I giochi di carte, le carte da gioco, il divertimento popolare, la tradizione e la continuità. Da secoli le carte da gioco sono sempre state uno dei passatempi preferiti degli europei e, naturalmente, degli italiani. Ovviamente, nel corso dei secoli, queste tessere si sono trasformate nella loro veste grafica, nei simboli e nelle dimensioni ma hanno sempre mantenuto il loro fascino sul popolo, senza distinzione di classe e ceto sociale. In fondo per utilizzare le carte da gioco non servono tanti strumenti: solo un tavolo, alcune sedie per i giocatori e tanta passione. Ed ecco che si possono passare serate intere a divertirsi.
Ma proprio per questo motivo ogni territorio, ogni regione d’Italia ha sviluppato la propria tipologia di carte da gioco con caratteristiche proprie e particolarità tipiche della regione. E il veneto è una di queste, con un suo mazzo di carte tipico, realizzato con cura e precisione e con elementi tipici del territorio. Ma le carte da gioco regionali oggi, vale per quelle venete ma per ogni altra tipologia, si trovano a fare i conti con l’avanzata del gioco digitale, che dà spazio soprattutto ai mazzi più noti su scala nazionale e internazionale.
Sulle moderne sale da gioco virtuali, come dimostrano le varie guide ad esse dedicate, a partire da quelle sui bonus e codici promozionali come il codice bonus Sisal, si trovano soprattutto giochi come poker o blackjack. E tra le carte italiane, utilizzate ad esempio per scopa o briscola, sono le napoletane a farla da padrone. Eppure, nonostante l’avvento del digitale, qualche mazzo e gioco regionale resistono e rimangono vivi nella tradizione collettiva locale. Un esempio è rappresentato dalle carte Trevigiane e Triestine.
Carte trevigiane: la storia
Le prime carte da gioco risalgono al 14° secolo circa, ma ovviamente con il trascorrere dei secoli queste sono state modificate nel disegno e nella forma, fino ad arrivare al prodotto che oggi possiamo vedere. Interessanti sono i dettagli attribuiti ad ogni epoca storica, come un mazzo risalente al 1462 e conservato nel museo di Vitoria-Gasteiz. Esso presenta delle corone sulle carte a spade. O un mazzo risalente all’Ottocento, che ha sulle carte a denari il Leone di Venezia e lo stemma di Marsiglia sul re di bastoni. Ma il mazzo che oggi tutti conosciamo risale alla metà del 19° secolo, con il bollo posto sull’asso di denari rispetto alla versione precedente, dove trovava collocazione sul re di bastoni.
In quel periodo c’era anche lo stemma dei Savoia da apporre e questo si trovava sul 4 di denari. Quando il Regno d’Italia era stato affiancato dal regime fascista inoltre, lo stemma sabaudo veniva affiancato dai fasci littori. Dopo il 1945 le cose sono ovviamente cambiate eliminando i riferimenti al regime e alla casata Savoia e cambiando anche la veste grafica delle figure, inserendole in un motivo a cornice e il bollo fiscale della Repubblica italiana sull’asso di denari.
Carte trevigiane: le caratteristiche
In un mondo in cui il digitale la fa da padrone, addirittura rendendo 3D le famose carte figurine dei calciatori, resistono strenuamente i mazzi di carte. Quelle trevisane sono sia da 40 che da 52 tessere e rispetto a quelle a cui siamo abituati a giocare sono un po’ più allungate. Ma come gli altri mazzi, esse hanno quattro semi, coppe, denari, spade e bastoni, con carte a numeri dall’1 al 7 (i mazzi da 52 includono anche l’8, il 9 e il 10) e con le tre figure del fante, cavallo e re.
Inoltre le carte trevisane sono graficamente molto particolari, non sempre di facile lettura, con una particolarità unica: quella della presenza di un proverbio su ogni asso. Sull’asso di coppe c’è “Per un punto Martin perse la capa”, sull’asso di denari campeggia la scritta “Non val sapere a chi ha fortuna contra”, e poi ancora su quello di bastoni leggiamo “Se ti perdi tuo danno”, e infine sull’asso di spade figura “Non ti fidar di me se il cuor ti manca”.
Le carte da gioco triestine
Ci sono infine le carte da gioco triestine, come si può intuire molto simili a quelle trevigiane poiché da esse discendono. Le figure presenti su queste tessere sono molto più stilizzate, il che fa pensare ad una influenza maggiore della cultura e dello stile austriaco. Sono meno allungate nella dimensione ma anch’esse sono 40 tessere con quattro semi. Le carte a numero sono sette con tre figure, stranamente indicate con i numeri 11, 12 e 13. Anche in questo mazzo, come in quello trevigiano, sugli assi sono presenti dei proverbi o dei motti come “non val saper chi ha fortuna contra” sull’asso di denari, “molte volte le giuocate van finire a bastonate” sull’asso di bastoni, “il giuoco della spada a molti non aggrada” sull’asso di spade e “una coppa di buon vin fa coraggio fa morbin” sull’asso di coppe.