Mercati finanziari, prevale ancora la positività

Ancora una settimana caratterizzata dai segni più per i listini azionari che soprattutto nella prima parte della settimana hanno inanellato sedute capaci di portare molti indici su nuovi massimi storici o di periodo.

E’ il caso dei mercati americani, con l’S&P 500 che con lo slancio rialzista partito a inizio febbraio è riuscito ad annullare di fatto tutte le problematiche che potevano nascere dalla diffusione del Coronavirus. Movimento ugualmente corposo quello del Nasdaq Composite.

L’azionario è rimasta l’asset class preferita dagli investitori, il cui sentiment è rimasto positivo in virtù dei leitmotiv che da qualche mese sostengono i listini: da una parte la convinzione del mercato che la crisi legata al Coronavirus non sarà capace di condizionare negativamente l’andamento economico, dall’altro l’atteggiamento ancora accomodante, in termini di liquidità, da parte delle autorità monetarie.

Di fatto, gli operatori stanno nuovamente utilizzando la leva del ‘denaro facile’ per acquistare le asset class che hanno maggior potenziale di rendimento atteso, non essendovi, nella torta allocativa, alternative ritenute a miglior ratio rischio/rendimento.

La positività vista sui mercati americani ha trascinato anche gli andamenti di quelli Europei, con Germania e Italia a far la parte dei best performance. Entrambi questi indici aggiornano i massimi di periodo, grazie alla tonicità di alcuni comparti chiave come Chimica, Banche e Auto, mentre hanno fatto più fatica i settoriali più difensivi. Nonostante, quindi, sia BCE che Fed abbiano messo in guardia circa gli effetti sull’economia del Coronavirus, le borse sviluppate sono rimaste ancora piuttosto positive, ad eccezione del Giappone che ha chiuso la settimana in negativo.

Tra gli emergenti i saldi settimanali hanno visto incrementi abbastanza generalizzati, sia per quelle aree, come quella asiatica, fortemente legata (anche per motivi geografici) alle problematiche della Cina in tema di Coronavirus, sia per le altre (Russia, Brasile): i segni più sono allineati a quelli paesi sviluppati

Materie Prime

In ambito materie prime, dopo molti segni meno torna a risalire il basket generale (+1%), grazie al rimbalzo del prezzo del petrolio che si allontana dalla pericolosa area 50, attestandosi in Chiusura di settimana a quota 52 Dollari al barile. Rimane sostenuto il prezzo dell’oro (1.580), nonostante il generale clima di risk on e la forza espressa dal Dollaro USA e, sempre tra i metalli preziosi, torna a salire il Palladio.

Mercato Obbligazionario

Settimana di flusso di notizie da riportare per le principali banche centrali mondiali, sulle quali continuano ad essere puntati gli occhi degli operatori. Jerome Powell, capo della Fed, ha rimarcato infatti che, se da un lato alcune incertezze legate al commercio sono sostanzialmente diminuite (consentendo una stabilizzazione della crescita globale), dall’altro alcuni elementi di breve e medio periodo devono essere oggetto di valutazione e monitoraggio da parte delle autorità monetarie.

Per quanto riguarda il Coronavirus, Powell non si è sbilanciato in previsioni, affermando che è ancora troppo presto per valutare il suo impatto effettivo. Nel medio periodo, infatti, le complicazioni su scala internazionale potrebbero infatti intaccare, anche se marginalmente, la crescita dell’economia americana. In questo caso la Fed si trova comunque, secondo Powell, nella condizione di poter intervenire, in modo flessibile e dinamico, a seconda della traiettoria che seguirà l’economia: l’attuale impostazione dei tassi è comunque adeguata rispetto all’obiettivo di raggiungere il 2% di inflazione.

Per quanto riguarda invece gli interventi che la Fed, da metà settembre, sta facendo sulle aste per il sistema bancario, scenderà il limite massimo per quelle giornaliere (da 120 a 100 miliardi) e anche quello per le operazioni bi-settimanali (da 30 a 20 miliardi nel giro di un mese).

Secondo Powell, è da ritenersi che le riserve delle banche dovrebbero tornare a livelli da considerare sufficienti per evitare il ripetersi degli eventi dello scorso settembre.
In queste settimana non ci sono stati particolari movimenti sui rendimenti, con i governativi che evidenziano ancora rendimenti molto compressi.

Segni quindi che il mondo obbligazionario vede pochissima pressione sui tassi a lungo al momento, stimando una crescita prospettica non certamente tonica.

Per quanto riguarda invece la zona Euro, le tendenze sono state di segno opposto, con segni più generalizzati per il reddito fisso. Acquisti sia sul governativo periferico (dove esiste ancora un delta di rendimento) ma anche su quello ‘core’: per quest’ultimo vanno considerati i dati usciti nella zona Euro che hanno attestato ancora difficoltà nell’alimentare la crescita economica.
Tra gli altri segmenti obbligazionari: continua il buon momento per il debito emergente mentre nel corporate a rivalutarsi sono soprattutto i meriti di credito più speculativi.

Mercato Valutario

Per quanto riguarda le valute, l’Euro ha visto un indebolimento generalizzato, sia verso i paesi sviluppati sia verso quelli emergenti. Il Dollaro ha inanellato una serie di sedute caratterizzate da una alta forza relativa, approfittando dei deboli dati macroeconomici della zona Euro e attestandosi in chiusura d’ottava in area 1,08, nuovi minimi di periodo. Forte anche la Sterlina e lo Yen. Mantiene il suo trend positivo di breve anche il Bitcoin.

Dott. Alessandro Pazzaglia Consulente Finanziario Autonomo

Mail : [email protected]

Sito : www.pazzagliapartners.it




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