico negativo della
Germania, grande partner industriale delle nostre industrie locali oltre che a
risentire degli oramai stabili effetti negativi del conflitto in corso tra Russia e
Ucraina, anche questi usuali Paesi acquirenti dei prodotti della nostra industria regionale.
• le VENDITE evidenziano, nel trimestre considerato, un sensibile decremento
pari al -10,3% rispetto al +7,1%, del trimestre precedente e al +1,4% registrato
nel 1° trimestre 2023. Relativamente al mercato domestico queste evidenziano
una contrazione del -13,1% rispetto alle crescite del +2,1% del trimestre
precedente e del +5,6% del 1° trimestre 2023) mentre, per il mercato estero
assistiamo ad un analogo decremento, pari al -8,4% rispetto al +10,3% del 2°
trimestre 2023;
• I NUOVI ORDINI manifestano, nel trimestre in considerazione, un ulteriore
decremento del -10% dopo il -5,8% del 2° trimestre del 2023;
• L’OCCUPAZIONE continua a mantenersi sostanzialmente stabile, registrando
pure un lieve incremento, anche grazie agli interventi posti in essere al suo
sostegno e sviluppo.

L’esame dei principali indicatori tendenziali riscontra che, nel terzo trimestre 2023, confrontato con lo stesso periodo del 2022:
• l’andamento della PRODUZIONE industriale evidenzia una significativa
contrazione dell’indicatore tendenziale, pari al -7,2%, rispetto al -5,9% del
3° trimestre 2022;
• le VENDITE globali si riducono, registrando, nel 3° trimestre 2023, un
indicatore tendenziale negativo pari al -9,3%, rispetto al -2,4% del 3°
trimestre dell’anno precedente: effetto cumulato sia delle vendite Italia (-
10,8% contro il -3,3% del 3° trimestre del 2021) sia, analogamente, delle
vendite estere (-7,9% rispetto al -1,2% del 3° trimestre 2022).
• analogamente, anche l’indice tendenziale dei NUOVI ORDINI evidenzia la
conferma del trend negativo, con una sua contrazione, anche in questo
caso significativa (-13,3% rispetto -9,4% del 3° trimestre 2022).
1.2 Le previsioni per il 4° trimestre 2023
I dati previsionali per il 4° trimestre 2023 evidenziano un rallentamento dell’andamento della PRODUZIONE INDUSTRIALE, in quanto ben il 50% degli intervistati prevede un decremento della stessa, mentre il 35% ne prevede
l’assestamento.

Per quanto riguarda la domanda, scomponendola tra interna ed estera, il 6% degli intervistati prevede un incremento della DOMANDA INTERNA, il 33% il suo
assestamento e ben il 61% una sua riduzione.
Circa la DOMANDA ESTERA, il 13% ne prevede il suo incremento, il 22% che ne
prevede il suo assestamento. Analogamente al dato negativo relativo alla domanda interna, ben il 65% ne prevede la sua contrazione.

Trend tutti negativi, come peraltro quelli registrati nella precedente rilevazione
trimestrale.

Relativamente all’OCCUPAZIONE, questa registra una previsione di incremento
per il 4% degli intervistati (era il 12% nella precedente), l’83% la sua stabilità
mentre il 13% la sua contrazione.

Il Presidente di Confindustria FVG, Pierluigi Zamò, ha così commentato l’indagine congiunturale relativa al 3° trimestre del 2023 e previsioni per il 4°.

“I segnali evidenziati in occasione dell’ultima analisi, in cui erano state espresse le prospettive per l’intero secondo semestre, hanno trovato puntuale conferma nei dati del terzo trimestre e nelle previsioni per il quarto. Le dinamiche congiunturali continuano a delineare un sistema industriale in rallentamento che coinvolge differenti livelli di attività ed aree di diffusione a livello globale.

Per l’Eurozona la contrazione generale è in gran parte dovuta al recente andamento economico di Francia e, soprattutto, di Germania, Paesi in cui le interconnessioni con il sistema industriale del Friuli Venezia Giulia sono particolarmente strette. Individuiamo tra le cause principali il peggioramento del settore manifatturiero, che ha subìto il maggior calo da maggio 2020, e il raffreddamento del mercato del lavoro. In generale, si conferma la tendenza al calo della produzione, del fatturato e degli ordini.

Si rilevano pur tuttavia opportunità di crescita e/o stabilità per i prossimi dodici mesi nei settori della digitalizzazione, della sostenibilità ambientale, delle risorse umane e dell’R&D, segno che la nostra Regione ha una economia strutturalmente forte.

Guardiamo con attenzione ai segnali di ripresa dell’ economia tedesca attesi per il 2024 e sostenuti da un’azione di adeguamento dei salari reali; a quelli provenienti dalla BCE, che sembra essere meno incline al ricorso a politiche monetarie restrittive per il raggiungimento dell’obiettivo inflazione al 2% e, quindi, anche agli effetti reali legati alla stabilità dei tassi di interesse che, unitamente alla capacità del sistema Paese di utilizzare tutti i fondi messi a disposizione dal PNNR, dovrebbero dare un orizzonte di stabilità e segnare il punto di ripartenza”.




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