Mercati ancora positivi, continua il recupero di ciclici e petrolio, storna l’oro

MERCATO AZIONARIO

L’ottava è stata positiva per i mercati azionari internazionali: l’indice globale (MSCI World) è avanzato di 2,5 punti percentuali, portando la performance da inizio anno ad un lusinghiero +12,5% (in USD), viste soprattutto le premesse di inizio anno.

Non è un risultato omogeneo tra i vari mercati, perché sintesi tra la sovraperformance di quelli americani (ed in particolare del Nasdaq, +41,5%), la debolezza dell’Europa (Dax in parità ma altri indici in territorio negativo) e la ritrovata forza di Giappone ed Emergenti, con questi ultimi tornati ad essere preferiti dagli investitori per la migliore ‘exit’ dalla prima ondata legata a Covid. L’ultimo mese di borsa ha in realtà rappresentato un parziale turnaround rispetto a quanto visto fino a fine ottobre: la spinta derivante dalle notizie sui vaccini ha infatti riportato in auge comparti sacrificati dall’emergenza Covid, come energetici, finanziari e in generale settore da Old Economy. L’inversione di tendenza ha anche ridato slancio alle piccole capitalizzazioni, finora penalizzate da un contesto economico improntato al pessimismo per la ripresa dell’economia verso i livelli pre pandemici.

Se le notizie di un vaccino rappresentano una condizione necessaria per avere un 2021 meno cupo del 2020 (e i mercati hanno mostrato di aver dato scommesso già da molti mesi in una soluzione), l’uptrend dai minimi di marzo non sarebbe stato possibile senza la ‘stampella’ della banche centrali, che hanno evitato il liquefarsi dei mercati. Ponendosi come obiettivo la solvibilità sistemica, le banche centrali si sono poste come prestatore di ultima istanza, immettendo enormi quantitativi di liquidità e rimandando ad un dopo le problematiche relative agli aspetti di indebitamento.

Liquidità che nel presente genera assets inflation e che dovrà poi tramutarsi in crescita economica reale (e utili) nei prossimi anni. I multipli, infatti, anche grazie all’ulteriore incremento delle quotazioni nel breve termine si sono ulteriormente amplificati e scontano già una recovery completa nel 2021 e 2022. Nonostante questo, le borse confermano la loro configurazione rialzista sui diversi frame temporali, in alcuni casi attestandosi tecnicamente su soglie piuttosto rilevanti.

E’ il caso del Nasdaq, riportatosi sui massimi di periodi o, in Europa, del Dax, che, se pur con composizioni molto diverse, si trovano ora di fronte a ostacoli tecnici.  Nel breve intanto, la recente rotazione settoriale continua a premiare il comparto energy e in generale i ciclici, a conferma della maggiore partecipazione ai rialzi di mercato. Tra i tematici invece, ancora denaro su energie pulite, batterie e intelligenza artificiale mentre gli auriferi hanno patito per la discesa del prezzo dell’oro.

MATERIE PRIME

Per quando riguarda le materie prime, continua il rally del petrolio (+8%) che sfonda area 45 e rompe al rialzo il trading range degli ultimi mesi. La maggior fiducia sulla ripresa economica (anche grazie alle soluzioni vaccinali) spinge al rialzo anche le materie prime industriali (rame +6,1%).

Debole invece l’oro, indebolito dal clima di risk-on: le quotazioni scendono sotto area 1.800 (-4,5%). Tra i preziosi resistono invece palladio e platino.

MERCATO OBBLIGAZIONARIO

Dopo la discesa generalizzata dei rendimenti vista nella scorsa ottava, il reddito fisso ha visto da un lato un consolidamento sull’ambito governativo e una continuazione della fase da ‘risk-on’ sulle categorie obbligazionarie più remunerative. Complice anche una settimana caratterizzata dalla festività del Thanksgiving Day, il rendimento del decennale americano si è mosso in laterale, con una variazione finale rispetto all’ottava precedente di pochi basis point (close a 0,84%). I verbali sull’ultimo meeting della FED (4/5 novembre) hanno evidenziato che il FOMC ha vagliato la possibilità di variare (al rialzo, in termini di acquisti) la strategia di acquisto di titoli obbligazionari.

Si tratta di misure da approntare ‘presto’ e che saranno con tutta probabilità vagliate nel prossimo meeting di dicembre, cambiando la frequenza degli acquisti, switchando verso scadenze più lontane o allungando l’orizzonte temporale previsto. Quale che sia il mix operativo, resta la finalità, ossia contrastare la debolezza economica presumibile di questo finire di 2020 e cercare di riavvicinarsi ai livelli produttivi pre pandemici.

Se queste sono notizie comunque già pienamente a conoscenza dei mercati, resta più da esplorare il rapporto che vi sarà tra la Fed e il Tesoro americano. La settimana scorsa si era chiusa con le dichiarazioni del segretario al Tesoro Mnuchin, il quale aveva comunicato l’intenzione di non estendere la maggior parte dei programmi di presto di emergenza, preferendo una diversa allocazione anche di quanto non speso nel Cares Act di inizio anno.

La settimana entrante, invece, ha portato una novità piuttosto rilevante, ossia la nomina di Janet Yellen come nuovo Segretario al Tesoro. La scelta da parte di Biden evidenzia la volontà di essere aggressivo nelle misure di sostegno all’economia e Yellen, in qualità di presidente della Fed, aveva già gestito politiche accomodanti in termini di stimoli monetaria. Spesa pubblica, più deficit e più debito: questo è da aspettarsi per i prossimi anni, elemento che porterà a calmierare la parte lunga della curva grazie ad una maggiore offerta di titoli. E’ questa, quindi, la condizione per fare più debiti, ossia mantenere su livelli bassi i tassi di interesse finchè non sarà possibile tornare a restringere la massa monetaria.

Da segnalare, inoltre, che la posizione verso la Cina potrà essere ammorbidita rispetto alla gestione di Trump, elemento che dovrebbe portare al ritorno, se pur nel tempo, alle forme di globalizzazione pre pandemiche. Il background generale si muove quindi con favore per le asset rischiose: l’equity già lo sta scontando ma anche sul debito High Yield e su quello dei paesi emergenti sono continuati gli acquisti, allungando il trend positivo delle ultime settimane.

In Europa, resta su livelli molto sacrificati il decennale del Bund (-0,59%) e su nuovi minimi quello italiano (0,59%).

MERCATO VALUTARIO

Per quanto riguarda il mercato dei cambi, l’ottava ha visto la debolezza del Dollaro USA rispetto all’Euro, con il biglietto verde indebolito dalle prospettive di politiche di emissione di debito aggiuntivo. Il cross si riporta così appena sotto area 1,20, sostanzialmente quella dei massimi degli ultimi mesi.

Tra le altre valute da segnalare il ritorno alla debolezza per una valuta safe come lo Yen giapponese. Dopo la lunga corsa, storna (-8,5%) il Bitcoin che toccato il livello dei massimi in area 19.000 ha ritracciato fino a quota 16.900.

Dott. Alessandro Pazzaglia Consulente Finanziario Autonomo, www.pazzagliapartners.it




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