Pordenone, un agente di commercio versa 96,730 di Iva per errore

PORDENONE – L’Iva, odiata tassa con la quale tutti abbiamo a che fare ogni giorni. Ci sono casi, però, in cui il versamento della stessa può diventare una vera e propria tragedia.

E’ successo ad un Agente di Commercio di Pordenone che, per una svista, ne ha versata un po troppa. Una virgola posta in posizione errata che gli è costata sui 95,000 euro.

L’Agente di commercio nell’auto-compilazione online dell’F24 per pagare l’Iva trimestrale, infatti, anziché scrivere 967,30 euro (l’iva realmente dovuta) ha compilato come segue: 96,730. E’ bastato un clic, invia e stampa.

Il Nostro aveva questa grossa disponibilità sul conto, non perché avesse chiesto un prestito di consolidamento debiti (dettagli su http://www.calcoloprestito.org/guida/consolidamento-debiti) informandosi su portali come Zonaprestiti.com, ma perché aveva da poco venduto un immobile di proprietà. Ma la situazione realmente paradossale si è creata quando, accortosi dell’errore, l’agente ha provato a contattare l’Agenzia delle entrate per correre ai ripari.

La risposta? Nessun rimborso nell’immediato ma “la garanzia di una compensazione dei futuri debiti”. Oltre al danno la beffa. Cosa significa? Che, se la media dei versamenti resta quella attuale, il nostro agente ci metterà all’incirca venticinque anni per pareggiare i conti con lo Stato.

Lo sfortunato ha dichiarato: “Quanto accaduto ha dell’incredibile. Nella mia intera carriera professionale non ho mai avuto così tanto denaro disponibile nel conto corrente. È accaduto che di recente avessi venduto un immobile e mi stessi guardando attorno per decidere come investire il ricavato. Senza quei soldi, il sistema automatico avrebbe rifiutato il pagamento, per mancanza di liquidità, e mi sarei accorto di quel maledetto punto al posto della virgola”.

Nessuna anomalia, secondo i Funzionari del Fisco che affermano, nella persona di Antonio Cucinotta, Direttore dell’Agenzia di Pordenone: “Il sistema dei rimborsi è standardizzato e noi non possiamo interpretarlo. Tanto più che la dichiarazione sul 2016 sarà disponibile solo il prossimo anno e unicamente in quel momento sarà possibile confermare la veridicità delle affermazioni del contribuente su quanto deve effettivamente all’Erario. Però nessuno si terrà i suoi soldi. Mal che vada compenserà debiti e crediti futuri”.

Resta questa, ad oggi, la sola consolazione per il professionista di 52 anni che, facendo due conti, finirà di riprendere il suo denaro intorno agli 80 anni.




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