Pordenone Docs Fest, domenica 2 gran finale con anteprime

PORDENONE – Iran, Israele, Danimarca, Pakistan, Costa Rica e, naturalmente, Italia: questi i Paesi rappresentati nei documentari in anteprima nazionale che il Pordenone Docs Fest porta a Cinemazero domenica 2 aprile, per il quinto e ultimo giorno della kermesse.

Alle 14:30 “Destiny” di Yaser Talebi accende ancora una volta i riflettori sulla condizione della donna in Iran, sulla libertà e i diritti negati. Il film racconta di una giovane donna che combatte per i suoi sogni, mentre la famiglia allargata ha altri piani per lei. Interviene la produttrice iraniana Elaheh Nobakht.

Alle 16 è la volta del film israeliano “The camera of Doctor Morris” di Itamar Alcalay e Meital Zvieli, tutto costruito con gli archivi di famiglia del dottor Morris, che per decenni ha filmato in 8 mm le vite dei suoi famigliari, a Eilat, in riva al Mar Rosso: nascite e morti, gioie e tragedie, drammi e giornate tranquille. A dialogare con i registi sarà Raffaella Canci, coordinatrice del progetto “Memorie animate di una regione” per il sistema delle Mediateche del Friuli Venezia Giulia.

A seguire, sul grande schermo di Cinemazero, ci sarà ancora una storia famigliare, narrata in maniera completamente diversa: “Moosa Lane”. Nel film la regista danese pakistana Anita Mathal Hopland, presente a Pordenone per incontrare il pubblico, cerca di ricostruire, attraverso le immagini, un ponte tra Karachi e Copenhagen, tra le due metà della sua famiglia.

Il gran finale è affidato allo spettacolo “Arrivederci, Berlinguer!”, in anteprima assoluta a Cinemazero, domenica 2 aprile 20:45, con musica di Massimo Zamboni e materiali d’epoca firmati da alcuni tra i maggiori cineasti italiani.

I quasi quarant’anni dalla morte di Enrico Berlinguer, avvenuta nel 1984, sono l’occasione per ricordare la sua assenza, senza eccesso di nostalgia, e consentono di ripensare e raccontare la figura di un politico capace di parole pesate e dense, partecipato e partecipante. Produttori del film-spettacolo, per la regia di Michele Mellara e Alessandro Rossi, sono lo stesso festival e l’Archivio Audiovisivo del Movimento Operaio e Democratico, in collaborazione con Mammut Film.

Sul palco, accanto a Zamboni, alla voce e chitarre, ci saranno Erik Montanari e Cristiano Roversi.
Dopo la prima a Pordenone, il cineconcerto approderà a Roma per il festival UnArchive Found Footage Fest.

La serata finale vede anche le premiazioni dei film in concorso. Quest’anno i Premi sono sei: quello della Giuria, internazionale, composta dalla regista cilena Valeria Sarmiento, dalla regista e sceneggiatrice Costanza Quatriglio e dalla giornalista e critica cinematografica Beatrice Fiorentino, il Premio del pubblico, lo Young Audience Award, votato dallo Young club di Cinemazero e dagli studenti di cinema da tutta Italia e dall’estero, accreditati al festival, il Green Documentary Award, per il miglior film a tematica ecologica, il nuovo Premio Virtual Reality, per i documentari in realtà virtuale in visione nello stand di piazzetta Cavour, e il Premio della Critica, un’altra novità del 2023, in collaborazione con l’Associazione Festival italiani di Cinema e il Sindacato nazionale Critici cinematografici italiani.

La retrospettiva Donne con la macchina da presa a cura di Federico Rossin si chiude, alle 17:45, con un omaggio a Valeria Sarmiento, Presidente di Giuria della XVI edizione del festival. Per la prima volta in Italia arriva il suo film d’esordio alla regia: “Un sueño como de colores” del 1972, un cortometraggio documentario che ritrae la realtà delle donne spogliarelliste di due noti locali dell’epoca: il Mon Bijou e la Tap Room.

A causa del colpo di Stato in Cile nel 1973, il film non è mai stato proiettato ed è rimasto inedito fino al 2021, quando sono stati ritrovati i negativi originali. A seguire “La dueña de casa”, del 1975, cortometraggio di finzione, con tutte le caratteristiche di un documentario. Il film registra il comportamento di una donna borghese, casalinga e dedita all’educazione dei figli.

Una rappresentazione delicata e dura di cosa significhi essere donna e madre nell’immaginario latinoamericano ai tempi della dittatura. Infine “El hombre cuando es hombre” del 1983, si svolge in Costa Rica, dove Sarmiento raccoglie le interviste di una moltitudine di uomini con il pretesto di un documentario sul romanticismo latinoamericano. Il risultato è uno studio pieno di umorismo nero sul machismo in America Latina e sulla distanza reale che separa il macho dalla sua mascolinità.

Con “Positivə”, alle 15:45, si completa il “Focus Redaelli”, uno spazio speciale che il festival ha voluto dedicare a un giovane regista che si sta facendo conoscere nel mondo del documentario, Alessandro Redaelli. Il film, in collaborazione con I ragazzi della Panchina, a 40 anni dalla scoperta dell’HIV, racconta la vita di quattro persone positive, con interviste a celebrità quali Loredana Berté, Oliviero Toscani, Jo Squillo e Jonathan Bazzi.

Durante la mattinata, alle 11:30 in Mediateca, la tavola rotonda “Film senza diritti” chiude anche gli appuntamenti rivolti agli addetti ai lavori e affronta il tema dei diritti d’autore soprattutto per i titoli del passato. Partendo dall’attuale quadro normativo esperti e attori della filiera si confrontano sulle logiche commerciali, le prassi di mercato e le procedure di ricerca con l’obiettivo di aumentare il numero di film proiettabili sul grande schermo.

Alle 19.30, di fronte a Cinemazero, il momento dell’aperitivo sarà accompagnato dalla musica dei Nova Déco.
L’evento è in collaborazione con Birra Galassia e associazione InSoffitta.

Tutto il programma: www.pordenonedocsfest.it




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