Recuperati 500 ettari di magredi nell’alta pianura friulana con un progetto europeo

UDINE – Si è concluso venerdì 17 maggio, con un convegno a Udine, il progetto Life Magredi Grasslands. In sei anni, grazie ai fondi europei, la Regione Autonoma Friuli Venezia Giulia ha potuto recuperare, valorizzare e contribuire alla conservazione di un ambiente naturale e storico che qualifica in modo peculiare la nostra regione.

Sono stati ripristinati circa 500 ettari di praterie magre nell’alta pianura friulana, in quattro aree protette della Rete Natura 2000: i Magredi del Cellina, la Valle del Medio Tagliamento, il Greto del Tagliamento e la Confluenza dei fiumi Torre e Natisone.

Rivalutazione dei magredi

«Solo alcuni anni fa, la percezione dei magredi era completamente diversa. Molti non conoscevano questi ambienti o comunque li consideravano poveri e marginali. Oggi, invece, anche grazie al grande lavoro fatto con il territorio, c’è maggiore consapevolezza e interesse per la loro conservazione e per una fruizione sostenibile», ha sottolineato Stefano Fabian, naturalista del Servizio Paesaggistico e Biodiversità della Regione e referente del progetto Life.

Durante il convegno è stato presentato il volume: “Magredi ritrovati. Guida alla conoscenza delle praterie friulane e al progetto Life Magredi Grasslands”, con alcune proposte di itinerari per l’esplorazione di queste incredibili aree protette pianeggianti. I magredi sono stati recentemente inseriti anche nella guida Lonely Planet del Friuli Venezia Giulia.

«In questi ampi spazi, – dice Alfio Scandurra, che viaggia nelle praterie friulane con il suo asino Fiocco, – si fa l’esperienza dell’infinito». Sono molte le associazioni che promuovono la conoscenza delle valenze ambientali delle steppe friulane, con uscite a piedi o in bicicletta, o con eventi culturali e artistici e iniziative di divulgazione.

Una ricchezza per l’Europa

Gli interventi di ripristino delle praterie friulane, realizzati grazie al progetto Life, hanno un valore non solo nel contesto regionale e nazionale, ma europeo, come ha evidenziato Edy Fantinato, ricercatore dell’Università Ca’ Foscari di Venezia. «Le praterie sono gli habitat più a rischio in Europa. E particolarmente in pericolo sono quelle originate da pratiche agricole tradizionali, che man mano scompaiono per ragioni socio-economiche», ha spiegato.

«La perdita di questi ambienti equivale a una diminuzione della biodiversità: diventano sempre più rari i prati ricchi di specie diverse, cibo per gli impollinatori, non solo le api da miele».

Proprio un anno fa, a giugno 2018, l’Europa ha lanciato una nuova iniziativa in materia di impollinatori, riconoscendo il ruolo chiave di questi animali anche per l’uomo: circa quattro su cinque fiori selvatici dipendono dall’impollinazione animale e ne beneficiano più di quattro colture agricole su cinque.

Il declino degli impollinatori è dovuto a fattori diversi, dal cambiamento climatico all’eccessivo uso di pesticidi, ma anche all’abbandono delle pratiche agricole tradizionali che, tra l’altro, hanno permesso la conservazione di ambienti come quello dei magredi friulani.

Sarà necessario ridare valore economico ad attività come lo sfalcio, per garantire la sopravvivenza delle praterie. A conclusione del progetto Life Magredi Grasslands, è questa la principale sfida per il futuro: sarà fondamentale il coinvolgimento degli operatori economici del territorio per la gestione, valorizzazione e promozione ecosostenibile delle aree magredili ripristinate nella nostra regione.

Elisa Cozzarini




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