Buoni dati per l’economia Usa, le borse corrono ancora, tassi stabili e petrolio in risalita

Intermarket

Altra settimana positiva per le borse internazionali che continuano la loro cavalcata rialzista e, in diversi casi (come le borse USA) anche registrando nuovi massimi assoluti. In assenza di cattive notizie, infatti, i listini catalizzano quanto di buono arriva dal fronte macro e microeconomico, con i dati in uscita relativi alla crescita economica, dai valori di inflazione e dalle trimestrali aziendali.

Il supporto positivo viene infatti, almeno gli indici azionari, da dati macro nel complesso incoraggianti per l’economia americana che rimane ben intonata, sia sul piano dei consumi che su quella occupazionale. Un elemento supportivo che non può che rendere stabile (ma positivo) l’outlook per le aziende quotate, con earnings che nel 2024 vedono ancora delle stime di crescita a doppia cifra per Stati Uniti. Questo sostegno è basilare per la continuazione dell’uptrend in corso, così come avvenuto lo scorso anno quando solo momentanei vuoti d’aria hanno condizionato il corso delle borse. In questo frangente, palpabile è la crescente attenzione degli investitori per i comparti tech ‘growth’ e con le grandi capitalizzazioni che, salvo casi isolati, rimangono trainanti per i listini.

Leggermente diverso è invece l’ambito obbligazionario e dei tassi: un buon andamento economico si concilia solo in parte con una Fed esageratamente accomodante, tanto che nelle ultime settimane le probabilità di un taglio dei tassi di interesse già nelle riunioni di inizio primavera sono state oggetto di maggiore moderazione. I mercati, tuttavia, ritengono che, per motivi finanziari o extra finanziari, le possibilità siano favorevoli, salvo, ovviamente, cigni ‘grigi’ che possano inframezzarsi tra la realtà e i desiderata. La settimana ha visto intanto il primo delle due riunioni previste per fine gennaio, quello della BCE, da cui però non sono emerse novità significative (e sono quindi mancate anche potenziali cattive notizie).

La speranza dei mercati rimane quella di trovarsi in una sorta di Eden, dove la liquidità, pur in presenza di una politica monetaria restrittiva, non manca e con i valori di inflazione in discesa/consolidamento vi sia modo alle banche centrali di abbassare il costo del denaro, con un effetto di riverbero positivo sul piano macroeconomico (lavoro/consumi), micro (utili aziendali) e finanziario (ampliamento dei multipli e ulteriore calo degli spread di credito).

Dati Macro

Migliora, almeno in prospettiva, l’outook economico per l’Eurozona dopo il dato del PMI manifatturiero: la presidente Lagarde prospetta un 4Q stagnante ma un possibile effetto di rebound per i primi del 2024.

Lato US, i dati hanno mostrato un generale buon andamento economico, con gli ordini di beni durevoli in progresso e soprattutto un PIL 4Q 2023 ben oltre le attese (+3,3% vs +2,0%), supportato da scorte e consumi personali. I dati di inflazione sono uscito abbastanza in linea con le attese (+0,2% mensile e +2,9% su base annuale): se non risalgono effettivamente gli spazi per una politica monetaria un po’ meno aggressiva, ci sono.

Mercato Azionario

L’indice MSCI World (azionario globale) chiude la settimana con un buon risultato, un +1,3% che fortifica maggiormente un risultato year to date che ha visto solo la prima ottava con il segno meno, poi vi è stato il monologo delle borse USA, capitanate dai forti rialzi in particolare sui titoli tecnologici. L’S&P 500 chiude l’ottava con un rialzo dell’1,1% e il Nasdaq dello 0,6%, in una settimana dove sono entrate in gioco le prime trimestrali delle grandi capitalizzazioni: tra chi ha fatto bene (Netflix, IBM) e chi meno (Tesla, Intel), ora si attendono Microsoft, Alphabet, AMD, Apple, Amazon e Meta, con attese sì positive ma anche con l’attenzione verso un comparto cruciale per capire anche l’andamento economico statunitense. Il comparto chip declina sul finale: dopotutto, non tutti i players possono essere vincenti.

Il superamento dei massimi per gli indici USA riflette comunque fondamentali solidi, visto che le attese sugli utili avevano già superato gli ‘’all-time-high’’ di fine 2021/inizio 2022. Il riallineamento, quindi, ha spazzato via le incertezze con una view sorretta anche dai dati macro che sono sempre rimasti tonici. Un quadro macro che un po’ manca invece all’Europa, rimasta indietro fino alla settimana scorsa e che va ora a recuperare grazie ad una parziale rotazione settoriali verso settori che non siano i tech. L’Europa torna in positivo nel 2024 grazie al +3,1% dello Stoxx 600 mentre il +4,5% non basta invece alla Cina per togliere il segno meno nelle performance annuali (-7%). Il recupero settimanale è figlio delle misure a sostegno dei legislatori cinesi, preoccupati dalla continua discesa degli indici borsistici e dai deflussi finanziari in corso.

Mercato obbligazionario

Come scritto in precedenze, l’ambiente del debito governativo non è ugualmente caratterizzato da tono positivo così come visto per l’azionario. La motivazione è legata al fatto che i dati macro positivi non fanno altro che dare sostegno alla tesi di chi vede prematuro intervenire sui tassi di interesse quando le cose vanno ancora bene sul piano economico. Si sa, le banche centrali non brillano certo per tempestività e timing, gli ultimi 2 anni sono una dimostrazione, ma oggettivamente il movimento di dicembre (che aveva invece premiato insieme equity e bond) ora non appare ugualmente sostenibile. C’è comprensibilmente da capire come il duo banche centrali / Tesoro Usa potrà gestire il 2024 senza far mancare il driver imprescindibile per i movimenti di borsa, ossia la liquidità. O anche, se cedendo a tagli dei tassi corposi, non vada ad inflazionare altre asset class (equity) in pericolosi ricorsi storici (1999-2000).

Qualche incertezza insomma traspare nel reddito fisso, che ora pondera da un lato un ragionevole desiderio che i tassi possano essere ritoccati al ribasso e, dall’altro, con l’evidenza di aver già scontato uno scenario particolarmente positivo, specie quando i valori di inflazione usciti sono al momento moderati. La domanda è se tensioni geopolitiche o la stessa crescita economica possa ravvivarla.

Per la banca centrale americana, marzo appare al momento come un crocevia importante: dopo la pausa dell’ultimo trimestre 2023 è arrivato il momento per aprire una stagione diversa? Le probabilità sono quasi esattamente al 50%, segno di una incertezza nelle attese. Gli stessi valori mostrano invece come la BCE si sia accomodata in posizione di attesa (il rialzo è stimato, con elevate probabilità, 90%, ma per il meeting di aprile). C’è da aspettarsi che le politiche monetarie non saranno oggetto di particolari disallineamenti, anche se lato sul lato economico non vi è per il momento una identicità della situazione della zona Euro e quella USA.

Materie prime

Dopo un inizio d’anno non particolarmente felice, le materie prime fanno registrato un buon rialzo (+2,1% il paniere generale) sospinto, in particolare, dal petrolio che rivede, dopo tempo, area 78$ (+6,3%), sospinto dal calo delle scorte ma anche dai condizionamenti geopolitici nell’area Mediorientale.

L’attesa e sperata ripresa cinese invece ridà fiato ai metalli industriali. Poco mosso l’oro, che rimane in area 2.020 $, condizionato in negativo dalla relazione tra buoni dati economici e quindi tassi nominali ancora elevati.

Mercato delle Valute

In tema valutario, qualche decimale di rafforzamento per il Dollaro USA che fa tornare il cross Euro-Dollaro sotto quota 1,09 (1,085) e capitalizza la resilienza dell’economia americana.

I toni distensivi della BCE portano comunque la valuta europea ad essere debole verso i principali cambi mondiali (Franco svizzero, Yen giapponese).

Dott. Alessandro Pazzaglia, consulente finanziario indipendente, www.pazzagliapartners.it




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