Il Virus mette KO le Borse; pesante ribassi per i listini, acquisti su bond e biglietto verde

MERCATO AZIONARIO

La fase di prudenza vista nelle precedenti due ottave, in cui i listini si erano allontanati dai livelli toccati con i rialzi di inizio ottobre, ha visto una conclusione nella serie di sedute appena terminate. La settimana si chiude infatti con passivi generalizzati per tutte le borse: il MSCI World (indice azionario globale) chiude infatti con un saldo del -5,6% mentre l’MSCI Emerging Market fa un po’ meglio limitando le perdite al -2,9%.

I listini azionari americani chiudono l’ottava con perdite attorno al 5%, ma molto peggio ha fatto l’Europa, dove indici come il Dax hanno lasciato sul terreno quasi 9 punti percentuali. Ribassi, quindi, veementi e che per il Vecchio Continente hanno un sapore simile a quanto visto nei mesi di febbraio e marzo scorsi, quando gli effetti pandemici hanno cominciato a scuotere le borse. Solo un po’ più composto il comportamento delle borse americane, che mantengono ancora le soglie tecniche di sostegno più rilevanti nel breve e che possono limitare gli effetti del downside.

La tenuta di quota 3.200 per l’S&P 500 (supporto individuato nella debolezza di metà settembre), infatti, appare chiave per impedire uno scivolamento verso livelli inferiori, con le quotazioni che comunque si sono riportate a quasi un -10% dai massimi. Se l’incertezza delle scorse settimane era un mix di prudenza per l’esito delle elezioni USA e di timore per l’ampliarsi dei contagi da Covid-19 nel mondo, ora quest’ultimo punto risulta certamente più impattante per gli investitori. Le misure di lockdown che i governi potrebbero approntare per limitare gli effetti pandemici finiscono per deprimere le economie, che già erano in difficoltà e che si aspettavano invece di poter recuperare terreno dopo la prima parte di 2020.

Cali economici che hanno come contropartita un deterioramento degli utili aziendali per il 4Q 2020 e, con ogni probabilità, anche per il 1Q del 2021. Un repricing di pessimismo necessario per allinearsi alle prospettive di un Covid che rischia ancora di impattare a livello significativo sulle prospettive economiche. Se la debolezza di breve dovesse trasformarsi in qualcosa di più serio (per l’S&P 500 si tratterebbe di riposizionarsi verso i livelli in area 3.000-3.050, un -15% dai massimi) si saprà nelle prossime settimane, anche tenendo conto dell’esito elettorale americano, che, fino a poco fa, era il tema più sentito dagli investitori. In questo contesto che ricorda lo scorso marzo, non vanno però dimenticati alcuni fattori che non sono solo di contesto. Il primo è il ruolo delle banche centrali che sono intervenute a marzo dopo lo shock iniziale e interverranno ancora se necessario: il mantra comune è infatti fare qualsiasi cosa sia necessaria per non far tracollare i mercati (soprattutto quelli del credito) e le economie. Il secondo è relativo alla trasformazione economica che l’impatto Covid sta generando, con il riposizionamento verso i settori legati alla tecnologia, alla rete e allo ‘stay-at-home’. In settimana le trimestrali dei big tech ha confermato la buone salute di queste società, con Alphabet a fare la parte del leone questa volta.

MERCATO DELLE MATERIE PRIME

Segni meno per il paniere generale delle commodities (-2,7%), appesantito dai ribassi di tutti i sub comparti. Cade (-11%) il petrolio, nuovamente sui minimi di periodo a quota 35 Dollari al barile. Deboli anche i metalli industriali e in netta flessione quelle agricole. L’oro sotto ai 1.900 Dollari l’oncia soffre per la forza del Dollaro e per la resilienza dei tassi sulla parte lunga della curva.

MERCATO OBBLIGAZIONARIO

La settimana del reddito fisso è stata legata a doppio filo con l’incremento del rischio percepito sui mercati azionari. I timori di un periodo caratterizzato da alta volatilità e da un contesto economico di debolezza causa diffusione massiva dei contagi, hanno portato ad un veloce movimento al ribasso dell’yield del Bund decennale che ha perso quasi 10 basis point rispetto al close del precedente venerdì.

Un calo seguito anche dagli altri governativi della zona Euro (con l’unica eccezione del debito greco) e che si inserisce in una settimana dove la BCE è tornata a informare i mercati circa le strategie per affrontare i prossimi mesi. Inevitabile che la governatrice Lagarde non toccasse i temi di attualità legati al Covid, con l’azione della BCE (ma anche delle altre banche centrali) ormai ritenuta necessaria per contrastare nuove fasi di debolezza economica.

Vero comunque che, anche senza l’ultima ottava, in cui sono arrivate le notizie dei lockdown di Germania e Francia, un rinforzo delle misure sarebbe comunque arrivato. Non nell’immediato, ma di fatto BCE si prepara a misure da attuare nel meeting di dicembre, quando sarà chiaro l’impatto della diffusione della pandemia sui numeri macroeconomici di fine anno. Nelle dichiarazioni Lagarde ha però già anticipato che novembre sarà un mese molto negativo e che l’outlook di breve è improntato ad un chiaro deterioramento dell’economia, con cali molto probabili dei consumi e un declino di servizi e industria.

BCE ricalibrerà, quindi, le misure intraprese negli scorsi mesi per sostenere l’economia e l’inflazione, attuando, quindi, nuove iniziative (con tutti gli strumenti a disposizione) per dicembre. Inflazione che è e rimane negativa, con prospettive identiche anche per l’inizio del 2021 mentre la crescita stimata del PIL per l’anno prossimo è di +5% dopo il -8% previsto per quest’anno. La politica monetaria rimane ovviamente fortemente accomodante, con i tassi di riferimento ancorati a 0% (tasso di rifinanziamento principale) e -0,50% (tasso sui depositi). Continuano il PEPP (1.350 miliardi fino a giugno 2021), il Quantitative Easing (20 miliardi di Euro al mese) e le operazioni di rifinanziamento alle banche a più lungo termine (TLTRO III). Nella zona Euro giù quindi il rendimento del Bund ma negli USA la tendenza è stata leggermente differente, con il Treasury 10Y prima in declino ma poi in recupero (close a 0,83%), segno che l’Europa ha un outlook economico decisamente peggiore rispetto agli Stati Uniti.

Tra le altre asset class, debolezza per i comparti High Yield di tutte le aree geografiche, coerentemente con il clima da risk off che si è impadronito di nuovo dei mercati. In ugual modo debolezza marcata per il debito dei paesi emergenti, penalizzati anche dal rafforzamento del Dollaro USA. Resistenti alle intemperie settimanali invece i bond investment grade.

MERCATO DELLE VALUTE

In ambito valutario, le dinamiche macro su Europa e USA hanno rafforzato il biglietto verde, ritornato in velocità verso area 1,17 verso Euro, sui minimi di periodo visti nello scorso settembre. Nel contesto di un rinnovato fly to quality, acquisti anche su Yen giapponese e Franco svizzero mentre la debolezza ha coinvolto alcune valute emergenti. Ancora abbastanza tonico il Bitcoin, sopra area 13.000 Dollari.

Dott. Alessandro Pazzaglia Consulente Finanziario Indipendente




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