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Pordenone
venerdì , 27 Dicembre 2024

Accolto ricorso coppia donne per l’eterologa. Esulta associazione Coscioni

PORDENONE – Il Tribunale di Pordenone, Giudice Maria Paola Costa, ha accolto la richiesta di una coppia di donne omosessuali, di sollevare la questione di legittimità costituzionale delle norme che attualmente vietano in Italia l’accesso alla Procreazione Medicalmente Assistita anche alle coppie omosessuali: lo apprende l’Ansa dall’avvocato Maria Antonia Pili, legale delle ricorrenti.

Sul procedimento si pronuncerà ora la Corte Costituzionale.
Alla coppia era stato rifiutato l’accesso alle tecniche di fecondazione artificiale dal Servizio per i Trattamenti di Procreazione Medicalmente Assistita presente nell’Azienda Sanitaria 5 di Pordenone.

Di fronte al diniego della struttura pubblica, le due donne avevano chiesto al giudice, qualora non fosse stato possibile in via diretta – ovvero con un’interpretazione costituzionalmente orientata – superare il rifiuto dell’Azienda Sanitaria, di investire della questione la Corte Costituzionale, al fine di dichiarare formalmente l’incostituzionalità di tale divieto.

Esulta l’Associazione Luca Coscioni, da anni in prima linea per abolire la legge 40/2004, che impedisce di fatto le buone pratiche mediche della fecondazione assistita in Italia.

Per impedire che la legge dispiegasse i suoi effetti proibizionisti e contro i diritti delle coppie, l’Associazione Luca Coscioni si è battuta e si batte ancora oggi (dopo aver dato vita al referendum del giugno 2005) affinché questa legge venga sostituita da una disciplina più europea, laica e liberale, anche e soprattutto utilizzando i ricorsi giudiziari.

“Un altro divieto della legge sulla procreazione medicalmente assistita è destinato ad essere cancellato – dichiara l’Avv. Filomena Gallo, segretario Associazione Luca Coscioni -. Il Tribunale di Pordenone ha sollevato la prima questione di legittimità costituzionale sul divieto di accesso alle tecniche di procreazione medicalmente assistita per le coppie dello stesso sesso previsto all’articolo 5 della Legge 40 del 2004 – quella stessa legge ad oggi è stata riformata solo tramite l’intervento della Corte Costituzionale”.

“Una discriminazione su base dell’orientamento sessuale di chi ha bisogno di queste tecniche mediche per poter avere un figlio. Divieto in violazione con la nostra Carta Costituzionale e le fonti di diritto internazionali. Ancora una volta là dove non vuole arrivare la politica sono le persone con le loro vite e diritti che, attivando le istituzioni, diventano “legislatori”.

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