CRONACHE DALLA POLTRONA Il “TITANIC” Nazista, un film (bello) con una storia bruttissima a dir poco

Grazie al diuturno lavoro di Cinemazero, da sempre impegnata in vaste operazioni culturali in relazione al cinema, in occasione del Giorno della Memoria, siamo riusciti a recuperare questo gioiello maledetto della cinematografia nazista fortemente voluto da Hitler e affidato (e poi osteggiato) da Goebbels in persona. Il film è stato interessantissimamente introdotto dal critico e storico cinematografico Giuseppe Ghigi accorso sulle sponde naoniane per l’occasione.

Nel 1942, in piena Seconda Guerra Mondiale, mentre le bombe angloamericane piovevano copiosissime sulla Germania e il morale dei tedeschi scendeva sempre più in basso, Adolf Hitler decise di sfruttare il potere del cinema per produrre un film di propaganda antibritannica. L’obiettivo era dipingere gli inglesi come un popolo cinico, avido e vile, privo di qualsiasi eticità. Joseph Goebbels fu incaricato di supervisionare il progetto, che ebbe come fulcro la tragedia del Titanic.

Questo” Titanic” non ha nulla da invidiare a quello di Cameron e si distingue per gli effetti speciali avanzati e l’ambientazione sulla nave Cap Arcona, che era una chicca della Kriegsmarine. Ma la vera chicca arriva con la trama: un mix di dramma realista e propaganda finemente intrecciati e elegantemente e riccamente messi in scena. I protagonisti tedeschi, rappresentati da povere famiglie in terza classe, sfuggono all’iceberg, mentre gli inglesi, capitalisti avidi, affondano con la nave.

Una svolta sorprendente dalla trama tradizionale. La causa “propagandistica” dell’incidente? Il presidente della White Star Line (la compagnia armatrice), afflitto dal super calo dei valori delle azioni in borsa, imbastisce una feroce e dissennata operazione speculativa per decuplicarne il valore.

Se il Titanic fosse arrivato con un giorno di anticipo le azioni della White Star sarebbero salite alle stelle! A tale scopo incarica il corrotto e servile Capitano Smith di navigare alla massima potenza fino a New York, ignorando gli sperticati avvertimenti del coraggioso, retto e assennatissimo Primo Ufficiale Petersen, casualmente l’unico di origine tedesca, che guarda caso (SPOILER!) sarà uno dei pochi a salvarsi assieme alla sua “Rose” conosciuta durante la traversata. Un’epopea da minculpop tedesco che punta a smascherare gli inglesi come cuori duri legati al denaro e i tedeschi come campioni di magnanimità, solidarietà e, naturalmente, buon senso.

La sceneggiatura, scritta da Walter Zerlett-Olfenius, nazi iperconvinto, e membro della Gestapo, mira a far comparire il brutale cinismo degli speculatori inglesi.

Il regista scelto per dirigere questa epica cinematografica fu Herbert Selpin, pare fosse un uomo incazzoso ma perfezionista sul set. Selpin spingeva per girare su una vera nave anziché su set ricostruiti o modellini del Titanic. (provarono con un modellino di 12 metri ormeggiato su un laghetto nei pressi di Berlino ma un forte nubifragio e la proibizione di girare di notte a causa dell’oscuramento antiaereo fecero letteralmente naufragare il progetto). Il problema era trovare una nave adatta, considerando che si girava sotto le bombe in piena guerra.

Goebbels riuscì a procurare a Selpin il transatlantico Cap Arcona, precedentemente utilizzato per trasportare profughi dalla Prussia orientale durante la guerra. Questa nave effettivamente era stata costruita nel 1927 per emulare il Titanic e poi effettivamente avrebbe avuto un destino molto più tragico di quella.

Il set del film non fu privo di complicazioni. Selpin richiese un gran numero di comparse e Goebbels lo accontentò inviando sul set soldati della Wehrmacht. Tuttavia, le riprese furono spesso disturbate dalle scorribande dei soldati-comparse, spesso ubriachi e molesti, causando grosse tensioni sul set. La situazione precipitò quando, durante un litigio con lo sceneggiatore/aiuto regista/agente sotto copertura della Gestapo Zerlett-Olfenius, Selpin esplose in un acceso commento contro i soldati, definendoli “codardi e patetici e neppure capaci di vincere una guerra”. Questa cosa portò immediatamente al suo arresto e poco tempo dopo venne trovato “suicidato” con le sue bretelle in carcere.

La regia del film passò a Werner Klingler, che completò il progetto nell’ottobre del 1942. Quando Goebbels ebbe modo di vedere la copia finale il 17 dicembre 1942, si rese conto che il film poteva risultare controproducente. La storia del capitano che conduce la sua nave al naufragio poteva essere interpretata come una pericolosa similitudine con la situazione tedesca. Di conseguenza, Goebbels bloccò l’uscita del film, consentendo solo alcune proiezioni isolate a Praga e Parigi, occupata dai nazisti.

La storia del Titanic nazista non finì con la fine del Terzo Reich. Nel 1950, il film venne proiettato a Berlino Est con l’approvazione sovietica, diventando uno strumento di propaganda anti-britannica e anti-capitalista. La DDR sottolineò sì la brutalità nazista, pur accusando gli speculatori inglesi di aver provocato la tragedia con la loro sete di profitto.

Nel marzo del 1945, con le truppe sovietiche in avanzata, e con la resa della Germania oramai prossimissima, la nave Cap Arcona fu riempita di prigionieri provenienti dai campi di concentramento (erano circa 6000) e assieme ad altre navi più piccole sempre stipatissime di ebrei e altri prigonieri venne inviata al largo imbottita di nafta nell’intento di essere trasformata in un enorme rogo crematorio.

Per una tragica fatalità venne invece colpita dagli aerei inglesi. L’errore della RAF portò effettivamente al rogo delle navi, causando la morte di migliaia di prigionieri. Il destino maledetto della Cap Arcona, divenne ancora più allegoricamente e tragicamente emblematico di quello del Titanic anche se la sua storia è rimasta per molti anni dimenticata.

Pasqualino Suppa




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