Capozzella (M5S) “Il Fvg ha fame di energia, agrivoltaico non deve essere un tabù”

FVG – Frutta, ortaggi e elettricità in un unico campo è possibile. Questa tipologia di progettazione che prevede l’installazione di pannelli fotovoltaici in campi potenzialmente coltivabili perché c’è ancora la preclusione che questo perché rischierebbe di ridurre la possibilità di coltivazione e quindi produzione agricola. Il consumo di suolo, la minore insolazione e il dissestamento del terreno a causa dei paletti del fotovoltaico produrrebbe più danni che vantaggi, dicono i detrattori di questa tecnologia in Friuli Venezia Giulia.

C’è però un progetto di un’azione finanziata dall’Unione Europea con il programma Horizon Europe presente in Italia con Enea, che coinvolge anche a Spagna, il Belgio e l’Olanda. Secondo lo studio e le relative applicazioni l’agrivoltaico non ruba terreno all’agricoltura, non è un pericolo per il paesaggio e la biodiversità, non impedisce l’uso dei terreni per coltivazioni e pascoli, non prevede l’esproprio dei fondi, non impoverisce il territorio. Lo afferma, tra gli altri, anche Italia Solare l’associazione delle imprese del fotovoltaico, che smentisce quelli che definisce “5 falsi miti su fotovoltaico e agricoltura”.

I pannelli solari non rubano terreno all’agricoltura perché, secondo le previsioni al 2030 del Piano nazionale energia (Pniec), andrebbero a coprire soltanto 60 mila ettari di superficie agricola, lo 0,24% dei 16,6 milioni di ettari di superficie agricola totale. Il Pniec prevede per il fotovoltaico 50 gigawatt al 2030, che richiedono 80mila ettari di superficie: il 30% potrebbe andare sui tetti, quindi sul terreno ne servirebbero solo 60mila ettari.

In Friuli Venezia Giulia, invece, si assiste – nonostante i tanti impianti agrivoltaici già esistenti nel mondo su colture quali soia, mele, aranceti, fragole e altro ancora – ad una sorta di veto trasversale su impianti di questi tipo. E sì che di energia, specie in una regione come il Friuli Venezia Giulia, è di fondamentale importanza per privati, industrie, strutture turistiche e pubbliche. In regione la previsione si traduce in 404 megawatt nell’anno in corso, 573 nel prossimo anno, 772 in quello successivo, 1.006 nel 2027, 1.280 nel 2028, 1.603 nel 2020 e, infine, 1.960 nel 2030.

Il tutto nell’ambito di decreto molto atteso dalle aziende, dagli agricoltori e pure dalle associazioni ambientaliste, in primis Legambiente, che da tempo suggeriscono di passare all’agrivoltaico. Una tipologia di impianto, quindi, che consente di tutelare le aree agricole e la necessità di aumentare la produzione di energia da fonti rinnovabili. Il tutto, però, si scontra con la politica regionale che avverte come «la resilienza energetica e la differenziazione di produzione dell’energia non possono intaccare la qualità di una terra che per i suoi frutti è sinonimo di eccellenza in tutto il mondo». Parole in contraddizione, come se le mele dell’Alto Adige non fossero una peculiarità agricola di quel territorio o le arance per la Sicilia.

Il coraggio di fare scelte innovative, specie nel campo della transizione ecologica, per la politica è il quid che fa la differenza. La superficie agricola utilizzata oggi in Italia è 12,4 milioni di ettari, quella non utilizzata 4,2 milioni di ettari. Ogni anno vengono abbandonati oltre 120 mila ettari, dati che comprendono anche il Friuli Venezia Giulia.

La presenza di alcune specie vegetali coltivate sotto o tra le file di pannelli fotovoltaici, come foraggio, aromatiche e medicinali, è ottimale per la biodiversità, poiché contribuisce a creare habitat favorevoli agli insetti impollinatori. Tra le file e sotto i moduli fotovoltaici è possibile mantenere l’attività agricola e zootecnica, sostiene Italia Solare. Grazie all’ombreggiamento il benessere degli animali migliora e il consumo idrico si riduce fino al 20%. Per legge l’esproprio non è consentito per gli impianti fotovoltaici, ma eventualmente per le sole opere di rete, che in ogni caso prevedono cavi interrati senza creare alcun problema all’attività agricola. I proventi derivanti dalla presenza di impianti fotovoltaici sul terreno possono essere utilizzati per realizzare miglioramenti fondiari.

Nel vicino Alto Adige-Sudtirol dalle parole si è passati ai fatti con pieno appoggio della associazioni ambientaliste e di categoria. La Giunta provinciale di Bolzano, infatti, ha approvato una modifica del regolamento su proposta dell’assessore provinciale all’Energia: in futuro sarà consentita la realizzazione di progetti pilota per impianti agri-fotovoltaici su terreni agricoli di proprietà della Provincia, a scopi scientifici. Il Consiglio dei Comuni della Provincia autonoma di Bolzano su questo ha dato il suo consenso a questa modifica. In Friuli Venezia Giulia tutto tace e ci sono solo parole contrarie. Uff. Stampa Mauro Capozzella M5S




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