MERCATO AZIONARIO
Nell’ottava appena conclusa non si è modificato il tono ‘di consolidamento’ per i mercati azionari internazionali, che complessivamente hanno riportato segni poco variati: -0,2% per quelli sviluppati, -0,4% per quelli emergenti. Resta comunque ancora buono il tono dell’azionario, che deriva ancora, in gran parte, dall’impostazione delle borse americane, certamente leading nell’ultima fase di mercato. L’S&P 500 (+0,04%) si mantiene in un una fase crescente seguente alla ‘rottura’ al rialzo di quota 4.000: in settimana è stato infranto anche quota 4.200 punti (con un close però inferiore). Anche l’ultimo motivo di nervosismo, legato alle nuove proposte di tassazione sui redditi e sui capital gain, non è stato in grado di scalfire la dinamica positiva delle borse USA. Una proposta atta, come spiegato, a finanziare l’annunciato programma infrastrutturale da 2.250 miliardi di Dollari: un intervento che dovrà essere in grado di dare uno stimolo potente alla crescita economia americana dopo le difficoltà causate dal Covid-19. Con meno sprint il Nasdaq 100 (-0,6%), che rimane in area 14.000 punti, sostanzialmente in laterale nelle ultime settimane. Il comportamento è coerente con le dinamiche di rotazione settoriale che continuano a caratterizzare questo inizio di 2021: i settori value sono tornati a farsi valere sopravanzando quelli a maggiore contenuto ‘growth’. Comparti come l’energy, il finanziario (banche e assicurazioni) sono quelli che sono cresciuti di più nell’ottava: il primo per il nuovo upside del prezzo del petrolio (tornato a 64 Dollari al barile), il secondo per il ritorno di una certa tensione sui tassi di interesse.
A livello generale, le attuali settimane sono state caratterizzate dalle trimestrali uscite per le ‘’giant stocks’’ di Wall Street, in particolare per quelle del mondo della tecnologia. Dati record per Alphabet (che h annunciato anche un buyback) e upside del titolo mentre gli aumenti di ricavi e utili per Microsoft non hanno scaldato particolarmente il titolo. Bene invece Apple, Facebook e anche Amazon, quest’ultima grazie al boom delle vendite online (profitti triplicati rispetto allo scorso anno). Il risultato complessivo è quindi un andamento degli EPS aziendali stimati per il 2021 che viene stimato in un +47% rispetto all’anno precedente, segno che Wall Street continua a basarsi sui ‘campioni’ del listino su dati di bilancio solidi e in crescita. Le borse americane hanno affrontato, in settimana, anche la riunione periodica della Federal Reserve, dove il governatore Powell ha confermato l’esigenza di attendere ancora per dirsi soddisfatti dei progressi dell’economia. Tra le altre borse, l’Europa ha mostrato poca indole nel seguire Wall Street, con segni meno in particolare per FTSE Mib e SMI. Al pari anche il Nikkei ha mostrato poco smalto, condizionato a sua volta da un’area asiatica che sta divergendo (in particolare quelli cinesi) rispetto all’andamento delle altre aree geografiche. L’indice Vix rimane in area 17/18: sebbene il trend rimanga al ribasso, rimangono possibili ‘spyke’ improvvisi nel breve, come già accaduto nei mesi precedenti.
MATERIE PRIME
In ambito materie prime, bel recupero del prezzo del petrolio (+2,3% a 64 Dollari al barile), grazie all’aumento delle scorte settimanali e alla decisione dell’Opec+ di lasciare la politica produttiva invariata. Ancora in forte progresso i metalli industriali (Rame, Nickel) che mantengono un trend forte. Stabile l’oro in area 1.770, mentre positivo, tra gli altri preziosi, il palladio.
MERCATO OBBLIGAZIONARIO
La fase di distensione vista nei mercati del reddito fisso, con una riduzione generalizzata nei tassi di interesse sui titoli governativi, ha lasciato il posto in questa ottava ad un cambio di rotta nel breve. Negativi i segni infatti su tutti i titoli di stato dei paesi sviluppati, sia per l’area Dollaro, sia per quella Euro: le dinamiche infatti sono state le stesse. Il Treasury americano, sulla scadenza decennale, ha visto infatti una risalita dai minimi della scorsa settimana a 1,53 fino ad un close finale a 1,64.
Un risalita che ripresenta, quindi, il tema del ritardo con cui il mercato obbligazionario si sta riadeguando alle prospettive di recupero che l’economia USA sta dimostrando da qualche mese, anche supportata dai piani espansivi di spesa della nuova amministrazione Biden. La riunione della Fed tenuta in settimana (e che comunque aveva un carattere di ordinarietà) non ha modificato l’ordinamento generale e di indirizzo da parte della banca centrale americana. Tutte le misure decise nel post pandemia Covid sono infatti confermate: dai tassi a zero, agli acquisti di titoli a 120 miliardi di dollari al mese, nel contesto quindi di una politica monetaria che resta ultra accomodante. Anche perché una parte dell’economia reale (e più colpita durante la crisi pandemica), ancora deve recuperare i precedenti livelli: è il caso del mercato del lavoro dove mancano all’appello 8,5 milioni di posti di lavoro rispetto a febbraio 2020.
E’ questo il focus che guiderà anche il monitoraggio sull’inflazione, tollerata anche su estemporanee fasi di spyke improvvisi e temporanei. La continuazione dei piani vaccinali continua a risultare basilare per rendere costanti i progressi apprezzati negli ultimi mesi, così come il fatto che non emergano, nel corso dell’anno, altre complicazioni nella lotta alla pandemia. Per questi motivi occorrerà vedere ‘ulteriori, notevoli, progressi’ prima di pensare ad una riduzione degli acquisti dei titoli. Lo spauracchio di un ‘tapering’ (che comunque Powell ha detto verrebbe annunciato con molto anticipo) insomma non c’è ancora o almeno viene ritenuto poco probabile.
Non è mancato un riferimento di Powell all’andamento dei mercati finanziari, dove le quotazioni restano elevate ma per effetto non della politica monetaria ma per le attese di un corposo recupero dell’economia. In Europa anche il Bund ha confermato le pressioni rialziste già in corso ritoccando area -0,20% e portandosi sui massimi da due mesi. Un repricing che ha ‘lanciato’ anche il decennale italiano in area 0,90%, livelli che non si vedevano dallo scorso settembre.
L’aumento del free risk ha danneggiato la parte corporate, specie US (dove l’impatto causa duration è maggiore), mentre l’High Yield ha continuato a beneficiare del buon andamento del mercato azionario e della fiducia da parte degli investitori. Anche in ambito emergente, l’aumento dei rendimenti negli USA ha causato un ritracciamento dopo i recuperi delle scorse settimane. La discesa dei tassi reali ha invece favorito il miglior andamento degli inflation linked US.
MERCATO VALUTARIO
In ambito forex, settimana complessiva di stabilità per il cross Euro Dollaro che ha toccato in settimana area 1,215 per poi ritracciare. Le prese di posizione della Fed non sono andate a condizionare particolarmente il cross. Piccolo recupero per la lira turca dopo i momenti critici delle scorse settimane. Rimbalzo per il Bitcoin (56.800, +7%).
Dott. Alessandro Pazzaglia Consulente Finanziario Indipendente, mail [email protected]