Versatile, territoriale ed identitaria, la Ribolla Gialla sembra muovere gli ultimi passi verso la stesura di un disciplinare che ne possa tutelare il nome ed il suo inscindibile legame con il Friuli Venezia Giulia.
L’esigenza di maggior tutela per il vino ed il vitigno strettamente friulani, si collega al crescente numero di barbatelle prodotte ed impiantate non solo nella nostra Regione, ma anche sul territorio nazionale ed in alcuni casi all’estero.
Il caso Tocai Friulano è ancora lontano dall’essere dimenticato ed il nome del vitigno Ribolla Gialla, storicamente legato al territorio e dall’indubbio valore economico, deve ora necessariamente trovare una tutela forte.
Il consumo della Ribolla Gialla negli ultimi anni è infatti in costante crescita, probabilmente trainata dal quel fenomeno “bollicine” che ne fa crescere in maniera decisa la produzione nella versione spumante. Sia essa metodo classico, charmat o ferma, la Ribolla Gialla oggi trova grande favore da parte di un pubblico sempre più vasto tanto da essere sempre più richiesta e venduta. E tale fenomeno è testimoniato da un incremento di circa mille ettari vitati negli ultimi quindici anni circa.
L’esigenza di dar vita ad un disciplinare che “confini” al solo Friuli Venezia Giulia la possibilità di utilizzare il nome Ribolla Gialla è, dunque, oggi più che mai sentita e sembra essere la strada giusta; la barbatella potrà essere impiantata anche altrove, ma sotto altro nome, tale da non generare confusione nel consumatore finale.
Anche sotto questo aspetto la vicenda Tocai ne fu un esempio: Friulano, Tai, Lison sono i nomi che sono stati adottati al posto del nome Tocai e che hanno generato confusione nei consumatori italiani e ancor più tra gli stranieri, comportando maggiori costi per le aziende vitivinicole costrette ad investire in marketing e nuove etichette.
Non da ultimo, sembra che sul tavolo della Regione, con successivo inoltro al Ministero, arriverà un disciplinare che preveda una sola Ribolla Doc e non più Igt o addirittura senza alcuna indicazione.
E questo non sarebbe altro che un voler rimarcare come la promozione del territorio avvenga anche attraverso le proprie produzioni, che, se giustamente tutelate, rappresentano un volano per l’intera economia regionale.
Attendiamo ora la decisione finale degli organi preposti che possa far superare la distinzione tra Ribolla di pianura e Ribolla di collina, in favore di un vino solamente made in Friuli.
Antonio Lodedo