Fidapa alla Storica Società Operaia contro la violenza sulle donne

PORDENONE – A Palazzo Gregoris, nella sede della Storica Società Operaia, la FIDAPA di Pordenone, per celebrare la Giornata Internazionale contro la Violenza sulle donne, ha scelto di approfondire il tema della “potenza della parola”, una giornata che la Presidente Fidapa, Annamaria Poggioli, si è augurata, nella sua introduzione ai lavori, che possa scomparire dal calendario per la cessazione di questo secolare crimine.

Hanno portato il saluto all’Assemblea, l’assessora alle Politiche Sociali del Comune di Pordenone Guglielmina Cucci, soffermandosi sul peso della parola e su quanto questa possa diventare un’arma in favore della donna anche grazie ai social, Andrea Busato membro dell’associazione In Prima Persona e il neopresidente della Storica Società Operaia Mario Tomadini, che ha voluto ricordare l’unicità delle eccezionali doti umane della presidente Rosa Saccotelli che, appena scomparsa, ha lasciato ricordi indelebili nei cuori di coloro che hanno avuto la fortuna di conoscerla e nell’operato dell’Operaia.

Un numerosissimo ed attento pubblico ha accolto e seguito i lavori delle eccellenti relatrici, scelte per l’esperienza maturata sul campo in vari settori del sociale connessi alla violenza sulle donne:
Valentina Babbo, social media manager, impegnata su vari fronti sul territorio di Udine nel campo dell’impreditorialità giovanile e della violenza alle donne, Rosi Toffano, avvocata cassazionista vice presidente della Camera Penale friulana e vice presidente della Commissione Pari Opportunità del comune di Udine e Anita Zanin, psicopedagogista e socia Fidapa.

Annamaria Poggioli, nell’apertura dei lavori, ha sottolineato con determinazione lo spirito dell’associazione nel voler combattere e supportare attivamente la violenza degli uomini sulle donne, a partire dall’uso della parola offensiva e denigrante che diventa violenza psicologica, sessuale, economica e che col tempo distrugge l’autostima della donna, che isolata è destinata a subire violenza tra le pareti domestiche. La pandemia, con il suo enorme carico sulla donna, non ha fatto altro che aggravare questi aspetti portando a forme anche tragiche di violenza familiare.
Su tutto ciò, allora, la volontà della Fidapa, di sconfiggere il male dal suo nascere con azioni che aiutino le donne e gli uomini a diventare consapevoli, come l’evento della serata.

Valentina Babbo ha focalizzato l’importanza svolta dai social nel dilagare dei casi di violenza sulla donna, proprio per la facile diffusibilità di foto, offese e comportamenti di stalking. Su questo ha informato il pubblico presente su tutte le possibili garanzie e tutele che allo stato dell’arte la legge e la tecnologia offrono alle utenti, dando loro una possibilità di riscatto proprio a partire dalla parola usata per colpire e distruggere la dignità della donna.

L’avvocata Rosi Toffano ha messo in evidenza nel proprio intervento pezzi di storie di giovani che testimoniano quanto poco si sia consapevoli del peso che le parole lesive della dignità femminile incoraggino ad offenderla, soprattutto se passate e trasmesse attraverso i social e la rete.
C’è spesso un atteggiamento di superficialità dilagante nell’educare ai valori e al rispetto a partire dal linguaggio e dai media.
Ha sottolineato, a questo proposito, l’importanza di denunciare, di farsi associazione, per poter trasmettere alla società il peso e la gravità di certi comportamenti, anche quando non sfociassero nella violenza fisica.

E’ toccato alla dott.ssa Anita Zanin chiudere l’incontro con la descrizione accurata ed efficace di come nasce e si sviluppa un comportamento in una escalation dalla parola offensiva, a forme di controllo della persona, alla distruzione dell’autostima e della capacità di reagire (“le parole ingabbiano”), sottolineando inoltre l’importanza dell’attenzione al linguaggio non verbale che può frantumare l’equilibrio psicologico in forme altrettanto gravi.
La nota positiva è che ci si può salvare se si mantiene la guardia, la consapevolezza del sé, delle proprie capacità e del proprio diritto al rispetto, tenendo sempre presente la possibilità di chiedere aiuto ad un familiare, un’amica, una terapeuta, un centro di ascolto.

Parlarne quindi aiuta, a liberarsi dal peso delle parole, a caricarsi di una positiva consapevolezza, a trasformare “la parola” in “mezzo di riscatto”.

Per questo continueremo, come FIDAPA, a parlarne, a combattere, ad agire in aiuto di ognuna di noi, laddove servisse, rivolgendo lo sguardo e la parola ai nostri compagni di vita, di lavoro, aiutandoli a capire quanto ciascuno di loro possa fare la propria parte in questa , speriamo non infinita, battaglia.

Antonietta Maria Di Paola




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