PORDENONE – «Se la situazione non cambia così non ce la faremo. Ormai siamo allo stremo e le prospettive per una ripartenza del settore turistico a livello provinciale sono ridotte al lumicino. Uno stallo intollerabile che mette a rischio fallimento le nostre imprese e lavoratori dipendenti».
È un grido d’allarme quello di Giovanna Santin, presidente per la Destra Tagliamento del gruppo Federalberghi di Ascom-Confcommercio, nonché titolare dell’hotel Santin di Pordenone, contro i provvedimenti del Governo per fronteggiare il virus.
Il comparto del turismo, già stremato da un mese di chiusura forzata per ‘pioggia’ disdette e per salvaguardare l’incolumità del personale addetto, che – secondo i dati dell’osservatorio di Confcommercio – registra consumi in picchiata del 31,7% a marzo rispetto al 2019 e per il primo trimestre di quest’anno si stima una riduzione tendenziale del 10,4% , chiede al Governo un’iniezione immediata di liquidità attraverso ‘indennizzi e contributi a fondo perduto’, oltre alla sospensione di tributi e tasse per tutto il 2020, in questo momento necessari per far ripartire le attività alberghiere e ricettive.
Per la presidente Santin il decreto Cura Italia varato dal Presidente del Consiglio sta diventando il «decreto uccidi Italia.
Un provvedimento che ci indebita maggiormente nei confronti delle banche, con l’obbligo poi di restituire i soldi, ma che non ci permette di tenere aperte le nostre aziende. Un governo incapace – sottolinea ancora Santin – di stilare un piano di riapertura che collimi con le esigenze di salute a quella dell’economia, perché le nostre imprese più restano chiuse maggiore è il rischio che l’imprenditore dichiari il fallimento lasciando a casa i propri dipendenti».
E poi l’affondo: «Basta conferenze stampa, basta proclami, basta burocrazia. È ora di rialzare la testa e salvare l’economia del territorio».