MERCATI AZIONARI
Settimana di complessiva ritrovata positività quella che si è vista sui listini azionari internazionali, in particolar modo per quelli americani, capaci, ancora una volta, di aggiornare i propri massimi assoluti. I due punti percentuali di mini storno della precedente ottava per l’S&P 500 sono stati rapidamente recuperati, tanto da toccare un nuovo top a quota 3.860.
Un trend che rimane comunque regolare da inizio novembre, con poche sbavature e capace di incorporare molto bene tutto il newsflow positivo, trascurando invece le possibili tematiche negative per i mercati. Ne è un esempio quanto successo proprio in questa settimana, con le dichiarazioni di Janet Yellen, nuova Segretaria al Tesoro, che ha esortato i senatori ad approvare rapidamente il pacchetto di aiuti e stimoli all’economia per quasi 2.000 miliardi.
Yellen è un profilo molto ben conosciuto dai mercati in quanto già a capo della Fed ed infatti gli investitori hanno apprezzato certamente la richiesta di rapidità di intervento come supporto economico, ma soprattutto la decisione con cui è stato messo in secondo piano l’aspetto dell’indebitamento, necessario e giustificato da benefici di lungo termine maggiori dei costi da sostenere. Il tutto in un ambiente comunque corredato da bassi tassi di interesse e addirittura negativi in termini reali. Yellen, inoltre, ha parlato poi anche del ruolo del Dollaro e della necessità di rivedere il sistema della fiscalità americana, con una review di quanto fatto dall’ormai ex presidente Donald Trump. Sembra invece vi sarà una continuità nel rivaleggiare con l’economia cinese, ma questo si era già ben capito nelle prime settimane del post elezioni.
La Bidenomics punterà quindi sul debito e sugli stimoli monetari/economici e questo ha dato un buon boost settimanale ai mercati, salvo vedere sul finale un leggero ritracciamento degli indici, soprattutto quelli europei. Resta strisciante, infatti, la preoccupazione degli investitori circa le misure che occorrerà mantenere per limitare gli effetti delle nuove ondate di contagio da Covid-19. La prospettiva, infatti, di vedere rapidamente superata l’emergenza sanitaria pare avere in realtà un orizzonte temporale che potrebbe occupare anche fino a metà del 2021.
Se nel medio termine le attese rimangono improntate all’ottimismo, nel breve i mercati potrebbero aver già incorporato molti elementi positivi che necessitano invece di conferma. In particolare, le strette previste in Asia, in Europa (UK e Germania) e forse anche quelle della nuova amministrazione USA, potrebbero pesare sui risultati economici dei primi trimestri del 2021. Se la settimana si chiude in positivo per i mercati USA (S&P 500 +1,5% e Nasdaq +3,9%), in Europa il tono è stato molto meno positivo, con segni meno in particolare per Ibex, Cac e FTSE Mib. Ancora miste le performance dei mercati emergenti, con i flussi in entrata ancora per i listini cinesi e la debolezza invece di quelli più ‘Old Economy’ come Russia e Brasile, penalizzate dalla discesa del prezzo del petrolio.
MATERIE PRIME
L’ambito delle materie prime ha visto una sostanziale debolezza per tutti i comparti ad eccezione di quello dei metalli preziosi. In calo, infatti, le materie prime energetiche: il greggio dopo i massimi in area 54$ ha ritracciato fino a quota 51/52 $. allineandosi ad una maggiore prudenza sulle prospettive economiche. In parziale ripresa l’oro (+1,5%) che resta nella sua fase interlocutoria di breve.
MERCATO OBBLIGAZIONARIO
In ambito obbligazionario l’andamento settimanale complessivo non premia i governativi che hanno visto un aumento dei rendimenti rispetto all’ottava precedente. Le dinamiche si sono anche sovrapposte nelle ultime sedute: quelle iniziali della settimana hanno mostrato ancora i riflessi di quelle tendenze di reflazione economica, con un aumento quasi generalizzato dei rendimenti sui titoli governativi, sia US che europei. Sul finire di settimana invece, un atteggiamento più prudente sull’equity ha un po’ smorzato la risalita dei tassi, confermando che il mondo obbligazionario si mantiene su una view più prudente rispetto a quello equity.
L’ambiente economico dei titoli di stato resta inevitabilmente condizionato dall’operatività delle banche centrali che rimarrà il focus per tutto il 2021 e anche in prospettiva. Negli Stati Uniti il decennale si è mosso nell’area intorno all’1,10% di rendimento, sotto al top di periodo e rimanendo in quel tracciato che ha contraddistinto la risalita degli ultimi mesi. Un contesto che si inserisce ovviamente nelle scelte che inevitabilmente farà il Tesoro USA in fatto di debito. Negli ultimi quattro anni, il rapporto debito/PIL americano è arrivato al 100%, essendo aumentato di 7 mila miliardi: il neo segretario di stato Yellen ha spostato le tesi della nuova amministrazione USA e confida nel mantenimento di una bassa spesa di interessi per lungo tempo. La Fed presta il fianco a queste tesi e il suo presidente, Powell, ha affermato che i livelli attuali sono bel lontani dall’essere insostenibili.
Dall’altra parte dell’Oceano, l’evento più rilevante della settimana sono le dichiarazione della presidente della BCE Christine Lagarde. L’istituto di politica monetaria europeo ha confermato l’orientamento molto accodante, avvertendo che il peso di Covid e dei lockdown portano rischi recessivi sull’Eurozona, incentrati sul IV° trimestre 2020 ed il I° del 2021. Inoltre, i target di inflazione sono ancora lontani nonostante gli ingenti sforzi monetari profusi negli ultimi anni. BCE vede una possibile ripresa “consistente” nella seconda parte dell’anno, accompagnata ancora dal piano pandemico Pepp da 1.850 miliardi di Euro attivo (almeno) fino a marzo 2022 e da condizioni di finanziamento favorevoli.
Tutt’altro ambito invece riguarda il debito italiano, dove il decennale in poco più di 15 giorni è aumentato di 20 basis point (dallo 0,54% fino ad un close finale dello 0,75%) a causa delle tensioni registrate a livello politico. L’esecutivo Conte ha ottenuto la fiducia dalle Camere ma le problematiche di governabilità rimangono ancora presenti. Sugli altri segmenti obbligazionari, il buon andamento dei mercati USA ha dato un buon supporto ai titoli ad alto rendimento (positivi anche quelli della zona Euro) mentre l’ambito corporate IG è rimasto sostanzialmente stabile. Moderatamente positivo il tono per il debito dei paesi emergenti.
MERCATO DELLE VALUTE
Il mercato forex ha evidenziato un sostanziale ripresa di tono per l’Euro nei confronti del Dollaro USA: il cross ha toccato infatti area 1,205 per poi rimbalzare di qualche figura fino a sfiorare in close quota 1,22. Altissima volatilità per il Bitcoin che in settimana ha stornato nuovamente verso area 30.000 per poi chiudere al di sopra di questo livello. Volatilità tipica per la criptovalute in una settimana dove si sono accavallate news sul ‘double spend’ e sull’atteggiamento non proprio amichevole delle banche centrali.
Dott. Alessandro Pazzaglia, consulente finanziario autonomo iscritto all’Albo Dei Consulenti Finanziari Autonomi deli. 1081 del 18/04/2019