Il mercato delle valute estere ed i suoi intermediari

Il Forex, ovvero il mercato delle valute estere, è ad oggi uno dei più liquidi in assoluto: caratteristica assolutamente unica che spiega anche il gran numero di piattaforme che offrono servizi di intermediazione a chi intenda portare avanti il trading in questo settore.
Tante, ma non tutte in grado di proporre servizi adeguati e, spesso, neanche intenzionate a farlo, come dimostrano i ripetuti casi che hanno visto sedicenti broker sottrarre i soldi depositati sui conti dalla clientela per poi sparire letteralmente dalla circolazione.

Cos’è il Forex

Noto anche come “FX”, acronimo di Foreign Exchange, il Forex è una forma di cambio valutario che prevede la conversione di una valuta in un’altra: il tutto è in grado di generare un giro di affari, a livello globale, che vede il volume medio giornaliero attestarsi a circa 5mila miliardi di dollari.
Il tutto può essere visto come una sorta di rete all’interno della quale acquirenti e venditori, ovvero trader, banche centrali e aziende di vario tipo, scambiano una valuta ad un prezzo prestabilito e la convertono in un’altra.

I broker online

Se un tempo le operazioni erano rese complicate dall’assenza di tecnologie adeguate, oggi non è più così e la digitalizzazione del sistema ha dato l’opportunità di entrare nel Forex ad una miriade di piccoli investitori che un tempo potevano solo utilizzare l’intermediazione della banca o delle società specializzate per poterlo fare.

Oggi hanno a disposizione le piattaforme online, che provvedono ad offrire i loro servizi a prezzi molto più convenienti rispetto alle commissioni richieste dagli istituti bancari, ovvero sotto forma di spread. Piattaforme che, tuttavia, devono essere scelte con attenzione (per chi volesse approfondire, un elenco delle piattaforme più note per investire nel forex).

Quali sono i maggiori rischi del Forex

Quali sono i fattori che vanno ad influenzare il Forex? Si tratta di un quesito importante per cercare di comprendere meglio questo mercato e provare a individuarne i trend. Il primo da tenere in considerazione è rappresentato dalle banche centrali, le cui decisioni sono in grado di imprimere una ben determinata direzione ai mercati. Come successe ad esempio nel 2012, quando il celebre “Whatever it takes” di Mario Draghi impedì una vera e propria tempesta valutaria rafforzando l’euro.

Il secondo fattore è il sentimento del mercato. Ovvero l’opinione prevalente degli operatori su un determinato asset, che può deciderne le sorti in maniera più o meno forte. Un sentimento che non può prescindere da una serie di notizie ed eventi finanziari, come ad esempio i dati relativi all’occupazione dei grandi Paesi, le decisioni delle banche centrali sui tassi di interesse, l’inflazione in determinate aree. Ovvero i dati macroeconomici in grado di impattare in maniera rilevante e indicare lo stato di salute delle economie nazionali.




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