Onav Pordenone, suggestiva degustazione da Moschioni
PORDENONE – Proposta dalla delegazione ONAV di Pordenone, si è svolta con notevole interesse una visita e degustazione in una delle più quotate cantine della nostra regione, assaggiatori ed appassionati hanno potuto conoscere da vicino i vini prodotti da questa azienda, frutto di complesse tecniche di vinificazione.
In una Regione caratterizzata per lo più dalla produzione di vini bianchi di fama mondiale, la famiglia Moschioni di Gagliano di Cividale del Friuli, specializzata nella produzione di vini rossi, appare quasi una mosca bianca. La scelta di allevare vitigni a bacca rossa ed in particolare vitigni autoctoni quali Pignolo, Refosco dal Peduncolo Rosso, Schioppettino e Tazzelenghe risale ad alcuni decenni fa’ e tale scelta ha così contribuito alla sopravvivenza di alcune piante di 60 – 70 anni di età, con rari esemplari a piede franco.
Accanto ai vitigni autoctoni, espressione di forte identità territoriale, sono presenti alcuni vitigni internazionali di origine francese quali il Merlot ed il Cabernet Sauvignon, a conferma che il Friuli Venezia Giulia è da sempre stato particolarmente vocato ad accogliere tali varietà.
A casa Moschioni il tempo è un elemento fondamentale, una componente importantissima e determinate nella qualità e nel carattere dei propri vini.
Saper interpretare gli autoctoni rossi friulani non è certo cosa semplice; il pubblico deve attendere anni prima di poter stappare una bottiglia Moschioni. Il percorso di maturazione e affinamento che i rossi dell’azienda devono compiere si articola fra tini in legno, barriques e botti dalla capacità maggiore.
L’impiego dei vasi vinari in legno è oggetto da sempre di grande studio: il grado di tostatura, il tipo di doghe utilizzate, la capacità del contenitore, sono tutte variabili la cui sapiente interazione contribuisce ad arricchire la già ampia dote aromatica dei vini.
In cantina le fermentazioni sono avviate dai lieviti indigeni e la decantazione con successiva separazione delle fecce, avviene in maniera naturale, senza dover ricorrere a filtrazioni o altre pratiche invasive.
Questo “lassez-faire”, tuttavia, comincia già in vigna dove diserbanti e disseccanti sono messi al bando a favore di pratiche rispettose dell’ambiente e a basso impatto; pratiche che hanno consentito il raggiungimento della certificazione BIO su parte degli appezzamenti aziendali, sulla cui totalità tuttavia, si pratica da oltre venti anni una viticoltura naturale. Le rese per ettaro sono bassissime e mediamente di attestano tra i 20 e i 50 quintali.
In occasione di questa visita sono stati degustati:
Rosso Celtico 2011: classico taglio bordolese tra Merlot e Cabernet in parti uguali. Il calice si presenta smaccatamente fruttato con aromi tipici di un’uva surmatura, note di ciliegia e piccoli frutti di bosco. Una sosta più lunga del vino nel calice consente di cogliere note di tabacco da pipa, polvere di caffè, vaniglia, cioccolato in polvere. La complessità aromatica annuncia un palato corposo; la struttura è importante ed il tannino presente, ma accomodante e per nulla invasivo. Sensazione amarotica finale piacevole a supporto di un buon equilibrio tra morbidezza e sensazioni acido-sapide. Tenore alcolico sostenuto (15%) ma anch’esso integrato nella notevole struttura del calice. Vino versatile che ben si abbina a primi piatti di carne e secondi di carne rossa.
Schioppettino 2011: Il color rosso rubino compatto e impenetrabile sembra quasi non voler rivelare il carattere di questo vino. Al naso questo Schioppettino si apre su note di amarena sciroppata, more di rovo, prugne sunsweet per lasciare spazio a note speziate quali pepe nero e chiodi di garofano; china, soffi balsamici e sbuffi di felce. Al palato l’impatto è notevole: il vino dal corpo pieno si esprime sulla medesima complessità olfattiva con una nota di liquirizia nera piacevolissima. I 16° alcool sono ottimamente integrati in un calice di estrema complessità, persistenza, quasi masticabile. La struttura di questo vino esige abbinamenti di pari livello, ad esempio con formaggi stagionati, arrosti o brasati.
Pignolo 2009: Il calice evidenza immediatamente il carattere maschio del Pignolo con dieci anni di età. Sempre vibrante ed incisivo il tannino tipico di quest’uva, che lo rende severo ma non sgraziato. Le note iniziali di frutta matura e floreali che rimandano alla viola, virano piuttosto velocemente su note speziate, balsamiche e rinfrescanti. Un calice strutturato ed allo stesso tempo snello, capace di equilibrare quasi perfettamente le note morbide sostenute dai 15° alcool, con la lunga mineralità che caratterizza il sorso. Abbinamento ideale con secondi piatti a base di selvaggina o formaggi erborinati.
Antonio Lodedo