Migliora l’occupazione, ma l’aumento dei prezzi frena i consumi. Indagine Ebitar Fvg

PORDENONE – Migliora l’occupazione, ma l’aumento dei prezzi frena i consumi. Si conferma la difficoltà di reperimento delle figure professionali in ingresso nella ristorazione in un territorio in cui rimane da primato la diffusione della grande distribuzione organizzata.

È la sintesi di quanto presentato nella sede della Confcommercio Pordenone nel corso di un incontro con la stampa promosso dall’Ente Bilaterale del Terziario del Fvg. Sul tavolo le indagini sul mondo del lavoro di Format Research e Ires Fvg. A intervenire il presidente dell’Ebiter Andrea Sappa, il vice Fabio Pillon, il direttore scientifico di Format Research Pierluigi Ascani e il ricercatore dell’Ires Fvg Alessandro Russo.

A CURA DI FORMAT RESEARCH

QUADRO OCCUPAZIONALE
Tiene l’occupazione del settore terziario del Friuli Venezia Giulia alla fine del 2023, in leggero miglioramento rispetto ai primi mesi dell’anno. L’indicatore congiunturale è pari a 53 punti. Per il prossimo semestre l’86% delle imprese del terziario del Fvg prevede un quadro occupazionale stazionario. Sono quasi l’11% le imprese che pensano di aumentare il numero di addetti entro i primi sei mesi del 2024.

ASPETTATIVE DEI LAVORATORI
Nel corso del 2023 migliora l’indicatore con riferimento alla situazione economica delle famiglie, nel 2022 era pari a 37 e alla fine del 2023 è pari 40. La situazione della condizione economica è destinata a migliorare nei prossimi sei mesi: il 23,2% segnala che la propria situazione economica migliorerà, la percentuale di coloro che affermano che peggiorerà passa al 30,8% e anche l’indicatore congiunturale si porta a 46 punti.

Resta sostanzialmente invariata l’area del disagio sociale delle famiglie del Fvg: era pari al 18,0% all’inizio del 2023, oggi è pari al 17,6% delle famiglie. Nel 2023 il 34,2% dei lavoratori ha visto crescere il valore dei propri consumi per beni e servizi, per il 57,8% sono rimasti invariati e per l’8% sono diminuiti i consumi.

L’impatto sui consumi da parte di fattori esterni come, ad esempio, l’inflazione è stato molto significativo per quasi un lavoratore su quattro e abbastanza significativo per il 63,6%. Le spese obbligate per i lavoratori, intese come mutui, bollette, gestione della casa e altre spese simili sono cresciute considerevolmente nel corso dell’ultimo anno. L’impatto su questi costi da parte di fattori esterni è stato molto o abbastanza significativo per l’84,2% dei lavoratori.

RICERCA DI PERSONALE
Negli ultimi due anni il 48,6% delle imprese del terziario hanno effettuato azioni di ricerca di nuovo personale per la propria attività. Per il 2024 il 33,4% delle imprese ha in programma di effettuare azioni di ricerca di nuovo personale. Il 63,8% delle imprese ha ricercato nuovo personale oppure ha intenzione di cercarlo per la necessità di sostituire personale che ha perso nell’ultimo periodo. Il 42,0%% delle imprese invece cerca nuovo personale perché è cresciuta come attività.

Nel 63,4% dei casi il personale perso dalle imprese si è ricollocato presso imprese di altri settori, nel 37,2% dei casi le risorse sono andate in pensione o hanno preferito ritirarsi dal lavoro, per il 19,1% le risorse hanno deciso di modificare il proprio stile di vita. In modo molto più frequente rispetto a tutte le altre modalità le imprese hanno fatto ricorso alle proprie conoscenze personali e al passaparola per ricercare nuovo personale.

Il 40,9% delle imprese che ha intrapreso o ha intenzione di intraprendere la ricerca di nuovo personale ha incontrato molte difficoltà nell’impresa, il 35,1% sostiene di aver incontrato abbastanza difficoltà e il restante 24,0% invece avrebbe incontrato poche o nessuna difficoltà. Delle imprese che hanno intrapreso la ricerca di nuovo personale, il 33,7% ha identificato e assunto tutte o quasi tutte le risorse di cui aveva bisogno, mentre il 22,9% non è riuscita ad assumere nemmeno una risorsa.

Il 49% delle imprese che non è riuscita ad integrare tutte le risorse di cui aveva bisogno ha sofferto un impatto abbastanza o molto significativo sui propri ricavi, il 51% invece ha subito un impatto sui ricavi poco o per nulla significativo. Per l’82,3% delle imprese la principale motivazione per cui l’impresa sta riscontrando delle difficoltà nel reperire nuovo personale sarebbe la scarsità di personale con le competenze, abilità o esperienze ricercate. Nel 40,7% gli orari di lavoro vengono ritenuti pesanti. Il 76,6% delle imprese sostiene che il provvedimento più efficace per agevolare la ricerca e il mantenimento del personale sia la riduzione del costo del lavoro e nello specifico dei carichi fiscali sul lavoro.

Il 33% suggerisce invece maggiori agevolazioni per l’assunzione di giovani. Pensando al 2024 sono il 12,7% i lavoratori che temono di rischiare la perdita del loro attuale posto di lavoro. Di questi quasi la metà si aspetta difficoltà nel trovare un nuovo lavoro e ricorrerà a degli ammortizzatori sociali.

Nel corso degli ultimi due anni il 55,8% dei lavoratori che non temono di perdere il posto non ha pensato di cercare una nuova occupazione, il 29,1% ha pensato di cambiare lavoro ma senza cercarlo attivamente mentre il restante 15,1% ha cercato attivamente una nuova occupazione.

Il 51,1% dei lavoratori penserebbe di cambiare lavoro per l’attuale retribuzione troppo bassa, il 48,9% per le condizioni lavorative non soddisfacenti, il 40,9% per cercare nuovi stimoli e crescere professionalmente.

FABBISOGNI FORMATIVI

Nell’ultimo anno il 34% delle imprese ha fatto partecipare i propri dipendenti a percorsi formativi non obbligatori. Nel 65,3% dei casi riguardavano la sicurezza e la salute sul lavoro, nel 55,3% dei casi riguardavano tecnologie e digitalizzazione. Il 45,2% delle imprese si è rivolto ad un’associazione di categoria per ricevere la formazione di cui necessitava, il 40,6% si è rivolto ad un ente di formazione, il 34,1% a società di consulenza specializzata, il 21,8% ad un consulente esterno e l’11,2% al fornitore dell’investimento che richiedeva la formazione specifica.

L’attività di formazione è stata svolta nella maggioranza dei casi in presenza presso l’azienda, le modalità più diffuse a seguire sono la formazione tramite corsi online gestiti da un tutor e corsi in presenza ma presso il fornitore della formazione.

Tra gli obiettivi principali che le imprese intendono perseguire tramite la realizzazione di attività di formazione l’aumento della qualità del servizio è il più ricercato in assoluto (80% delle imprese). Il 44,7% delle imprese ha ricevuto finanziamenti, anche parziali, da parte di soggetti esterni per la realizzazione di attività di formazione. Nel 20% dei casi trattava di fondi interprofessionali per la formazione continua dei dipendenti.

Le motivazioni principali alla base della scelta delle imprese di non realizzare attività di formazione sono che le risorse possiedono già le competenze adeguate, la ridotta quantità di tempo per le attività di formazione e il fatto che sono state già svolte in passato queste attività. Il 69,4% dei lavoratori ha partecipato ad attività di formazione in azienda negli ultimi due anni, di questi quasi il 75% ha valutato l’utilità del corso con un voto pari o superiore a 6.

Le modalità di erogazione dei processi di formazione preferiti dai lavoratori sono la partecipazione a seminari o convegni, corsi di autoapprendimento fruiti via internet con supporto di un tutor e i corsi in aula. L’86,3% dei lavoratori avrebbe piacere ad approfondire competenze informatiche e digitali, l’82,4% vorrebbe approfondire le proprie competenze organizzative e gestionali, il 74,8% approfondirebbe la conoscenza delle lingue straniere.

Nota metodologica – L’Osservatorio congiunturale sull’andamento dell’occupazione nel terziario del Friuli-Venezia Giulia è basato su un’indagine continuativa a cadenza semestrale effettuata su un campione statisticamente rappresentativo dell’universo delle imprese del commercio, del turismo e dei servizi della regione (1.236 interviste) e su un campione statisticamente rappresentativo dei lavoratori presso le imprese del terziario in Friuli Venezia Giulia (500 interviste). Margine di fiducia: +2,5%. L’indagine è stata effettuata dall’Istituto di ricerca Format Research, tramite interviste Cati/Cawi, nel periodo 18 marzo – 4 aprile 2024. www.agcom.it www.formatresearch.com

A CURA DI IRES FVG

L’OCCUPAZIONE
L’occupazione nel terziario del Friuli Venezia Giulia è cresciuta costantemente nel triennio 2021-2023, superando anche i valori pre-pandemici. Nel 2023 gli occupati nei servizi erano 350.000, pari al 67,3% del totale. Questa dinamica è stata favorita dall’andamento positivo del turismo ed è stata accompagnata da un importante incremento del lavoro stagionale.

LE PREVISIONI DI ASSUNZIONE
Nel periodo aprile-giugno 2024 sono previste 31.220 assunzioni in regione, di cui il 69% nei servizi (21.600). Nel confronto con le previsioni relative al medesimo periodo dello scorso anno si evidenzia un incremento significativo (+9%).

Ad aprile la maggior parte delle assunzioni delle imprese del terziario verranno effettuate nelle attività turistiche e commerciali e riguarderanno gli addetti alla ristorazione (1.830 assunzioni) e alle vendite (850). Le figure professionali previste in ingresso nella ristorazione, inoltre, presentano delle difficoltà di reperimento nel 62% dei casi (quasi sempre per mancanza di candidati), un dato che nell’ultimo anno si è mantenuto costantemente superiore alla media generale.

LE RETRIBUZIONI
Le retribuzioni nel terziario hanno recuperato, ma solo in termini nominali, i valori registrati prima della pandemia. Tra i comparti con l’imponibile previdenziale più elevato si segnala quello delle attività di produzione di software e consulenza informatica, con circa 4.600 occupati in regione nel 2022 e una media di quasi 32.000 euro. Nelle posizioni più basse ci sono i servizi di alloggio (13.047 euro), pulizia (12.808 euro) e ristorazione (10.750 euro). Se si considerano i lavoratori a tempo indeterminato e full time i divari si riducono, con la ristorazione che registra un valore medio di 21.145 euro contro i 35.540 delle attività di produzione di software e consulenza informatica.

Si può anche notare che nei settori con le retribuzioni più elevate l’incidenza femminile è, in genere, minoritaria e viceversa (39% nei servizi informatici, oltre il 60% nelle attività alberghiere, della ristorazione e nelle pulizie).

LA GRANDE DISTRIBUZIONE ORGANIZZATA
Nel 2023 il Friuli Venezia Giulia è al primo posto tra le regioni per diffusione della grande distribuzione organizzata rispetto alla popolazione, con 945 mq di superficie di vendita ogni mille abitanti. La ex provincia di Gorizia è prima in Italia (con 1.190 mq per 1.000 residenti, un valore superiore al doppio della media nazionale), seguita da Udine (con 1.061); sono le uniche che superano i 1.000 mq. Pordenone è settima (con 802 mq) e Trieste dodicesima (731 mq). La nostra regione presenta un’incidenza particolarmente elevata delle grandi superfici specializzate (non inferiori ai 1.500 mq) sul totale nazionale (6,2% contro una media generale di 3,4%). Per i negozi specializzati nel settore tessile e dell’abbigliamento l’incidenza sale al 9,5%.

LA DINAMICA DEI PREZZI
La dinamica dei prezzi dei beni alimentari è rimasta ancora sostenuta durante lo scorso anno, nonostante la frenata dopo il picco di ottobre 2022 (+11,3% su base annua in Fvg). L’indice dei prezzi al consumo per l’intera collettività nel 2023 ha fatto segnare una variazione tendenziale del +5,4% in regione, i prodotti alimentari e le bevande analcoliche una crescita quasi doppia (+10,1%). I primi mesi del 2024 vedono un proseguimento della fase di rallentamento dell’inflazione degli alimentari (+3% a marzo), mentre si mantiene più costante l’indice generale (+1,6%).

LA SPESA DELLE FAMIGLIE
Nel 2022 (ultimo anno disponibile) la spesa media mensile per consumi delle famiglie del Fvg è cresciuta del 2,2% (quasi 60 euro in più), in particolare nell’ambito dell’abbigliamento e calzature (+20,3%) e dei servizi di ristorazione e alloggio (+25,2%).

La quota di spesa destinata ai consumi alimentari (17,8%) è, invece, diminuita dopo l’apice registrato durante la pandemia (19,1%). Al primo posto si conferma il capitolo relativo alla casa (che comprende anche acqua, elettricità, riscaldamento, ecc.), pari a più di 1.000 euro al mese su un totale di oltre 2.600.




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