Mercati di nuovo sui massimi; ancora tensione sui tassi mentre galoppa l’inflazione
MERCATO AZIONARIO
I mercati azionari internazionali hanno visto un ulteriore upside nell’ottava appena conclusa, che da continuità al trend rialzista di breve già evidenziato nella precedente settimana. Una risalita quasi ‘prepotente’ in particolare per l’indice S&P 500 (+1,66%) che nel giro di poche sedute non solo è tornato sopra quota 4.500 ma sul finale ha anche aggiornato i propri massimi storici (4.559 punti).
Una prova di forza del principale indice del mercato azionario americano che ha quindi riassorbito tutta la debolezza vista a settembre, grazie al movimento corale delle diverse componenti settoriali (sia quelle ‘value’ che quelle più spiccatamente ‘growth’). A dare una buona spinta nelle ultime settimana sta certamente concorrendo la stagione degli utili negli Stati Uniti: dopo il buon inizio con le grandi banche, l’earning season sta confermando il ritocco verso l’alto per i risultati di bilancio. Nella prossima settimana toccherà ai grandi big tech (Apple, Microsoft, Alphabet) togliere il velo agli andamenti trimestrali, con ovvie ripercussioni sugli indici di mercato.
L’elemento più interessante è probabilmente il buon andamento rialzista anche i comparti tech o ad alta crescita nonostante il nuovo spyke verso l’alto dei tassi di interesse. Erano state proprio queste dinamiche, assieme a quella di Evergrande in Cina, ad aver rappresentato il mini catalizzatore dello storno visto a settembre. Proprio sul tema del real estate cinese, da annotare come il colosso immobiliare fosse arrivato quasi al proprio baratro finanziario, specie dopo la mancata acquisizione da parte di una società rivale. All’ultimo però, la cedola scaduta su uno dei bond offshore è stata pagata entro il periodo di grazia concesso, evitando, per il momento, il default ufficiale.
Elementi che aiutano a distendere maggiormente il mercato e a rendere diffuso il clima di positività. Tornando all’andamento dei vari indici durante la settimana, positività per il Nasdaq 100 (+1,37%) che avvicina i massimi assoluti di inizio settembre. Menoe tonico l’andamento nell’Eurozona che a fatica è riuscita a seguire Wall Street. A livello settoriale, come già evidenziato c’è stato un momentum positivo abbastanza generalizzato, solo il comparto dell’energia ha rifiatato leggermente dopo gli ampi rialzi legati alla salita del prezzo del petrolio.
A livello globale, bene quindi Auto (con Tesla su nuovi massimi), Banche, Tech ed Health care. Tra i tematici, continua la fase favorevole per molti segmenti hi-tech e per gli auriferi mentre nell’ambito dei paesi emergenti, si evidenzia il recupero i listini cinesi dopo il downside degli scorsi mesi e la decisa debacle del Brasile. Torna ormai vicinissimo ai minimi annuali l’indice Vix (volatilità sull’S&P 500), sceso anche sotto 15, valori di minimo del 2021 e registrati nello scorso giugno.
MERCATO DELLE MATERIE PRIME
In ambito materie prime, in rapido declino i metalli industriali (copper -5%, alluminio e zinco -10%) mentre risale l’oro riavvicina quota 1.800 Dollari l’oncia, avvantaggiandosi della nuova discesa dei tassi reali (per l’aumento delle aspettative di inflazione). Tra i preziosi, in recupero anche l’argento. Petrolio che resta molto tonico sopra quota 84 Dollari al barile e su nuovi massimi.
MERCATO OBBLIGAZIONARIO
In ambito obbligazionario, dopo la mini pausa della scorsa settimana, nel segmento dei governativi globali, i rendimenti sono tornati a salire, con il titolo decennale che infraweek ha anche scavalcato quota 1,70%, avvicinandosi ormai ai massimi dell’anno. Questi movimenti avvengono in vista dell’ormai imminente meeting della Fed, previsto per il 2-3 novembre: una data cruciale per capire le intenzioni della banca centrale americana in tema di tapering (inizio, durata, ritmo della diminuzione degli acquisti di asset mensili).
Nel Beige Book reso noto in settimana, la Fed ha sottolineato come i rischi maggiori per l’economia sono rappresentati ancora dal cattivo funzionamento delle catene di valore/approvvigionamento a livello globale, dalla situazione sul mercato del lavoro ancora non ottimale e dagli effetti delle varianti Covid-19. Un persistere di elementi che hanno indebolito la crescita (da ‘moderata’ a ‘modesta’) e gli altri dati macroeconomici nel terzo trimestre e che le borse hanno ‘somatizzato’ nel mese di settembre.
Anche se, vedendo l’earning season in corso, per il momento, non si sono viste erosioni sui margini operativi. A livello di prezzi, la pressione derivanti dal rialzo delle materie prime è tangibile e si è trasferita su aziende e consumi, facendo pensare quindi ad altri trimestri con valori persistentemente elevati. Sul piano salari, la Fed rileva come anche in questo contesto vi sia qualche ‘inceppamento’: carenza di manodopera e aziende che aumentano i salari per colmare i gap creatisi nel contesto attuale. Questo è quindi quello che sta caratterizzando le condizioni economiche negli USA e nel mondo obbligazionario: l’aumento dei rendimenti ha danneggiato ovviamente tutto il segmento dei governativi: il decennale USA si è spinge verso l’alto, a pochi basis point rispetto a quanto toccato nella prima parte dell’anno con la prima ‘ondata’ di rialzo dei tassi e conseguente all’annuncio dei primi piani vaccinali. Qui invece è l’inflazione il driver principale.
Anche nella zona Euro i prezzi dei titoli di stato sono scesi: il tasso decennale del Bund tedesco ha toccato un nuovo top nel 2021, toccato quota -0,07%. Simmetrico nel movimento anche il segmento del debito periferico, con il vero e proprio ‘salto’ del BTP decennale, il cui rendimento è tornato all’1%. Un po’ in contrasto con i dati macro della zona Euro che confermano anche per il Vecchio Continente una fase di ‘stanca’ nel rimbalzo post-Covid. Osservando i trend economici, appare un picco nella ripresa a luglio, con una riduzione successiva del momentum.
Tra le altre asset class obbligazionarie, ancora debole il corporate investment grade (causa aumento del risk free) mentre l’high yield fatica ancora a ingranare dopo la debolezza di settembre. In aumento invece gli strumenti legati alle attese di inflazione: nuovo top negli USA (2,66%) e per la Germania (1,91%).
MERCATO DELLE VALUTE
Per quanto riguarda l’ambito valutario, il cross Euro Dollaro ha visto un leggero apprezzamento della valuta europea, ma restando comunque nell’intorno degli ultimi valori di breve. Tra le criptovalute, il Bitcoin tocca nuovi massimi per poi ritracciare di qualche punto percentuale nella settimana di quotazione del primo ETF dedicato negli USA.
Dott. Alessandro Pazzaglia, Consulente Finanziario Indipendente, mail : [email protected]