Lo scatto in avanti delle borse; il 2023 si apre con listini tonici e tassi ancora in calo

MERCATO AZIONARIO

Non dovrebbe farlo (il 2022 nella mente degli investitori pesa ancora!), ma la settimana appena conclusa sui mercati finanziari internazionali è riuscita a portare in positivo sia i listini azionari che quelli obbligazionari, con segni più incoraggianti in quello che è un inizio d’anno particolarmente favorevole.

Le prime due settimane hanno rappresentato una sorta di riequilibrio rispetto al sentiment molto negativo dei mercati che si era manifestato a partire da metà dicembre. Questo atteggiamento è finito per annullare ogni speranza che si potesse concretizzare come ogni fine anno una sorta di rally di Natale, sia per la parte azionaria che per quella obbligazionaria, fenomeno che invece è stato di segno opposto.

L’inflazione sembra per ora, almeno di soprese, in decelerazione confermando che le politiche monetarie stanno dando il “frutto sperato”, e se la politica monetaria restrittiva riuscirà a non intaccare sul piano macro gli utili aziendali possiamo affermare che lo scenario per il 2023 sarà più stabile rispetto all’anno appena passato.

I dati macro-settimanali sono stati incentrati ovviamente sull’attesissimo dato di CPI americano, uscito giovedì. Il dato che è uscito conferma un’inflazione al 6,5% rispetto al 7,1% La reazione dei mercati non si è fatta attendere, desiderosi subito di andare a scontare dei dati molto positivi sul fronte dei prezzi al consumo.

Ritornando sul tema degli utili, quelli delle banche USA, ricordiamo che stanno uscendo le ultime trimestrali 2022, se pur in chiaroscuro, sono stati nel complesso ben accolti dal mercato.

La settimana, per questi motivi , si è chiusa con rendimenti decisamente positivi per tutti i listini internazionali e con l’Europa che da inizio anno, dopo un 2022 già vittorioso contro Wall Street, mantiene la sua forza relativa positiva. Quasi spettacolare il salto dell’azionario europeo dai minimi di ottobre, sospinti da flussi in entrata (grazie anche al Dollaro USA molto o troppo forte), da multipli più convenienti rispetto a Wall Street e da una composizione settoriale che ha limitato il peso sui comparti a maggior crescita.

MERCATO OBBLIGAZIONARIO

In ambito obbligazionario, il calo dei tassi in settimana ha dato un sollievo ai principali assets. La politica monetaria resta restrittiva. In settimana uno dei membri del FOMC, Bullard, ha confermato alcuni concetti (sarà solo retorica?): il target del 5% come livello dei tassi di interesse, una inflazione in moderazione ma ancora troppo alta e anche la presenza di un eccessivo ottimismo dei mercati sia sul costo del denaro sia una Fed stessa che svolti rapidamente verso una politica monetaria più accomodante.

Sul fronte delle stime di mercato, sono due i rialzi attesi per i prossimi mesi sui tassi (prima parte del 2023), ma, anzi, ora si comincia a mettere in dubbio anche il fatto che serva uno 0,50% complessivo. Ci si avvicina comunque all’appuntamento Fed del 2 febbraio con la quasi unanimità per uno 0,25%. Sul finire d’anno, invece, la curva implicita mostra un declino dei tassi ufficiali: non c’è che dire, anche il 2023 sarà un anno molto intenso negli andamenti e nel dibattito.

MATERIE PRIME

Settimana positiva per le materie prime, con il basket che guadagna diverse posizioni (+3%), con il recupero di quelle energetiche (petrolio di nuovo in area 80$). Forte upside per i metalli industriali e per l’oro (1.920) che si avvantaggia ancora di un Dollaro debole e di un calo dei tassi reali. Per il petrolio il trend resta negativo, anche se i dati sulle scorte strategiche USA rivelano dei livelli storici piuttosto bassi. Per le altre materie prime industriali, invece, dopo lo ‘sboom’ post scoppio della guerra in Ucraina, le quotazioni hanno ripreso una generale tendenza positiva, compresi ciclici come rame e alluminio.

MERCATO VALUTARIO

Anche sul fronte valutario, settimana di volatilità dopo l’uscita del dato del CPI americano. La tendenza ha nuovamente premiato la valuta europea, con il cambio Euro-Dollaro USA capace di rompere i massimi dell’ultimo periodo e inerpicarsi verso area 1,08-1,09, sospinto dall’opinione di mercato che la Fed abbia ormai finito il proprio ‘lavoro’ e che l’economia USA sia ciclicamente più vicina ad una fase di indebolimento. Cripto di nuovo in auge e positive con il Bitcoin che torna ai livelli di inizio novembre in aerea 19.000, sospinto dal clima di appetito al rischio di questo inizio 2023.

Dott. Alessandro Pazzaglia, consulente finanziario indipendente, www.pazzagliapartners.it




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