CRONACHE DALLA POLTRONA “C’è ancora domani” film-tesoruccio con tanto cuore
Innanzitutto bisogna fare una doverosa premessa: di sicuro il cinema italiano deve moltissimo a “C’è ancora domani” che con 5.229.910 biglietti venduti e un incasso totale di 35.692.969 € al 24 gennaio 2024 (è costato circa 8 milioni), è il film più visto e con maggior incasso dell’anno 2023 e della stagione 23/24, e ha battuto persino un colosso come Barbie e ha il merito di aver fatto appassionare nuovamente il popolo italico alla sala. E non è poco!
Paola Cortellesi, talentuosissima presenza della tv e del cinema italiano, regista e protagonista, ci invita a fare un viaggio nel passato con questo suo esordio dietro la macchina da presa, con una commedia storica che, con tocco moderno e una buona dose di humor, ci trasporta nella Roma del 1946, ritraendo un mondo di pesanti tensioni e violenze domestiche bilanciate da afflati democratici e con intense riflessioni sulla condizione delle donne. Ovviamente come in ogni film neorealista che si rispetti (anche se neo-pop) ci sono gli Americani, qui incarnati da un gentile e sensibilone sergentone di colore dal sorriso pluridentuto della Military Police che a un certo punto della narrazione fungerà da provvidenziale deus ex machina.
La storia è tutta attorno a Delia, interpretata veramente bene dalla stessa Cortellesi, che è una donna apparentemente schiacciata da un marito autoritario (Valerio Mastandrea, qui in un personaggio negativo) e un suocero losco e cialtrone (Giorgio Colangeli). Molto intesa la figura della giovane figlia Marcella (la giovane e intensa Romana Maggiora Vergano) che fa da contraltare critico alla madre oppressa da questo patriarcato tossicissimo in salsa testaccina.
In effetti le borgate romane sono protagoniste con il loro microcosmo fatto di rumorosi mercati rionali, cortili affollati di umanità, interni di appartamenti modesti, non a caso il film inizia con una scena molto dettagliata, presentandoci il diorama di Delia, con leggere e gradevoli sequenze di tran-tran familiare in bianco e nero. Diciamoci la verità: Delia si fa un deretano così per portare a casa un po’ di sudatissimi denari ed è sempre super operativa per le pesanti faccende di casa e di gestione servile di marito, suocero, figli (2 maschietti in età scolare e Marcella adolescente) e in cambio le arrivano solo dei gran pesci in faccia.
Anche se un po’ ce l’aspettiamo, rimaniamo piuttosto spiazzati al primo schiaffone del marito Ivano (Mastandrea), – poverino è nervoso, ha fatto due guerre – ma l’effetto non è drammatico come ci aspetteremmo. Cortellesi ha deciso di rappresentare la violenza domestica, mascherandola allegoricamente con balletti protopop stile Tik Tok su hit romantiche ‘40/50/60. Una trovata che alleggerisce la pellicola da un certo pietismo e le dona una leggerezza che porta sì a riflettere, ma anche a mantenere un ottimo livello di godibilità, e visti i numeri di biglietti venduti, possiamo dire che è una scelta azzeccata.
La scelta di inserire questi balletti e altri momenti leggerissimi, come (attenzione SPOILER!) la sequenza del cioccolato che annerisce i denti, ci porta in una dimensione stralunata e giocosa, quasi da regressione infantile.
Il cast offre interpretazioni convincenti nel limite della scrittura dei singoli personaggi comprimari, con particolare menzione per Valerio Mastandrea nella sua interpretazione di un marito rozzo e manesco e Emanuela Fanelli che incarna l’amica fruttivendola romanaccia di Delia che con spontaneità.
Il film, tuttavia, non manca di suscitare qualche domandina. La trama, seppur ben scritta specialmente nei dettagli e nella caratterizzazione di Delia e di altri personaggi e ambienti, presenta alcune approssimazioni e sequenze risolte in maniera sbrigativa. Ad esempio gli effetti “deflagranti” dell’amicizia con il già citato sergentone nero della MP.
Rimane comunque nel cuore l’interpretazione di Paola Cortellesi di Delia in “C’è Ancora Domani”. La sua figura di donna e di mamma che fa grandi, ma grandi, sacrifici per amore della sua famiglia inevitabilmente ci fa pensare alle nostre di mamme e di nonne e di quanto ci hanno voluto e ci vogliono tanto tanto bene.
Anche il plot twist finale, che coinvolge una misteriosa lettera e il desiderio di Delia di affrancarsi in qualche modo da questa grama vita di sofferenze e umiliazioni è eseguito un po’ di fretta e semplicisticamente ma che onestamente non turba la godibilità del film e anzi ci trasporta e ci fa arrivare commossi, impauriti e in lacrime al gran finale tutto grandi emozioni e buoni auspici per il futuro… in effetti “C’è Ancora Domani”! Grazie cara Paola :* ti si vuol bene.
Pasqualino Suppa