CRONACHE DALLA POLTRONA “Mala Fede”: un noir vesuviano tra sacro e profano

Il nuovo sfiziosissimo lavoro di Giovanni Taranto, “Mala Fede”, presentato all’ultima edizione di Pordenoir, è edito da Avagliano Editore (sì, gli stessi che hanno dato alle stampe il romanzone storico “Francesca e Nunziata” – e sì – semifinalista al Premio Strega nel lontano 1995, se qualcuno se lo fosse scordato).

Il romanzo giallo, uscito a settembre 2023, è il terzo capitolo di una trilogia con Mariani come protagonista. Ma tranquilli, se avete perso i primi due, “Mala Fede” è come “Un Posto al Sole” (la seguitissima e longeva telenovela ambientata a Napoli di cui sono un grande fan): si può cominciare da qui e ci si capisce alla grande.

In questo episodio della saga, il capitano Giulio Mariani, romano ma “napoletano” per servizio, è alle prese con una spinosa indagine che oscilla tra il giallo poliziesco e atmosfere decisamente più insolite con scorribande nell’occulto. Mariani e i suoi finiscono in un mix di vendette, sette sataniche e piani letteralmente diabolici, forse collegati a un oggetto-simbolo adorato da milioni di fedeli. La missione del Capitano si rivelerà quasi più impegnativa di quella di codificare la ricetta ufficiale del Frico in Friuli (dove praticamente ogni borgo, ogni famiglia ha la sua!)

Taranto usa una lingua piena e rotonda con ampio e gradevole uso di forme dialettali molto caratterizzanti ma mai gratuite e con il suo stile ordinato cronologicamente, ci tiene molto a farci sapere che stavolta siamo in primavera, perché, citando il nostro capitano Mariani, anche il crimine ha le sue stagioni.

La storia si svolge tra le pieghe oscure della camorra, (di cui Taranto in veste di giornalista ha scritto – e rischiato – molto), tra i servizi segreti vaticani, con il santuario CRONACHE dal centro di tutto. Vi è la figura realmente esistita di Bartolo Longo, fondatore del Santuario della Beata Vergine e del Rosario di Pompei e scopriremo che il buon Bartolo ha un passato decisamente oscuro.

Il climax della storia, che è ambientata negli anni ’90, avviene durante una messa nel celeberrimo Santuario, icona e simulacro della devozione cattolica (nella cultura napoletana la Madonna di Pompei fa i miracoli quasi quanto San Gennaro). Un fatto inspiegabile turba fortemente la folla.

C’è di mezzo il paranormale? Mariani e la sua squadra sono sul caso, pagina dopo pagina e Giovanni Taranto, con la disciplina tipica del campione di arti marziali (è cintura nerissima di Tae Kwon Do) ci prende per mano e ci guida attraverso 400 pagine di giallo che sembrano assai meno, trattando temi seri come satanismo, criminalità organizzata, religione, arte, però senza dimenticare di infilarci anche qualche gustosa chicca sulla vita di questo Bartolo Longo che, diciamocelo, è stato un tipino piuttosto interessante.

I personaggi secondari, come il logorroico forbito matricola carabiniere Emidio, il tosto brigadiere Soriano, e il nerista Alfano, aggiungono quel tocco di umanità regionale e humor che rende il romanzo ancor più vivo e gustoso.

La scrittura di Taranto è ben bilanciata tra il giallo serrato e l’afflato descrittivo pieno di colore e d’atmosfera sagacemente rappresentato delle aree vesuviane e di Pompei negli anni ’90. Non mancano gustosi momenti di pura ironia che rendono la lettura ancora più godibile, anche quando il ritmo si fa serrato e la trama si fa intricata come il traffico a Mergellina nell’ora di punta.

Pasqualino Suppa




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