“Mercati finanziari in movimento: correzioni azionarie, calo delle materie prime e dominio del dollaro”
I mercati finanziari globali hanno mostrato andamenti divergenti nell’ultimo periodo. Gli indici azionari americani hanno corretto dai massimi storici, raggiunti dopo il rally innescato dalla vittoria di Trump alle elezioni presidenziali. A innescare prese di beneficio sono stati il dato sull’inflazione di ottobre, superiore alle attese, e le dichiarazioni del presidente della Fed, Jerome Powell, che ha sottolineato come, in un contesto di solida crescita economica, la banca centrale non abbia fretta di abbassare i tassi d’interesse. Sul fronte europeo, invece, le borse hanno mantenuto una certa solidità, grazie al dato del PIL del terzo trimestre: il PIL destagionalizzato è salito dello 0,9% rispetto allo stesso trimestre dell’anno precedente, segnando la migliore performance della regione dal primo trimestre 2023.
Anche il mercato obbligazionario ha mostrato dinamiche contrastanti. Negli Stati Uniti, i rendimenti dei Treasury sulle scadenze a 2 e 10 anni sono aumentati, riflettendo l’impatto del dato sull’inflazione. In Europa, al contrario, si è registrata una decisa riduzione dei rendimenti, guidata dalla debolezza economica. I metalli preziosi hanno mostrato difficoltà, mentre il petrolio è rimasto sotto pressione, con prezzi in calo. Nel mercato delle valute, il dollaro ha continuato a dominare, mentre il Bitcoin ha proseguito la sua inarrestabile ascesa, segnando nuovi livelli di volatilità.
Mercato Azionario
Il mercato azionario globale ha evidenziato performance contrastanti sia a livello geografico che settoriale. Negli Stati Uniti, gli indici principali hanno subito una battuta d’arresto significativa: l’S&P 500 ha chiuso in calo del -2,1%, mentre il Nasdaq, più esposto ai titoli tecnologici, ha perso il -3,4%. L’inflazione di ottobre, superiore alle attese, e le dichiarazioni del presidente della Fed, Jerome Powell, hanno alimentato le prese di beneficio, spingendo gli investitori a riconsiderare il loro posizionamento. In Europa, la situazione è stata più stabile. L’Eurostoxx 50 ha registrato un calo contenuto del -0,4%, mentre l’Eurostoxx 600 ha chiuso a -0,7%, riflettendo un clima più resiliente. Tra le borse europee, il FTSE MIB italiano ha brillato, chiudendo con un rialzo del +1,1%, trainato da buoni risultati societari e da dati macroeconomici positivi. Tuttavia, l’aumento della volatilità ha caratterizzato il periodo, con l’indice VIX, il cosiddetto “indice della paura”, in crescita del +8%, segnalando un incremento dell’incertezza tra gli investitori. A livello globale, i migliori settori azionari sono stati i Financial, Energy e Utilities, che hanno beneficiato di tassi d’interesse più elevati, del rally nei prezzi del gas e della domanda stabile per i servizi essenziali. Il peggior settore è stato invece l’Health Care, penalizzato da deboli risultati societari e da un calo del sentiment nel comparto farmaceutico e biotecnologico.
Mercato Obbligazionario
Il mercato obbligazionario ha registrato un incremento della volatilità, influenzato dalle dichiarazioni di Jerome Powell e dalle attese sulle prossime mosse della Federal Reserve. Durante un discorso tenuto giovedì 14 novembre, il presidente della Fed ha ribadito di “non avere fretta” nel procedere con ulteriori tagli dei tassi d’interesse. Sebbene questa posizione fosse già stata accennata nella conferenza stampa successiva al meeting del FOMC del 7 novembre, il mercato, galvanizzato dal recente taglio di 25 punti base, aveva inizialmente reagito con ottimismo. Tuttavia, le parole di Powell hanno rapidamente modificato le aspettative.Le ripercussioni non si sono fatte attendere: le probabilità di un ulteriore taglio dei tassi nel meeting del 18 dicembre e nel primo semestre del 2025 sono drasticamente diminuite. Secondo il FedWatch Tool, venerdì solo il 55% degli analisti prevedeva un taglio di 25 punti base nel prossimo meeting, un calo significativo rispetto al 72,2% del giorno precedente e all’85,5% di un mese fa. Queste prospettive hanno avuto effetti diversi sui due lati dell’Atlantico. Negli Stati Uniti, i rendimenti dei Treasury hanno registrato un rialzo sulle scadenze a 2 e 10 anni, riflettendo un ridimensionamento delle aspettative di allentamento monetario. In Europa, al contrario, i rendimenti obbligazionari sono diminuiti, alimentati dalle crescenti preoccupazioni per la debolezza economica, con gli investitori che hanno preferito rifugiarsi nei titoli di Stato più sicuri. Questo contesto conferma un mercato obbligazionario ancora fortemente influenzato da dinamiche geopolitiche e monetarie globali.
Materie prime
Le materie prime hanno evidenziato dinamiche differenti, con una debolezza generalizzata nei metalli preziosi e un calo significativo del petrolio. Il WTI ha chiuso la settimana in ribasso del -4,94%, riflettendo le crescenti preoccupazioni sull’eccesso di offerta. Questo calo è stato alimentato dall’annuncio dell’ex presidente Trump riguardo a un possibile aumento della produzione petrolifera negli Stati Uniti, reso possibile dall’intensificazione del processo di fracking. Le dichiarazioni di Trump, orientate a favorire una maggiore indipendenza energetica degli Stati Uniti e a contenere i prezzi interni del carburante, hanno messo sotto pressione i mercati petroliferi. Inoltre, l’incertezza sulla domanda globale, aggravata dalle prospettive di rallentamento economico in alcune regioni chiave, ha ulteriormente contribuito al calo dei prezzi. Questa combinazione di fattori ha spinto i prezzi del greggio verso il basso, segnando una settimana difficile per il comparto energetico, nonostante la volatilità rimanga elevata a causa di tensioni geopolitiche ancora irrisolte in Medio Oriente.
Le materie prime hanno mostrato un andamento contrastante, con una particolare debolezza nei metalli preziosi. L’oro ha registrato una diminuzione significativa, perdendo il -4,52% dai massimi recenti. Anche l’argento ha seguito una traiettoria simile, scendendo del -3,24%. Questi cali riflettono un affievolimento dell’appeal dei metalli preziosi come beni rifugio, in seguito ai risultati delle elezioni americane e alle dichiarazioni politiche del presidente Trump. Le ipotesi su possibili politiche di distensione promosse da Trump, tra cui un cessate il fuoco nei conflitti in Ucraina e Gaza, hanno ridotto la percezione del rischio geopolitico, tradizionalmente uno dei fattori chiave per il sostegno alla domanda di oro. Contestualmente, il rafforzamento del dollaro e l’aumento dei rendimenti obbligazionari hanno ulteriormente pesato sul settore, rendendo meno attraenti gli asset non fruttiferi come l’oro e l’argento.
Mercato delle valute e Criptos
Nel mercato valutario, il dollaro americano ha continuato a dominare, sostenuto dal tono restrittivo della Fed e dal dato sull’inflazione superiore alle attese. L’euro ha mostrato una tenuta moderata, mentre il renminbi cinese e altre valute dei mercati emergenti hanno continuato a soffrire. Lo yen giapponese ha subito ulteriori pressioni ribassiste, riflettendo le politiche monetarie accomodanti della Bank of Japan.
Le criptovalute hanno registrato un periodo di forte volatilità, con il Bitcoin che ha continuato la sua ascesa, spinto da un rinnovato interesse degli investitori e da dinamiche di mercato favorevoli. L’aumento della volatilità ha riguardato anche Ethereum e altre, con movimenti significativi nei mercati secondari. Nonostante le preoccupazioni normative, il Bitcoin ha mantenuto il suo ruolo di protagonista, superando livelli chiave di resistenza.
Dott. Alessandro Pazzaglia, www.pazzagliapartners.it, consulente finanziario autonomo