La poetessa clautana Bianca Borsatti in un film ambientato in Valcellina

CLAUT – E’ stata rilasciato in tivù in queste festività un’opera cinematografica peculiare, che ha il titolo in friulano: Inmusclâ. Il film, diretto dal regista Michele Pastrello, è un mediometraggio ambientato in Valcellina – tra la natura non antropizzata di Claut, Barcis e Andreis – e parlato in clautano, una variante della lingua friulana.

A dare voce alle immagini è la poetessa clautana Bianca Borsatti, conosciuta in Valcellina per i suoi due libri di poesie, editi da Campanotto Editore, Thàpige sul nèf e Soréie de dené. La Borsatti, classe 1941 è sorella di Teresa Borsatti (fondatrice del museo storico dedicato alle donne della valle, il Museo della casa clautana) e al contempo è testimone e cantrice in versi lirici di luoghi, sensazioni, emozioni e asprezze della sua terra.

I suoi primissimi testi poetici portavano la firma di Bianca Borsatti “Chinese”, soprannome con il quale la sua famiglia era conosciuta in vallata.

La trama del film Inmusclâ, narrata in forma poetica come voce narrante da Bianca Borsatti, è quella di una donna – une fémena perduda ò, in clautano – che sta per compiere un misterioso viaggio a piedi, in una natura invernale spopolata, glaciale e inospitale.

Quello che le pare un percorso che la conduce a perdersi, si rivelerà invece un cammino dentro un’imperscrutabile dimensione che le appartiene. Una dimensione dove ciò che minacciosamente – cu le brute maniere, sempre in clautano – la circonda non è quello che sembra.

La vallata alpina del Friuli occidentale non è nel film solo lo scenario del film, è al contempo anche il paesaggio mentale della protagonista (la maniaghese Lorena Trevisan).

Inmusclâ è un dramma onirico e al contempo in viaggio in dei luoghi che rappresentano “un luogo”, quello interiore della protagonista e, per estensione, quello dei labirinti della condizione emotiva umana. Così l’opera fonda mistero, psicologia, Natura e lingua, quella della variante friulana, unica nel suo genere (Claut, infatti, può significare “campo chiuso”) che dona un fascino misterico all’opera.

“L’incontro con Bianca è avvenuto tramite le sue poesie, lette in un libro di Beno Fignon, – afferma il regista Pastrello – le sue prose avevano la stessa forma e suggestione del mood del mio film. Dopo averla conosciuta abbiamo deciso di collaborare assieme, traducendo i soliloqui interiore della protagonista del film in emozionali pensieri in clautano”. Per vedere il film basta collegarsi alla piattaforma Chili, da smartTV, tablet o pc. Il mediometraggio ha il patrocinio di ARLeF, della Società Filologica Friulana e dei comuni di Barcis, Claut e Scorzè. Per maggiori info consultare il sito https://www.inmuscla-ilfilm.it/




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