MALNISIO – Continua la proficua collaborazione tra l’Associazione Musicale Fadiesis e il Conservatorio di musica Tartini di Trieste. L’appuntamento nell’ambito del Festival Centrale Sonora ne è l’esempio: gli studenti della Scuola di Musica e Nuove Tecnologie del Conservatorio si esibiranno venerdì 29 novembre alle 20.30 nella suggestiva cornice dell’ex Centrale idroelettrica di Malnisio nel videoconcerto intitolato “Dissoluzione dello sguardo”.
Questa originale proposta accompagna il pubblico in un flusso d’immagini e di sonorità, in un’esperienza immersiva e avvolgente, a volte ipnotica e straniante, attraverso sei progetti videomusicali dove s’indaga il rapporto tra digitale e reale. Quella “tempesta mediatica in cui siamo immersi e a cui contribuiamo attivamente attraverso Internet e i social media. In essa viene costantemente provocata una dissoluzione dello sguardo, inteso come strumento di focalizzazione e lettura profonda della realtà”.
Ingresso gratuito.
I sei progetti videomusicali:
• Dana Bagioli, Un pesce fuor d’acqua: composizione audiovisiva immersiva e avvolgente, in grado di portare gli spettatori in un mondo pseudo-ipnotico che richiami il continuo mutare e fluire dell’acqua. Il nome dell’opera esprime inoltre un senso di “caldo” spaesamento e disorientamento che è stato tradotto in termini artistici abbracciando la glitch art, l’estetica dell’errore, e tramite la distorsione, sovrapposizione e manipolazione di dati sonori e video. Come sorgenti video sono state utilizzate delle riprese inedite di cui i soggetti sono: mare, onde, scogli, laghi e animali acquatici (pesci, tartarughe e lumache di mare) successivamente manipolati tramite il software Touchdesigner. In questo modo l’occhio dello spettatore sarà attento alle continue mutazioni presenti e ad accorgersi di nuovi elementi visivi che emergono e si confondono con le altre immagini, creando un gioco di concentrazione. I colori assumono un altro aspetto principale dell’estetica della composizione; il bianco-nero ha la predominanza, ma viene di tanto in tanto interrotto da colori quali verde, blu e rosso/arancione, così da creare interessanti contrasti e fusioni di colore, che richiamano sempre il mondo marino. L’ambientazione sonora è stata creata a partire da campioni di suoni d’acqua come pioggia e acqua (registrati e non), elaborati in seguito tramite tecniche come il timestretching, brevi registrazioni di accordi eseguiti con chitarra elettrica utilizzati come sorgente per una granularizzazione sonora che è la colonna portante e di continuo mutamento del brano e suoni d’“errore” ottenuti registrando delle interferenze elettromagnetiche, anch’esse manipolate. La musica quindi vuole regalare una sorta di sensazione di fluidità a intermittenza. Il risultato è un’opera di tipo glitch-ambient, che sfrutta il continuo micromovimento sonoro per coinvolgere l’uditorio, riflettendo sulla bellezza e sull’estetica dell’errore, concedendo allo spettatore un attimo di piacevole e avvolgente smarrimento, proprio come se fosse “un pesciolino fuor d’acqua”.
• Amedeo Pinni, Cohere: il video e il brano musicale, entrambi esempi di espressione artistica, si intrecciano in un percorso che riflette la relazione tra l’osservatore e la natura, l’oggetto e lo sguardo. Il visivo parte con un punto di vista oggettivo, una visione chiara e distinta della realtà. Da una percezione stabile e diretta della natura, gradualmente la visione si dissolve. L’immagine si sfoca, si intreccia, e un nuovo punto di vista emerge. Non più oggettivo: è un’integrazione, una fusione tra la natura stessa e lo sguardo di chi la osserva. Questo rappresenta un’evoluzione della percezione, un passaggio dalla semplice osservazione all’esperienza profonda e condivisa con l’osservato. Il brano musicale inizia da una base stabile, utilizzando un suono tradizionale di arpa. Tuttavia, anche la musica segue un percorso di degenerazione. Si allontana dalla tradizione, attraverso l’uso di effetti e distorsioni del timbro. La musica diventa un mezzo per esprimere la trasformazione, l’incresparsi della realtà naturale attraverso una lente distorta. Tecnicamente, per quanto riguarda il visivo, la tecnica principale utilizzata è quella del Pixel Sorting, in grado di riordinare dati contenuti in un’immagine. Dal punto di vista musicale, oltre ad una registrazione dell’arpa realizzata ad hoc, il suono è stato processato tramite l’utilizzo di vari filtri e granulatori programmati dentro l’ambiente di sviluppo e programmazione audio SuperCollider. Questo brano audiovisivo esplora il tema dell’osservazione, della riflessione e il desiderio di connessione con la natura. Tutto ciò rappresenta un’unità di intenti e sentimenti, una simbiosi e una convivenza costanti con la bellezza e la forza della natura. Così come i rami degli alberi si intrecciano, le vite umane si uniscono con il paesaggio naturale che le circonda. Siamo parte di una fusione tra l’oggettività e la disgregazione, tra il suono tradizionale e le sue distorsioni, tra lo sguardo e la sua dissoluzione.
• Fabrizio Cecuta, Liminal Dissolution: il concept principale di questa composizione, che in primo luogo è il proprio modo di interpretare il tema della dissoluzione, è quello di raccogliere e selezionare dei suoni già esistenti e coerenti nella loro forma: movimenti di alcuni brani di un disco, il suono della massa della corrente, il fruscio della puntina del giradischi a vuoto… per essere poi scomposti e riassemblati in una nuova forma che va a distorcere e a sua volta dissolvere quella della realtà sonora precedente. Per questo progetto sono stati utilizzati principalmente strumenti analogici di cui giradischi ed effetti stile pedaliera per chitarra, in digitale è stato effettuato solo il montaggio delle parti registrate e modificate in tempo reale dagli strumenti analogici.
• Christopher Scherlich, Fragments: l’opera parla dei frammenti di vita che vengono caricati ogni giorno dagli utenti di tutto il mondo sui social media. Quelli che una volta erano considerati i “film di famiglia” girati per essere visionati privatamente e conservati per mantenere memoria degli eventi importanti delle singole vite, oggi diventano stories, visibili per un lasso di tempo effimero di 24 ore per poi scomparire nel magma di contenuti audiovisivi negli archivi dei social network. Fragments vuole analizzare questo parallelismo, avvalendosi di found footage e contenuti girati ad hoc, assemblati con un montaggio narrativo e l’ausilio dell’intelligenza artificiale in forma astratta e metaforica.
• Carlo Siega, Surfaces & Textures #2 earthy: la composizione audio-video appartiene a un ciclo di lavori in itinere che indagano il rapporto tra il reale e la sua rappresentazione nel digitale, che parte dal concetto materico di superficie e della sua controparte ‘sintetica’: la texture. Nel mondo naturale, Surface si definisce come elemento ‘limite’ tra uno o più corpi. Delimitando lo spazio, essa permette di definire la presenza dell’alterità attraverso una trama, di natura tattile e visiva. Il concetto di Texture è qui interpretato come qualità visibile, alterazione bidimensionale, generata ed espressa attraverso il linguaggio della Computer Graphics 3D. Essa si pone in un duplice rapporto tra continuità e discontinuità con le idee di consistenza e di “grana”. In T&S#2_earthy suono e immagine condividono un analogo e graduale processo di trasformazione e trasfigurazione. Qui, un ambiente naturale boschivo, ripreso in movimento da una camera, subisce un processo di conversione. Da riprese del naturale (camera reale) si compie una trasformazione dello sguardo in ambiente digitale (virtual camera) attraverso processi di color grading, point cloud e texture digitali auto-generative. Anche l’arco narrativo acustico si articola attraverso continue conversioni da suoni concreti/analogici e sintetici/digitali, in cui il campionamento si costituisce come processo di continuità formale, tale da permettere transizioni acustiche ottenute attraverso strategie di variazione e trasformazione.
• Paolo Pachini, Sottoforma: l’opera nel suo complesso è una sorta di pastiche, satirico e tragicomico, volto a rappresentare l’effetto dissociativo e alienante della tempesta mediatica in cui siamo immersi e a cui contribuiamo attivamente attraverso Internet e i social media. In essa, infatti, viene costantemente provocata una dissoluzione dello sguardo, inteso come strumento di focalizzazione e lettura profonda della realtà. Il brodo mediatico confonde stili e registri, unificando e mercificando codici di origine sia alta che bassa. Le immagini, sempre più perfette e capaci di risucchiarci, diventano così inesorabilmente un sostituto della realtà e, di conseguenza, delle nostre capacità e dei nostri sentimenti.
L’ex Centrale Idroelettrica “A. Pitter” di Malnisio, storicamente un laboratorio di innovazione, continua a rappresentare un luogo di trasformazione e rinascita. Qui, l’acqua corrente del Cellina veniva convertita in energia elettrica per accendere le prime luci dell’illuminazione pubblica di Venezia, inclusa Piazza San Marco. Oggi, dopo una lunga fase di transizione, questo straordinario monumento di archeologia industriale è stato restituito alla comunità con l’obiettivo di rinascere come contenitore culturale e laboratorio musicale e multimediale.
Centrale Sonora mira a essere più di un semplice palcoscenico.
Questo luogo diventa un catalizzatore di idee, immaginazione e processi creativi. Ospita concerti ed eventi all’insegna dell’innovazione ed è il centro di progetti di residenza artistica e creazione on site, ma anche un laboratorio aperto a tutti, dove la musica diventa un mezzo per conoscere sé stessi, gli altri e il territorio in cui viviamo, riflettendo sulla storia che ci ha plasmati e immaginando insieme il futuro con nuove idee, nuovi linguaggi e strumenti tecnologici di comunicazione.